Monsignor Aldo Giordano non è riuscito a superare l’ultima sfida umana, quella del Covid che l’ha vinto a Lovanio, in Belgio lo scorso 2 dicembre. Era un combattente disarmato, animato solo dalla grande fede in Dio e nell’umanità. Un uomo di dialogo tra le diverse confessioni cristiane e tra le diverse fedi, un ponte tra terra e cielo.
Don Aldo era nato il 20 agosto 1954 a Cuneo. Ordinato sacerdote nel 1979, ottenuto il Baccellierato presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e la Licenza in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Per la ricerca di dottorato si era dedicato al pensiero di Nietzsche. Durante il periodo degli studi a Roma aveva collaborato come viceparroco nella parrocchia del Santissimo. Sacramento sulla Prenestina. Dal 1982 al 1996 è stato professore di filosofia presso lo Studio teologico interdiocesano e la Scuola Superiore di Scienze religiose di Fossano (Cuneo). Era un maestro del dialogo che accompagnavano ad una solida preparazione teologica e filosofica, una grande sensibilità, una dignitosa umiltà, la gioia di essere prete. Come ricordano i suoi confratelli, collaboratori e amici. Il Vangelo è stato il suo viatico. La storia e i volti degli uomini sono stati la sua missione. L’Europa il suo orizzonte. Dal 1995 al 2008 ha ricoperto il ruolo di segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) percorso continuato con la nomina di Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Nel 2010 si era fatto il suo nome come successore del Cardinale Poletto prima dell’arrivo di mons. Nosiglia sulla cattedra di San Massimo a Torino.
C’era anche la missione nel destino della sua testimonianza. Nel 2013 papa Francesco l'ha voluto nunzio apostolico in Venezuela nella sede di Caracas, ed era stato ordinato vescovo nel dicembre dello stesso anno. Da maggio era nunzio apostolico della Santa Sede presso l’Unione europea, perché l’Europa era stata per buona parte della sua vita la missione a cui si era dedicato. Sarah Numico giornalista e sua collaboratrice per molti anni nella missione europea così lo ricorda: «Tu Aldo, affrontavi le cose con rigore e leggerezza insieme, con il sorriso incoraggiante e gli occhi attenti, consapevole dei limiti delle umane cose ma in cuore il desiderio del sublime. Hai amato la vita, la Chiesa, la tua famiglia, il tuo lavoro. Adoravi le montagne e la natura. Ma soprattutto hai amato un sacco di persone e per ciascuna c'eri. Hai cambiato la mia vita, hai aperto la mia mente e hai allargato il mio cuore fino a farci entrare dentro l'Europa e il mondo. Sei stato un dono grande».
E gli fa eco Thierry Bonaventura, altro collaboratore laico ai tempi della Segreteria della Ccee a San Gallo. «La Chiesa ha perso un altro grande uomo ... e il Cielo ne ha guadagnato un altro. Ciao caro don Aldo... contento di aver camminato un po' con te... Ora vivi nell'abbraccio del Padre. Ci rivedremo - come dicevi tu - in paradiso»