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martedì 08 ottobre 2024
 
 

Caldo batte Haiti 347 a 88

12/04/2011  Medici senza Frontiere ha presentato l'annuale rapporto sulle crisi dimenticate. Nei Tg 867 servizi su Avetrana e solo 17 sul colera.

Il caldo in estate non è una notizia. Eppure nei tre mesi estivi del 2010  il “grande caldo” è stato raccontato in ben 347 servizi dei telegiornali delle reti pubbliche e private (tra i più assidui il Tg4 e il Tg di Italia1). Nello stesso periodo, in agosto, si sono verificate in Pakistan alluvioni che hanno provocato 1.700 morti, colpito 20 mila persone, distrutto oltre un milione e mezzo di case e costretto 3 milioni e 200 mila persone a sfollare. Eppure questa  tragedia è stata raccontata in sole 88 notizie.

     Il dato, rilevato dall'Osservatorio di Pavia, accompagna la presentazione del settimo Rapporto sulle “Crisi dimenticate”, presentato da Medici Senza Frontiere, l'organizzazione umanitaria, Premio Nobel per la pace nel 1999,  che quest'anno celebra il quarantesimo anniversario della sua fondazione. Il Rapporto analizza soprattutto l'attenzione dei media rispetto a due grandi crisi umanitarie del 2010: l'alluvione in Pakistan e il terremoto di Haiti. Il sisma nell'isola caraibica, accaduto in gennaio,  è stato raccontato in 456 servizi televisivi; ma quando in ottobre la popolazione di Haiti è stata colpita da una grave epidemia di colera (4.670 morti e quasi 250 mila casi accertati), l'attenzione dei Tg è decisamente calata. I servizi dei telegiornali dedicati al colera sono stati solo 17, davvero una miseria se si fa il raffronto con quelli sul delitto di Avetrana: 867.

     Con questi esempi Medici Senza Frontiere invita i media a non spegnere i riflettori sulle crisi umanitarie e a garantire sempre una informazione costante. “L'oblio dei mezzi di informazione rende invisibile la sofferenza di intere popolazioni e ostacola ulteriormente l'avvio di possibili soluzioni a questi drammi”, dice Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. Oggi le crisi umanitarie più preoccupanti sono quelle della Libia, della Costa d'Avorio e del Bahrein. In questi Paesi diventa complicato, se non impossibile l'accesso alle cure e alle strutture sanitarie. Senza contare il problema dei malati cronici, rimasti senza medicine.

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