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giovedì 12 settembre 2024
 
solidarietà
 

«La Caritas non fugge dalle cose difficili nè ha paura di intervenire»

20/06/2022  Così monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente dell'importante organismo della Chiesa italiana. Dal 20 al 23 giugno, a Rho Fiera, il 42° Convegno delle Caritas diocesane. Gli interventi, tra gli altri, dell'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, e del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi

Sopra, monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, e in copertina, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli: foto di Francesco Carloni/Caritas italiana
Sopra, monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, e in copertina, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli: foto di Francesco Carloni/Caritas italiana

«La Caritas non fugge dalle cose difficili, né ha timore di intervenire, con umiltà e fermezza, per promuovere i diritti di tutti: ad esempio per ricordare che non ci possono essere profughi di serie A e di serie B e che le guerre sono qualcosa di tragico e di folle non solo quando avvengono relativamente vicine a noi». Lo ha detto monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente dellai Caritas italiana, in apertura del 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane a Rho, nei locali della Fiera di Milano, in programma dal 20 al 23 giugno.

Dopo la pandemia, ha detto, «la rete delle Caritas diocesane, sempre insieme alla Caritas italiana, sta affrontando bene anche la più recente, ma non meno tragica emergenza legata alla guerra in Ucraina. Lo stanno facendo con la consueta generosità, con competenza e intelligenza, sentendosi espressione delle Chiese locali e sempre senza alcuna pretesa di esclusività, ma con quello spirito di collaborazione con tutti e l’intento promozionale e pedagogico che è tipico fin dall’origine del nostro modo di essere Caritas». Anche cercando risposte a «quell’impegnativa domanda sul come essere non ‘pacifisti’, ma ‘pacificatori’, ‘operatori di pace’ in una realtà complessa, dura e difficile, dove non è semplice intuire come garantire insieme valori quali la pace, la giustizia, la libertà, la solidarietà, la riconciliazione”.  E proprio perché oggi si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, mons. Redaelli ha precisato al Sir che “tutti i rifugiati sono importanti, non solo gli ucraini. Tutti hanno bisogno di essere accolti e diventare primi”. Da qui l’invito a “garantire accoglienza e pari dignità a tutti, senza discriminare e rispettando i diritti delle persone”. Riguardo alla difficile congiuntura economica e all’aumento dei prezzi, il presidente di Caritas italiana ha riferito di “un numero spaventoso di persone che si rivolgono alle Caritas per chiedere aiuto per pagare le bollette”. Mons. Redaelli ha confermato anche l’aumento della povertà degli anziani e dei migranti, come risulta dai recenti dati Istat, “ma anche dei giovani – ha aggiunto -, che vivono una precarietà affettiva e di orientamento, mentre i migliori fuggono all’estero”. Ai giovani – 130 su 540 partecipanti al convegno –  sarà dedicata particolare attenzione con un incontro su come comunicare la carità nei territori.

Il videocollegamento del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei): Foto di Francesco Carloni/Caritas italiana.
Il videocollegamento del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei): Foto di Francesco Carloni/Caritas italiana.

S'è collegato via video da Bologna. Ma ha toccato comunque i cuori e ha mietuto applausi. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo del capoluogo emiliano e presidente della Conferenza episcopale italiana ha invitato a «far tesoro delle pandemie, ricordando chi anziani, più deboli, persone con malattie psichiatriche, con problemi di relazione», ovvero quanti hanno patito di più e più a lungo.

«Non tornate quelli di prima!», ha aggiunto, «dobbiamo cambiare, dobbiamo crescere, far tesoro di queste tragedie con la nuova consapevolezza che non ci siamo solo noi ma ci sono gli altri. Grazie perché avete vissuto mesi e anni di grande pressione, con l’aumento dei poveri, l’isolamento, il disorientamento e le difficoltà. Ma ripensare i modi per vivere la carità è stato molto salutare perché ci costringe a cambiare abitudini un po’ invecchiate e accorgerci di situazioni nuove come la pandemia e la guerra».

Il cardinale Zuppi ha soprattutto ricordato alla Caritas che «voi siete la Chiesa, non una agenzia esterna a cui la Chiesa affida la carità». Da qui un invito “a coinvolgere tutte le comunità, altrimenti diventate una agenzia esterna a cui affidiamo delle opere. Ma le opere hanno senso perché sono legate alle nostre comunità” e “non possiamo accettare che lo spirituale vada da una parte e le opere dall’altra”. “Dobbiamo sentire l’urgenza delle risposte – ha sottolineato -, non diventate un settore a parte ma ricordate a tutte le nostre comunità di camminare tutti sulla via degli ultimi”, ricordando che  “non basta fare qualche cosa ma bisogna risolvere le cause”: “Aiutare i poveri con il denaro deve essere sempre un livello provvisorio per far fronte alle emergenze, l’obiettivo è togliere le cause e dare ai poveri una vita degna». Anche l’indispensabile professionalità, ossia “la capacità di rendere progetto la generosità, va sempre legata alla motivazione», ha precisato.

A proposito della guerra in Ucraina, ha invitato «ad essere operatori di pace, artigiani di pace. Su questo c’è molto da impegnarsi e impegnare soprattutto i giovani. Non crediamo a quelli che dicono il tempo della misericordia è passato – ha concluso -. Aiutate la Chiesa italiana ad essere quella madre ansiosa che non lascia nessuno indietro».

 
 
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