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domenica 06 ottobre 2024
 
Il Blasco e la fede
 

«Ma il messaggio di Vasco Rossi è cristiano...»

13/07/2017  «Caro direttore, vi invito a studiare il fenomeno Vasco Rossi. Io trovo molti suoi messaggi bellissimi e profondamente cristiani, da proporre, anche da voi, ai nostri giovani. Vi do un indizio: "Voglio una vita piena di guai"». Se il megaconcerto al Modena Park è stato da record, il nostro lettore ci invita a riflettere sul fenomeno: ecco cosa ci dice don Antonio su Vasco, tra nichilismo e un anelito verso qualcosa di più grande

Caro direttore, ho 52 anni, sono sposato e padre di famiglia. Da sempre lettore di Famiglia Cristiana. Ho come esempio di vita mia nonna, morta a 100 anni, Messa tutti i giorni, rimasta vedova in tempo di guerra con cinque figli, anche lei da sempre vostra lettrice. Vi invito a studiare il fenomeno Vasco Rossi. Io trovo molti suoi messaggi bellissimi e profondamente cristiani, da proporre, anche da voi, ai nostri giovani. Vi do un indizio: «Voglio una vita piena di guai». Grazie per l’attenzione.

PIER ANGELO DONATI

Devo dire, caro Pier Angelo, che Vasco Rossi non mi è mai piaciuto, non mi ha mai “catturato”, nonostante abbia solo qualche anno più di te. D’altra parte si tratta davvero di un fenomeno: il suo recente concerto al Modena Park, trasmesso anche in diretta nei cinema e in Tv, è stato un vero record, con 220 mila spettatori. Il “Blasco” ha dimostrato di saper unire generazioni diverse, dai sessantenni come lui fino ai giovanissimi, passando per tutte le parti intermedie.

Non ho avuto modo di studiare davvero il fenomeno Vasco Rossi, ma ho dato un’occhiata alle sue canzoni per trovarvi messaggi e significati positivi. Certo, la sua vita personale non è un modello da imitare. Penso ai figli avuti con donne diverse e soprattutto al consumo di cocaina e anfetamine. D’altra parte l’ha ammesso lui stesso, anche se in modo un po’ ironico: «Ci divertivamo molto, perlomeno io, a esplorare il mondo della mente, non so, facendomi una canna, per esempio. Esploravo le mie emozioni, le sensazioni che provavo. Non era certo come farsi una pera d’eroina, quella era tutta un’altra cosa e ne sono stato alla larga tutta la vita, proprio perché sapevo che è pericolosa. Mentre la canna equivale a un bicchiere di alcol: ti cadono un po’ le inibizioni, puoi finalmente provare a intortare una femmina. Con una canna puoi anche allargare l’area di coscienza. Però non prendetemi alla lettera, io sono un cattivo maestro... Sono un esperimento da non ripetere a casa!». Peccato che qualcuno l’esperimento l’abbia fatto...

A proposito di fede cristiana, Vasco ha dichiarato di averla persa dopo essere stato in collegio dai Salesiani. In una recente trascrizione di un suo intervento (si trova nel libro Vasco XL, 40 anni di canzoni), afferma che non gli è mai interessata «la durata della vita, quello che conta è come la vivi…». E aggiunge: «C’è anche chi ha la fede, chi crede che dopo ci sia ancora qualcosa. Io sinceramente sono certo di no, però ognuno ha le sue convinzioni. Basta che non rompa troppo, con le sue convinzioni!».

Tornando alle sue canzoni, la mia prima impressione è che siano sostanzialmente nichiliste, come la stessa filosofia di vita di Vasco: non esiste nulla oltre questa vita, non c’è un senso, perciò dobbiamo semplicemente goderci la vita fin che c’è. La famosa canzone Vita spericolata, tutto sommato, vuol dire proprio questo. Secondo Vasco si tratta di «un inno alla vita, vissuta intensamente», ma d’altra parte questa “esagerazione” è l’unica cosa che resta se la vita non ha un senso ultimo, se Dio non esiste.

Fin qui penso che i nostri pareri divergano totalmente, caro Pier Angelo. Eppure, in parte concordo con quanto scrivi. Perché ciò che mi colpisce nei testi di Vasco Rossi è la sua sincerità di fondo, che diventa un anelito verso qualcosa di più grande, anche se risulta irraggiungibile. Prendiamo, ad esempio, la canzone Un senso: «Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha», canta il nostro. Certo, c’è l’affermazione che la vita non ha senso, eppure Vasco dice che un senso lo vuole trovare. In un’altra canzone, Dannate nuvole, afferma: «Quando cammino in questa valle di lacrime vedo che tutto si deve abbandonare, niente dura, niente dura e questo lo sai, però non ti ci abitui mai, chissà perché…?». In questo testo Vasco esprime in modo perfetto il desiderio d’infinito che si trova nel cuore di ogni uomo.

Nonostante il relativismo del nostro tempo, nonostante le conquiste del progresso, i beni materiali di cui siamo ricolmi, ognuno di noi cerca qualcosa di più, un signi­ficato durevole, qualcosa di grande e di bello, la pace, la gioia e la felicità vera, che niente quaggiù riesce a soddisfare.

Da questo punto di vista, le canzoni di Vasco sono quasi un’invocazione, sono un desiderio d’infinito, sono la ribellione non tanto e non solo al “sistema”, al mondo corrotto del consumismo (penso alla canzone Bollicine), ma a una vita chiusa dentro un orizzonte materiale, chiusa al bene e all’amore. Le stesse canzoni dedicate all’universo femminile hanno spesso una vena di romanticismo così forte da esprimere, anche in questo caso, il desiderio profondo di un amore vero, che vada oltre il sesso.

La mia analisi è sicuramente approssimativa, ma mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano i tantissimi fan di Vasco Rossi. Il quale, peraltro, come leggiamo in un libro di qualche anno fa, Note su Dio. I cantanti e la fede, ha ammesso che «il materialismo non basta», e per questo, dice: «Ho fatto battezzare mio figlio Luca e voglio che abbia una educazione cattolica».

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