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Credere

Nek: «La famiglia è il mio successo più grande»

23/06/2022  «Riesco a lavorare bene solo se a casa mia moglie e le mie figlie stanno bene. Loro sono il mio riparo», dice il cantante che svela: «Solo adesso non mi vergogno più di dire che credo in Gesù»

La famiglia è un dono, certo. A volte persino un talento. Sicuramente però, per Nek, «la famiglia è anche molto rock». Incontriamo il cantante poco prima del suo debutto alla guida di Dalla strada al palco: il nuovo programma di Rai Due, a metà tra talent e people show, in onda in prima serata dal 28 giugno, per quattro puntate. I protagonisti sono una rosa di talentuosi artisti di strada che, per la prima volta, si presentano al pubblico Rai portandosi dietro la loro musica ma anche le loro storie. Ed è proprio parlando di talenti, responsabilità e doni che Nek è finito per dirci che la famiglia è in assoluto il dono più importante nella sua vita: «Più importante persino della musica».

Per un rocker la musica non viene sempre prima di tutto?

«Non per me. Anzi, le dirò di più. Per quel che mi riguarda è fondamentale che in famiglia sia tutto a posto affinché anche nel mio lavoro vada poi tutto a posto. Il mio stato d’animo risente molto di quello che accade in casa. Parlo per me, naturalmente: io sono fatto così. Inoltre sono convinto che, più in generale, la famiglia sia il punto di origine di tutto. È lì che si formano le coscienze e i cuori delle persone e se respiri amore in famiglia, poi da adulto sarai portato a trasmettere gli stessi buoni ideali».

Nell’Incontro mondiale delle famiglie, previsto a Roma dal 22 al 26 giugno, si parla della famiglia anche in termini di cammino di santificazione. Lei come vive la dimensione della fede in casa?

  

«Siamo sempre stati credenti ma, a un certo punto, abbiamo tutti e quattro sentito il desiderio di saperne un po’ di più, di andare più a fondo nel nostro credo. È un cammino che è ancora in corso, perché la fede è una continua lotta e un’eterna “ri-prova”, ma tutto quello che abbiamo vissuto finora ci ha dato molto. Quando io, mia moglie e mia figlia Martina (Beatrice è ancora piccola, ha solo 12 anni) affrontiamo alcuni argomenti è un grandissimo spunto di riflessione il fatto di condividere lo stesso percorso di fede».

Oggi però cosa resta della famiglia nella società italiana?

«Sicuramente la famiglia si è allargata. Il mio auspicio è che, in qualsiasi modo si immagini adesso la famiglia, si ponga sempre al centro l’amore. E per amore non intendo “io amo te, tu ami me e andiamo tutti d’accordo”: no. Intendo quell’attitudine che ti porta a pensare all’altro prima che a te stesso. Per come sono stato educato io, questa è la volontà di Dio: ti devi accorgere dell’altro per accorgerti di te stesso. Purtroppo è un atteggiamento che, anche noi cristiani, non siamo più abituati ad avere. La società moderna ci spinge a mettere al centro noi stessi: siamo concentrati sul nostro ego, pensiamo che la felicità arrivi solo quando gli altri ci apprezzano o ci seguono sui social».

Il suo stesso mestiere si fonda però sull’approvazione degli altri. Come riesce a non cadere in tentazione, ossia a non mettere al centro se stesso?

  

«Di nuovo: la famiglia è il mio riparo. Come ho anche raccontato nel libro che ho scritto (A mani nude, editore Harper Collins, 2022, ndr), in passato ci sono rimasto male quando sono stato criticato o non capito. È inutile girarci intorno: chi sta sul palco spera sempre che dall’altra parte la gente canti le tue canzoni, ti applauda e ti idolatri. Quando non è così, ci stai male. D’altronde sono pur sempre un essere umano anch’io... In quei momenti, guardo in faccia mia moglie, sto con lei, cerco un consiglio da chi mi vuole bene. Mi dedico anche molto all’orto: mi attacco insomma alla “roba vera” che non passa attraverso un filtro di Instagram. Almeno ci provo, anche perché io sono un uomo supercinetico che non riesce a stare fermo un solo giorno. Faccia lei…».

In quest’ottica, che valore ha dare una possibilità, anche solo televisiva, agli artisti da strada?

«Il talento è un dono, che puoi scoprire da solo o grazie all’aiuto di altri. Quando però capisci di averlo, devi prendertene cura. Non puoi rimanere indifferente, lasciarlo lì e dimenticartene. Chi ha un dono ha quasi l’obbligo di metterlo a frutto e lo dico anche da credente: ricorda la parabola dei talenti? Ecco, a me piace continuare a imparare, misurarmi con cose nuove, e in questo caso mi metterò al servizio del talento di queste persone».

Lei oggi non fa mistero di essere credente. Quando ha sentito la necessità di dirlo anche al suo pubblico?

  

«All’inizio, quando avevo appena iniziato ad approfondire la mia fede, ero restio a parlarne. Non ero abituato a farlo e questo perché avevo sempre vissuto la mia fede in modo tiepido. Beh, non che io oggi sia diventato chissà chi: sono ancora in cammino, a volte cado, a volte perdo le staffe, poi torno in carreggiata. Rispetto a prima, quello che è cambiato è che a un certo punto mi sono detto: “Ma scusa, ma di cosa stiamo parlando? Bisogna avere vergogna di credere in uno come Gesù Cristo che diceva che non c’è nulla di più bello di donare la propria vita per gli altri?”».

Da quasi 20 anni segue il movimento Nuovi Orizzonti. Cosa l’ha conquistata della fondatrice Chiara Ammirante?

«Come io sono appassionato del mio lavoro, Chiara è appassionata di Cristo. È una donna incredibile, che mette in pratica il Vangelo su se stessa dimostrandoti che la Parola di Dio non è pura teoria: è fattibile. Di lei, mi ha sempre stupito il suo servizio verso gli altri perché davvero pensa sempre al prossimo prima che a se stessa. Non è un’asceta che trovi dentro un tronco cavo e puoi andare a visitare solo in certi momenti: al contrario! Chiara è una persona molto disponibile che, nonostante i disagi fisici, continua a fare del servizio agli altri la sua passione più grande. Ormai faccio parte di Nuovi Orizzonti da più di 20 anni ed è come una seconda famiglia: sono cresciuti con me».

Dopo Dalla strada al palco, quali saranno i suoi prossimi progetti?

  

«A settembre taglio i 30 anni di carriera e vorrei festeggiarli in molti modi diversi. Uno è questo programma, poi in autunno uscirà un album antologico, che chiude un cerchio iniziato il 9 settembre 1992, data del primo disco. Ma ho in serbo anche altre sorprese...».

MEZZO SECOLO DI VITA, 30 DI CARRIERA

Età 50 anni

Professione cantante

Famiglia Sposato con Patrizia. Hanno due figlie.

Fede L’ha riscoperta grazie all’amicizia con Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti

 

Nel 2022 Filippo Neviani, in arte Nek, ha tagliato il traguardo di 50 anni di vita e 30 di attività sul palco. Nato a Sassuolo il 6 gennaio 1972, il cantante esordisce nel 1992 con il disco Amami. L’anno dopo porta a Sanremo il brano In te, sul tema dell’aborto. La grande notorietà arriva con la hit del 1997 Laura non c’è. Da quel momento è tutta una carriera di successi, che ora si misura anche con la conduzione di una trasmissione tv in prima serata: Dalla strada al palco, in onda il martedì su Rai Due. Nek è sposato dal 2006 con Patrizia Vacondio. Hanno due figlie: Beatrice e Martina. Recentemente ha pubblicato A mani nude, un libro a cavallo tra la biografia e la riflessione sul senso della vita.

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