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martedì 22 aprile 2025
 
Messico
 

Altro sangue in Messico: ucciso il giornalista Ernesto Mèndez

04/08/2022  Continuano gli omicidi contro la libertà di espressione in Messico per l’ennesima vittima. Solo nel 2022 sono stati già 13 i giornalisti che hanno perso la vita.

Il 2 agosto, con l’uccisione del giornalista Ernesto Méndez a Guanajuato, si allarga la scia di sangue che bagna chi si occupa di libera comunicazione. La lista di questo elenco terribile è arrivata a 13 giornalisti ammazzati solo nel 2022. Il governatore dello stato di Guanajuato ha riferito che durante l'attacco a Ernesto Méndez altre due persone sono state ferite e quattro ammazzate. L’episodio è avvenuto nel bar della famiglia del giornalista.

Ernesto Méndez, assassinato martedì a San Luis de la Paz, Guanajuato, era il direttore del giornale Tu Voz e collaborava anche con altri canali d’informazione. Articolo 19, un’organizzazione internazionale che lavora per la libertà e la difesa della stampa, segnala che il giornalista aveva ricevuto delle minacce. Per questo aveva chiesto all'Ufficio del Procuratore Speciale per l'Attenzione dei Crimini Commessi contro la Libertà di Espressione (FEADLE), a all'Ufficio del Procuratore Generale (FGR), di ricevere protezione.

Solo il 29 giugno il giornalista Antonio de la Cruz era stato aggredito vicino sua casa a Ciudad Victoria, Tamaulipas. De la Cruz era specializzato in questioni ambientali, conflitti comunitari e sulla carenza d'acqua in Tamaulipas. Usava i social media per criticare la politica locale e federale.

Le organizzazioni internazionali a favore della libertà di stampa, avvertono che da anni il Messico è il paese più pericoloso al mondo per esercitare il giornalismo. Grandi aree del Paese sono controllate dai narcos che decidono se scrivere e cosa scrivere. I cartelli, oltre a gestirsi i traffici di droga, appalti pubblici e vendita delle armi, decidono anche come gestire il mondo della comunicazione.

Anche se esiste una legge di protezione, l’impunità regna sovrana e i processi, quando si individuano i colpevoli, sono interminabili. Ecco perché alcuni giornalisti lasciano il Messico per continuare la loro professione. È il caso di Juan de Dios García e María de Jesús Peters. I due giornalisti hanno subito delle denunce per il loro lavoro sulla tratta dei migranti in Messico e, non avendo ricevuto protezione dalla Stato, hanno deciso di trasferirsi negli Stati Uniti.

José Luis Gamboa Arena a Veracruz; Margarito Martínez in Baja California; Lourdes Maldonado in Baja California; Roberto Toledo in Michoacán; Heber López a Oaxaca; José Luis Camero a Sonora; Ernesto Islas in Baja California; Juan Carlos Muñiz a Zacatecas; Armando Linares a Michoacán; Luis Enrique Ramírez a Sinaloa; e Yesenia Monilledo e Sheila García a Veracruz; Antonio de la Cruz a Tamaulipas; ed Ernesto Méndez a Guanajuato, è la lista di chi è stato ammazzato per raccontare quello che accade in Messico. Il presidente messicano Lopez Obrador ha promesso che i colpevoli non rimarranno impuniti. È raro l’arresto dei criminali ed è difficile che si arrivi alla carcerazione degli autori materiali dei delitti. Rimane ancora più difficile trovare chi abbia dato l’ordine di ammazzare il giornalista di turno, l’autore morale dell’assassinio.

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