Goma, la capitale del Nord Kivu, nell'est della Repubblica democratica del Congo, sta cercando di tornare, faticosamente, alla normalità dopo una setimana di scontri e violenze che hanno gettato la città nel caos e nella paura. Il gruppo armato ribelle M23 (Movimento 23 marzo), che combatte contro l'esercito governativo, ha preso gradualmente il controllo di tutta la città e le forze armate di Kinshasa si sono sfaldate. Goma è rimasta per giorni senza corrente elettrica e acqua potabile, isolata. E ora uno dei timori più grandi è quello della diffusione di nuove epidemie, come conferma Medici senza frontiere.
«Le nostre attività medico-umanitarie si svolgono all'ospedale di Kyeshero, dove stiamo ricevendo i casi gialli e verdi, meno gravi, in supporto dell’ospedale del quartiere di Ndosho, dove lavorano le équipe del Comitato internazionale della Croce rossa», spiega Marco Doneda, vicecapomissione di Msf. «In questi giorni stiamo cercando di mantenere le forniture di attrezzature e materiale medico più urgenti, come le sacche per il sangue. Purtroppo, a causa della grande quantità di armi che sono rimaste sul terreno, abbandonate, in città, c'è ancora grande insicurezza e ci sono stati parecchi saccheggi, ad esempio al magazzino del Programma alimentare mondiale».
L'ospedale di Kyeshero, situato nella parte occidentale della città, dove prima dell’offensiva Medici senza frontiere curava i bambini malnutriti provenienti prevalentemente dai campi profughi alla periferia della città, nei giorni scorsi è stato sopraffatto dal numero di feriti. Le équipe dell'organizzazione, che hanno dovuto riadattare il proprio intervento attuando un piano per la gestione di afflussi massicci di feriti, stanno facendo del loro meglio per curare tutti, ma mancano medicine e personale sanitario, soprattutto specializzato in chirurgia. All’inizio i team di Msf hanno ricevuto pazienti feriti da schegge ma poi sono arrivati principalmente feriti da proiettili, spesso vaganti, perchè erano in prossimità dei combattimenti senza potersi proteggere o colpiti anche in casa, perchè i colpi hanno attraversato le pareti di legno delle abitazioni.
Le squadre di Msf sono riuscite ad arrivare in alcuni campi profughi a ovest della città. Buona parte degli insediamenti hanno cominciato a essere smantellati e agli sfollati è stato chiesto dall'M23 di tornare nei loro villaggi. Molti si sono riversati dentro la città, dove sopavvivono nell'assoluta precarietà e in condizioni igienico-sanitarie terribili.
(Foto di Michel Lunanga: l'ospedale di Kyeshero)