Come ricorderete la recente visita di Papa Francesco a Napoli è stata segnata anche dalla festosa accoglienza al pontefice di alcune monache clarisse cappuccine. Durante la trasmissione "Che tempo che fa, Luciana Littizzetto, commentando l'entusiasmo delle monache per Bergoglio aveva, un po' troppo pesantemente, ironizzato: «Forse non avevano mai visto un uomo...». La risposta delle claustrali napoletane non si era fatta attendere, ed era arrivata via Facebook: «Non sarebbe forse il caso, cara Luciana, di aggiornare il tuo manzoniano immaginario delle monache di vita contemplativa?». A questa polemica a distanza si era inserito anche il vicedirettore del quotidiano La Stampa, Massimo Gramellini, in uno dei suoi "Buongiorno", che commentando la risposta delle monache napoletane via social network, ha parlato di «Clausura 2.0».
Abbiamo allora chiesto alla abbadessa dell'Abbazia benedettina "Mater Ecclesiae" sull'Isola di San Giulio, in Piemonte, provincia di Novara, che ha collaborato a un'edizione della Bibbia della Cei - studiosa di immensa erudizione, autrice di parecchi libri di spiritualità monastica, e soprattutto una monaca di forte carisma, tanto che dal suo monastero di San Giulio sono partite anche alcune consorelle che hanno fondato un'altra abbazia benedettina di Val d'Aosta - di scrivere una "lettera aperta" al mondo del monachesimo, che invita a un uso più sobrio dei moderni mezzi della tecnologia digitale.
Ecco la lettera di madre Anna Maria Cànopi:
«La visita del Papa a Napoli è avvenuta in un clima di cordiale ed entusiastica accoglienza, come c’era da aspettarsi da quella vivace popolazione. Che anche le monache clarisse cappuccine e le altre claustrali della diocesi siano uscite dalla loro clausura per stringersi attorno al Santo Padre, non è motivo di stupore e tanto meno di scandalo. Nella loro semplicità si sono forse lasciate trasportare dal loro entusiasmo nel manifestare la loro gioia, ma non hanno certamente voluto fare protagonismo».
«Tuttavia, le considerazioni fatte al riguardo dall’attrice e scrittrice Luciana Littizzetto nella trasmissione «Che tempo che fa», pur essendo un po’ indelicate, potevano essere accettate più dignitosamente in silenzio, evitando ogni ombra di polemica e autodifesa, soprattutto non con un mezzo di comunicazione della tecnologia più avanzata, che ha vasta e immediata diffusione».
«Al di là dell’episodio di Napoli, non è forse superfluo affermare che per necessità di lavoro, è talvolta inevitabile usare tali mezzi – in particolare e-mail per comunicazioni rapide, spedizione di articoli, programmi per l’amministrazione ecc. –, ma altrettanto necessario è usarli con la massima sobrietà e proprio solo là dove sia indispensabile, perché, in verità, poco si addicono a una vita claustrale contrassegnata da povertà, umiltà e silenzio, nascosta agli occhi del mondo, non per ignorarlo, ma per tenerlo, nella preghiera, sotto lo sguardo di Dio. Il rischio di mondanizzazione è reale: anche senza accorgersene, si può essere trascinati lontano, molto lontano… Tutto quello che è in più dell’indispensabile è superfluo e – dicono saggiamente i maestri dello spirito – non edifica, anzi potrebbe danneggiare».
«Può accadere – ad esempio alla mia comunità – di non avere e non voler avere un sito Internet, eppure di trovarsi messe in Internet da altri… È proprio difficile oggi sfuggire alla pubblicità!».
«Gli odierni mezzi di comunicazione sono certamente efficaci, ma, per noi claustrali, più sicuro e senza equivoci è il silenzio orante, che non è isolamento egoistico, bensì comunione profonda, in cui tutte le diversità possono armonizzarsi nella benevolenza verso tutti gli uomini e dare così frutti di quella vera pace tanto desiderata e mai pienamente raggiunta».
M. Anna Maria Cànopi osb
Abbadessa dell’Abbazia Benedettina «Mater Ecclesiæ»
Isola San Giulio (Orta - Novara)