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domenica 26 gennaio 2025
 
cinema
 

Magma, il docufilm che riapre il mistero sull’omicidio Mattarella

05/01/2025  Un viaggio tra simboli potenti, documenti storici e voci autorevoli per ricostruire il caso irrisolto di Piersanti Mattarella. In anteprima il 9 gennaio a Roma e il 16 a Bologna, il film prodotto da 42esimo Parallelo invita a riflettere su memoria, giustizia e impunità

Un’antica bobina di registratore, il magma del vulcano e la voce del giudice Falcone. Sono questi gli elementi simbolici che guidano la narrazione del docufilm Magma. Mattarella, il delitto perfetto, prodotto da Mauro Parissone, Ferruccio De Bortoli, fondatori di “42esimo parallelo”, e Antonio Campo Dall’Orto, executive producer. Il documentario riapre il dibattito sul mistero della morte di Piersanti Mattarella. Con il ritmo di un thriller e il peso di una storia vera collega il delitto Mattarella alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. L’anteprima nazionale è fissata per il 9 gennaio a Roma, presso il cinema Moderno, seguita da una seconda proiezione il 16 gennaio al Modernissimo di Bologna. «Questo non è solo un racconto», spiega Giorgia Furlan, giovane regista e autrice insieme con Alessia Arcolaci e Chiara Atalanta Ridolfi, «è un’operazione sulla memoria. Volevamo vestire i fatti con un linguaggio moderno, capace di parlare anche ai più giovani».

Il lavoro parte da una mole impressionante di documenti: oltre 30 mila pagine tra sentenze, articoli di giornale e atti processuali. Il risultato non è un’inchiesta classica, ma una “messa in ordine”, come la definisce la regista stessa, di una vicenda complessa e cruciale per la storia della Repubblica. Il docufilm parte dall’assenza di una verità definitiva sull’assassinio Mattarella. Le inchieste e i processi hanno fornito risposte parziali e talvolta contraddittorie. «Forse il vero mistero è questo», riflette il giornalista Attilio Bolzoni, una delle voci del progetto, «è normale che il presidente della Repubblica non sappia chi ha ucciso suo fratello?». Il film utilizza il vulcano come metafora della complessità del caso: l’Etna e Stromboli diventano simboli della tensione e del “fragore emotivo” legati alla ricerca della verità.

«Rileggendo i fatti, mi ha colpito una coincidenza», riflette Giorgia Furlan, «l’arrivo in Sicilia di Sindona, banchiere di mafia legato alla P2, nel 1979, coincide con un’intensa attività eruttiva dell’Etna. È come se la natura stessa avesse reagito». Un altro elemento potente è l’omaggio al grande regista e documentarista Vittorio De Seta, attraverso riprese che evocano il realismo poetico delle sue opere. Tra i protagonisti c’è anche Maria Grazia Trizzino, che fu capo di gabinetto del presidente della Regione Sicilia Mattarella. Il docufilm si propone non solo di riaprire una ferita storica, ma di interrogare lo spettatore su questioni più ampie: è possibile accettare che certi delitti restino impuniti? La risposta, per ora, è affidata alla memoria, che brucia e scuote come un vulcano in eruzione. 

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