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martedì 22 aprile 2025
 
crisi climatica
 

Neve e pioggia di questi giorni potrebbero non salvarci dalla siccità estiva

21/03/2025  A spiegarne i motivi è Francesco Avanzi, ricercatore di Fondazione Cima: «Le alte temperature non permettono l'accumulo di neve, prezioso per implementare la riserva idrica. Le precipitazioni primaverili saranno cruciali»

«La scarsità di neve al suolo oggi è un campanello d’allarme, ma il destino dell’estate sarà determinato fra aprile e maggio: le piogge primaverili hanno un ruolo cruciale». Francesco Avanzi, esperto di neve e siccità, è un ricercatore di Fondazione Cima. Con lui cerchiamo di capire come mai, nonostante le piogge delle ultime settimane, per la prossima estate l’emergenza idrica non è scongiurata.
Perché il bilancio idrico nivale d’Italia quest’anno segna un -57% rispetto alle medie storiche? 
«L’apporto nivale è stato capriccioso. Solitamente la neve tende ad accumularsi a partire da novembre per poi raggiungere il picco di accumulo a metà marzo, quando inizia a fondere. In generale, la neve sulle nostre montagne sta diminuendo. L’inverno dovrebbe essere il periodo in cui la neve si accumula, costruendo una riserva d’acqua importante per la primavera e l’estate, ma quest’anno è stato molto caldo in tutta l’Italia. Un novembre insolitamente secco ha ritardato la formazione del manto nevoso. A dicembre le precipitazioni si sono alternata a ondate di calore. Gennaio ha portato nevicate abbondanti su parte delle Alpi ma a febbraio le temperature superiori alla media hanno accelerato il processo di fusione: al posto di rimanere al suolo, l’acqua è tornata in atmosfera».
La penuria di precipitazioni riguarda tutto il territorio nazionale?
«La situazione varia notevolmente lungo la Penisola. Dopo due anni di siccità epocale, il 2022 e il 2023, al Nord ha ricominciato a piovere e questo inverno 2025 si è rivelato piovoso. Viceversa, al Sud la siccità iniziata nel 2024, soprattutto in Sicilia, perdura anche quest’anno. Con temperature alte va in crisi anche l’accumulo di neve e acqua sui ghiacciai: si consumano maggiormente».
Da cosa dipende la disponibilità di risorsa idrica?
«Dal bilancio fra la quantità di pioggia caduta e quanta ne viene persa per evaporazione o perché, non trattenuta da neve e falde acquifere, va direttamente in mare. Oltre alle precipitazioni incidono anche altri fattori come la geologia, la falda acquifera e l’uso dell’acqua di un dato territorio. Ricordo comunque il 2023: arrivammo ad aprile in condizioni di forte criticità per la penuria di neve a suolo, per altri dopo un 2022 segnato dalla siccità. Poi però al Nord il mese di maggio fu il più piovoso dalla Seconda guerra mondiale».
Quali sono le conseguenze di una disponibilità idrica ridotta?
«Criticità sociali e ambientali: la penuria d’acqua è un problema per l’uomo e per gli ecosistemi»
Cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?
«Occorre aspettare e vedere come evolveranno le precipitazioni nelle prossime settimane. Secondo le previsioni stagionali elaborate da ECMWF, il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, la primavera sarà più calda della norma su tutto il territorio nazionale. Questo implicherà una probabilità elevata di fusione accelerata del manto nevoso, con implicazioni dirette sulla portata dei fiumi e sulla disponibilità di acqua per il settore agricolo e civile. Le precipitazioni, invece, potrebbero attestarsi su valori medi o leggermente superiori alla norma, almeno per il Centro-Nord, ma l’esperienza degli ultimi mesi ha dimostrato che queste proiezioni devono essere interpretate con cautela».
E per il futuro?
«Partendo dalla quantità di neve accumulata, la sfida sarà gestire efficacemente le risorse idriche».

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