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lunedì 16 settembre 2024
 
Recensioni
 

Colm Tóibín, la seconda vita di Nora Webster

02/08/2016  L'autore irlandese svolge un’indagine profonda sulla vedovanza e ci consegna un potente ritratto femminile.

Nora Webster, sessant’anni circa, si ritrova vedova dopo la morte dell’amato marito Maurice. Madre di quattro figli – due ragazze più grandi e due bambini ancora abbastanza piccoli – è costretta a reinventarsi, a ridisegnare i contorni delle sue giornate, a riscoprire il senso di quello che fa.

Il problema è che lei non percepisce più questo signicato che dà luce e calore alle giornate. È sprofondata in una sorta di apatia, prova insofferenza verso i fatti e le parole che sembrano interessare gli altri. Non aiuta l’ambiente in cui vive: la provincia irlandese dove tutti conoscono tutti.

Eppure Nora deve continuare a vivere: riprende a lavorare nella ditta dove era impiegata da giovane, le figlie e i bambini con le loro necessità la costringono a uscire dalla solitudine in cui vorrebbe sprofondare. La gente intorno a lei non smette di manifestare la propria solidarietà e Nora, a un certo punto, finisce con l’accettare dopo tanto tempo l’invito a uscire di casa.

In una di queste occasioni scopre il canto e la musica, il loro magico potere, al punto da esserne quasi spaventata, perché sente che – seguendone la suggestione – abiterebbe, per la prima volta, uno spazio in cui si troverebbe sola, senza il marito, rievocato in alcuni, rari, flashback.

Siamo alla fine degli anni Sessanta e la vicenda individuale di Nora si staglia sullo sfondo storico dei conflitti che hanno insanguinato per decenni il Paese.

Con Nora Webster Colm Tóibín ci consegna un potente ritratto femminile, la storia di una donna intelligente e ostinata costretta a fare i conti con il dolore e la morte, a vivere la fatica di elaborare il distacco dalla persona amata, a guardarsi dentro e riscoprire sé stessa. Come deve fare, in fondo, il suo Paese, l’Irlanda, per conquistare un futuro di pace.

Storia: 7
Scrittura: 7,5
Copertina: 5,5

 
 
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