Testo e foto (sopra e in alto) tratti dal sito delle Monache Agostiniane di Rossano (https://www.osarossano.it/2023/02/le-parole-del-lunedi-zattera/). Per gentile concessione. In copertina: foto Ansa.
Una disperata speranza a maturare la risoluzione. Quel partire, le cose più care lasciate alle spalle, solo l’essenziale, i bimbi stretti a sé. Inghiottire la paura silenziosamente e poi continuare a scrutare l’orizzonte mentre il mare tutto attorno si fa sempre più gonfio.
È il mare che noi monache abbiamo davanti, a riempire l’orizzonte del suo colore cangiante a seconda delle stagioni e della luce. I giorni scorsi, lo Ionio era una ininterrotta striscia grigia, limacciosa, che aveva perso il blu sereno delle giornate di sole.
Ci vorrebbe almeno una zattera a cui aggrapparsi, mentre tutto si sfascia, va in frantumi.
Una zattera per non affondare, per non annegare.
Siamo un po’ tutti in viaggio su deboli barchette: le nostre preoccupazioni, i nostri progetti, sempre così limitati, precari, fragili. E poi quell’attaccamento a noi stessi che lascia a distanza gli altri coi loro drammatici vissuti.
Una zattera per non affondare, per non annegare, quando anche le nostre sicurezze rivelano tutta la loro inconsistenza.
«Nessuno può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla Croce di Cristo» (S. Agostino).
Ben più che zattera: vera e propria imbarcazione di salvezza, la Croce di Cristo.
Rimane la preghiera, a traghettare questi nostri fratelli sulle rive sicure del cuore misericordioso dell’Eterno.