Chiude l'elenco dei nuovi Servi di Dio. C'è anche lui, Marcello Candia,
il figlio di una ricca famiglia milanese che si spogliò di beni e orpelli per servire gli ultimi nel nome del Vangelo. Nato a Portici nel 1916 dove il
padre aveva una fabbrica di acido carbonico, si laurea in chimica,
farmacia e biologia. Lo educa alla fede la madre, che accompagna ad
assistere i poveri nelle periferie di Milano. Durante la seconda guerra
mondiale aderisce alla Resistenza, aiuta gli ebrei a sfuggire ai
nazi-fascisti. Nel dopoguerra, insieme con i Cappuccini si dedica agli
sfollati e organizza un villaggio per ragazze madri.
Nel 1965 decide di
vendere la fabbrica per partire in Brasile, nella foresta amazzonica,
come missionario laico. In tanti lo disapprovano, ma lui dice: “Non
basta dare un aiuto economico. Bisogna condividere con i poveri la loro
vita, almeno per quanto è possibile. Sarebbe troppo comodo che me ne
stessi qui a fare la vita agiata e tranquilla, per poi dire: il
superfluo lo mando là. Io sono chiamato a vivere con loro!”. Crea un
ospedale a Macapà, seguito da tante altre opere: lebbrosari, centri
sanitari, scuole, associazioni di volontariato, conventi, seminari e
chiese. Giovanni Paolo II lo incontra nel lebbrosario di Marituba nel
1980.
Marcello cura e abbraccia con affetto i suoi lebbrosi: “Quando ami
– dice – non ti accorgi più delle deformità, tanto ti appare bella
l’anima, l’amicizia e l’affetto di questi malati che sono diventati
parte della mia vita”. Come accade quando si fa il bene, Marcello Candia
è costantemente accompagnato da avversità di ogni tipo, invidie,
maldicenze, calunnie. Ha dato tutto quello che possiede, eppure viene
persino accusato da uno dei suoi collaboratori di rubare in uno dei
centri da lui fondato. Ma non si scompone più di tanto. Dopo una serie
di infarti, scopre di avere un cancro alla pelle. Muore a Milano nel
1983 a 76 anni. “Non sono io che ho dato qualcosa – diceva – ma sono i
poveri che danno a me. Io non sono nulla. Sono solo un modesto strumento
della Provvidenza”.
Il riconoscimento delle virtù eroiche riguarda altri sei servi di Dio: il portoghese Antonio Ferreira Viçoso (1787-1875),
della Congregazione della Missione, diventato vescovo di Mariana in
Brasile, che spese la sua vita per la formazione dei sacerdoti in un
periodo in cui le autorità civili cercavano di aggredire l’autonomia
della Chiesa. Il sacerdote spagnolo Saturnino López Novoa (1830-1905), confondatore della Congregazione delle Suore Povere de los Ancianos Desamparados. Il sacerdote salesiano francese Giuseppe Augusto Arribat (1879-1963). Suor Maria Veronica della Passione,
monaca professa dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi e fondatrice
dell'Istituto delle Suore dell'Apostolic Carmel, nata a Costantinopoli,
in Turchia, nel 1823 e morta a Pau, in Francia, nel 1906, cresciuta in
una famiglia anglicana e convertitasi al cattolicesimo, attratta in
particolare dall’Eucaristia e dal Sacramento della Riconciliazione. Elena da Persico,
fondatrice dell'Istituto Secolare delle Figlie della Regina degli
Apostoli, nata ad Affi, in Italia, nel 1869 e morta nel 1948. E infine la Serva di Dio Gaetana del Santissimo Sacramento,
prima Superiora Generale della Congregazione delle Povere Figlie di San
Gaetano; nata a Pancalieri (Italia) nel 1870 e morta nel 1935.