Arancione brillante su tela grezza. La storia della borsa che hanno ricevuto i delegati alla Settimana Sociale affonda le radici in una terra “liberata”. A Quindici, primo paese in Italia a essere sciolto nell’83 per mafia, quando la legge non era ancora stata approvata - il sindaco eletto era quel Pasquale Raffaele Graziano, braccio destro di Raffaele Cutolo – in un bene confiscato è nata la Cooperativa 100quindici passi. Nella villa dei Graziano, oggi intitolato alla prima vittima innocente della zona, Nunziante Scibelli, la cooperativa Oasiproject, aderente a Libera, ha aperto un maglificio dove lavorano due ragazzi e quindici volontari. “Bisognava dimostrare che oggi, a Quindici, c’è il lavoro, senza cercarlo ‘altrove, come si è abituati a fare da sempre ’”, dice Francesco Iandolo, 29 anni, animatore del progetto Policoro. Capo clan nella parrocchia Cuore Immacolata di Maria ad Avellino, Francesco racconta dello striscione “Benvenuti a casa” che accoglie sull’ingresso della villa i giovani giunti a Quindici da tutt’Italia per i campi di lavoro di Libera o i bambini e i ragazzi del doposcuola che il pomeriggio frequentano l’ex fortino, un tempo temuto e inaccessibile. “”E’ importante come messaggio che le porte siano aperte, che oltre a essere luogo di lavoro questo venga considerato spazio di socializzazione, centro a disposizione della comunità”. Il sogno per il futuro? “Fare una fondazione, una scuola per i mestieri, insieme ad altre forze sane. La questione della legalità”, aggiunge Francesco, “si risolve con uno sviluppo che non dipende solo da noi”.
Il loro maglificio - “100Quindici” - prende a prestito l’immagine dei “cento passi” di Peppino Impastato. “Ne abbiamo aggiunto altri 15, per provare ad aprire gli occhi”.