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Mater Amazonia, nel cuore del Sinodo un mese dopo

03/12/2019  La foresta, il fiume, la maloca (cioè la casa comunitaria): fino (almeno) all'11 gennaio, una mostra, a Roma, nei Musei Vaticani, che racconta non solo il rapporto tra uomo e ambiente, ma anche l'incontro della fede cristiana con le popolazioni locali. Un'occasione per fare il bilancio dei lavori del Sinodo. «È stato un incontro ecclesiale forte e ricco. Ci sentivamo soli, ora non più», dice fratel Carlo Zacquini, missionario della Consolata, da una vita tra gli indios Yanomami.

Le foto della mostra e, sotto, di fratel Carlo Zacquini sono di Paolo Pellegrini/Mediacor. In copertina: fratel Carlo Zacquini tra gli Yanomami, foto di Nino Leto per Famiglia Cristiana.
Le foto della mostra e, sotto, di fratel Carlo Zacquini sono di Paolo Pellegrini/Mediacor. In copertina: fratel Carlo Zacquini tra gli Yanomami, foto di Nino Leto per Famiglia Cristiana.

Oltre un mese fa si chiudeva in Vaticano il Sinodo sull’Amazzonia, svoltosi dal 6 al 27 ottobre. Fratel Carlo Zacquini, 82 anni, piemontese di Varallo Sesia, è appena rientrato dal Brasile, dove è Missionario della Consolata dal 1965. Sfoglia carte e appunti. Commenta: «È stato un incontro ecclesiale forte e ricco. Ci sentivamo soli, ora non più. Aspettiamo fiduciosi il documento conclusivo di papa Francesco, che potrà dare più impulso e più consapevolezza a tutti gli uomini di buona volontà. Ne hanno bisogno il mondo, il nostro pianeta, il Sudamerica e il Brasile che vivono tempi bui».

Il 28 ottobre, alla conclusione dell’assise, i Missionari della Consolata hanno anche aperto – in collaborazione con i Musei Vaticani diretti da Barbara Jatta e all’interno del Museo etnologico Anima Mundi – la mostra «Mater Amazonia. The deep breath of the world». L’iniziativa ha registrato una consistente affluenza di pubblico da cinque continenti, tant’è che c’è l’ipotesi di prorogare l’esposizione ben oltre l’11 gennaio, data ora prevista per la chiusura. L’altro pomeriggio è stata visitata a lungo da Carlin Petrini, presidente di Slow Food International e uditore al Sinodo. «C’è bisogno più di fatti che di regole per la nostra Chiesa – incalza fratel Carlo Zacquini – Lo sappiamo che ci sono state critiche e polemiche sul Sinodo, ma d’altronde i cattolici più cattolici del Papa sono sempre esistiti… Non bisogna avere fretta, tanti spunti del Concilio Vaticano II sono ancora fermi. Non dobbiamo utilizzare criteri troppo occidentali per affrontare i problemi che viviamo in Amazzonia. Servono equilibrio, apertura, ma anche molta sincerità: i valori evangelici, d’altronde, non possono venire camuffati da scelte di comodo o conservative, sennò di che speranza si tratta?».

 

Il percorso della mostra offre ai visitatori un vero e proprio itinerario conoscitivo dell’Amazzonia: multimediale, immersivo e di grande emozione. Si sviluppa attraverso tre ambienti della vita quotidiana: la foresta, il fiume, la maloca (cioè la casa comunitaria). Si possono osservare oltre cento oggetti che si alternano a filmati e scatti fotografici: raccontano il rapporto tra uomo e ambiente e vengono riprodotti in alcuni micromonitor. In una sezione della mostra vengono proiettate in 4K su due grandi schermi, per un totale di quasi 64 metri di superficie, le immagini dello scorrere del fiume e lo spettacolo della natura. Di particolare rilievo sono alcuni oggetti che testimoniano l'incontro della fede cristiana con le popolazioni indigene e come queste abbiano assimilato il Vangelo in tanti aspetti della vita quotidiana. Due grandi monitor, attraverso la proiezione di immagini storiche e filmati originali, raccontano la presenza dei missionari e delle missionarie nella regione: occhi e volti di tanti uomini di Dio che molto spesso hanno sacrificato la loro vita per la difesa di quei popoli e quei luoghi.

Proiezioni, luci e suoni, con pannelli in italiano e inglese, conducono a poco a poco lo spettatore dalla maestosa tranquillità dei paesaggi amazzonici sino alla cruda realtà dei problemi e delle tragedie che sconvolgono quella terra e, quindi, l’intero pianeta. Mater Amazonia vuole offrire al grande pubblico dei Musei Vaticani l’opportunità di riflettere su alcuni grandi temi tanti cari a Papa Francesco e alle popolazioni indigene: preoccupazione per la natura, giustizia verso i poveri, impegno nella società. «È quanto mai urgente andare al di là degli stereotipi – conclude fratel Carlo – AI primi di gennaio tornerò a Boavista, nello stato del Roraima. Sono anziano, ma intendo occuparmi ancora e finché avrò forze mi impegnerò nel Centro di documentazione sulla vita indigena. Quella gente, quei nostri fratelli, vanno sostenuti».

Mater Amazonia è dunque qualcosa di più che una mostra: «Abbiamo pensato la mostra anche come momento della denuncia – interviene padre Stefano Camerlengo, superiore generale dei Missionari della Consolata – cioè del pericolo che minaccia la foresta e che rischia di trascinare il mondo intero nel disastro. Ma intendiamo portare i visitatori anche alla assunzione di responsabilità. La crisi ecologica, infatti, è manifestazione della crisi etica, culturale e spirituale della società globalizzata e non è pensabile riuscire a risanare la relazione con la natura senza risanare le relazioni umane fondamentali». La Mediacor di Torino, che già si è distinta per l’innovativo allestimento multimediale di Antonius alla Basilica del Santo di Padova, da mesi lavora a fianco dei missionari per Mater Amazonia. Dice l’amministratore delegato Paolo Pellegrini, che con Simona Borello ha coordinato un gruppo di professionisti per l’allestimento: «È stato entusiasmante impegnarci per questo progetto in collaborazione con i Musei Vaticani. Siamo convinti, e lo abbiamo sperimentato anche per i temi legati al Sinodo sull’Amazzonia, che una multimedialità professionale e puntuale possa diventare un nuovo paradigma di comunicazione sia per il mondo ecclesiale sia per la “Chiesa in uscita”. È un contributo perché il patrimonio della memoria, come ricorda il Papa per la prossima Giornata delle comunicazioni sociali, sia valorizzato e coltivato».

L’accesso alla mostra Mater Amazonia è incluso nel biglietto di ingresso dei Musei Vaticani. L’orario segue quello dei Musei (9.00 – 16.00 con chiusura alle ore 18.00). Salvo proroghe che verranno decise in questi giorni resterà aperta al pubblico fino al prossimo 11 gennaio. Oltre ai Missionari della Consolata – che hanno messo a disposizione oggetti provenienti dal Museo Etnografico e di Scienze Naturali “Missioni Consolata” di Torino – hanno contribuito i Salesiani con un prestito del Museo Etnologico Missionario di Colle Don Bosco, nell’Astigiano. Hanno collaborato anche il Museo Missionario Indios Cappuccini in Amazzonia (Muma) di Assisi e il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma dei Saveriani di Parma.

                                                                                                                    Francesco Antonioli

Multimedia
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