Sempre sorridente, garbato, curioso ed entusiasta: da quarant’anni Osvaldo Bevilacqua si presenta così ai telespettatori alla guida di Sereno variabile, una trasmissione entrata nel Guinness dei primati come quella di più lunga durata al mondo di tutti i tempi con lo stesso conduttore, in quanto va in onda ininterrottamente dal novembre del 1978. Quando lo raggiungiamo al telefono, in una pausa delle riprese, ci racconta subito un aneddoto: «Mia madre, che è morta l’anno scorso a 101 anni, era affezionatissima a Famiglia Cristiana e ogni volta che non la trovava in parrocchia mi chiamava perché andassi a recuperargliene una copia».
Dopo quarant’anni di trasmissione non si è ancora stancato di girare l’Italia?
«L’Italia è talmente vasta che ci vorrebbero sette vite per conoscerla tutta. Quando torno per la quarta volta nella stessa località trovo sempre qualcosa di nuovo da scoprire».
Che cosa rende unico e così longevo questo programma?
«Io non faccio mai trattati, ma do degli stimoli. Faccio venire la voglia di andare a visitare quel luogo. Altra nostra caratteristica è la lealtà: ricordo che durante un servizio dalla costa romagnola ci chiesero di non parlare della mucillagine, ma io mi sono rifiutato, non ho mai nascosto la realtà, pur senza cercare la polemica. Certo, il mio intento è di raccontare le cose belle».
Ci sono trasmissioni che ricorda in modo particolare?
«Io ho fatto per Rai 1 uno speciale sui “segreti” della basilica di San Pietro andato in onda il Lunedì dell’Angelo alle 23,40 e ho ottenuto il 15,90 di ascolti, quasi due milioni di telespettatori, incredibile per quell’orario. Raccontavo tanti episodi curiosi, come il fatto che Michelangelo dopo aver scolpito la Pietà si nascose tra la folla per ascoltare i commenti del popolo, e visto che non attribuivano a lui la scultura, di notte ha preso lo scalpello e ha apposto la sua firma sulla fascia che regge il manto della Madonna. Dopo un po’ di minuti è arrivata una suora che gli ha fatto dono di un panino con la frittata e gli ha chiesto in cambio un po’ di polvere di marmo».
Che rapporto ha con il pubblico?
«Un mio amico mi disse: “Tu andrai in paradiso perché porti la gioia e la serenità nelle case”. A volte incontro delle persone che mi dicono che li ho molto aiutati nei momenti difficili. Il nostro pubblico va dai 9 ai 99 anni, una bella responsabilità. E sono fiero del fatto che il Moige mi abbia premiato come divulgatore per le famiglie».
Ha ideato lei Sereno variabile?
«Sì, fu una mia idea, ero un giornalista, facevo un programma di viaggi alla radio. Mi chiesero di fare qualcosa di analogo per la Tv. L’idea ce l’avevo, mancava il conduttore. Il direttore di Rai 2 mi disse: “Conducila tu!”. E io commentai ridendo: “Io? Con questa faccia!”, ma la spuntò lui. E per la prima puntata avemmo un padrino d’eccezione per tenerla a battesimo: il colonnello Bernacca».
Che novità ci sono quest’anno?
«Andiamo in onda il sabato alle 18, un orario un po’ difficile per la concorrenza con lo sport. Ma abbiamo raccolto la sfida, confidando sul fatto che in estate siamo andati in onda la domenica e il pubblico ci ha premiati».
E sui luoghi del programma?
«Abbiamo deciso di fare la prima puntata a Napoli. Nel Chianti abbiamo scoperto una scuola all’aperto in cui le aule sono i campi. Altri luoghi toccati: il Monferrato, la Lucchesia, Briseghella».
Che idea si è fatto degli italiani?
«Sono un popolo meraviglioso. Che capisce bene l’Italia quando va all’estero e non vede l’ora di tornare a casa. Gli italiani hanno fantasia, sono abituati a un elevato standard di vita, anche se molti se ne vanno per motivi economici. Ma tanti giovani cominciano a tornare alla terra dopo essere stati per un periodo all’estero. Per esempio nelle Marche abbiamo incontrato un ragazzo che prima era emigrato e poi è tornato quando suo padre gli ha lasciato 600 pecore con il cui latte ha prodotto yogurt e formaggi innovativi».
Ci parla della sua famiglia?
Tengo separati lavoro e famiglia. Mia moglie ha provato a seguirmi sul lavoro una volta, ma ha scoperto che le mie levatacce non facevano per lei. Ho due bambini piccoli e io e mia moglie abbiamo cercato di trasmettere loro i valori cristiani. E devo dire che sono molto devoti. Frequentano con interesse il catechismo e vanno a scuola dalle suore a Roma. Anch’io durante la mia infanzia ho praticato molto gli ambienti religiosi: facevo il chierichetto, lo scout, militavo nell’Azione cattolica, una fede che mi ha accompagnato e aiutato molto lungo tutta la vita».
Suo padre era un pittore e ha fatto i ritratti di diversi Papi. Lei li ha incontrati?
«Sì, ne ha ritratti tanti, a partire da Pio XII. Ha anche fatto l’iconografia di Maria Goretti quando è stata fatta santa. Al suo seguito ho incontrato anch’io i Pontefici. E ho potuto apprezzare il clima che si respira in Vaticano: in una Roma caotica, è un luogo riposante. Poi nel corso della mia professione ho avuto altre occasioni di incontrare i Papi. Per esempio ho portato gli astronauti della Mir americani e sovietici da Giovanni Paolo II nel 1997, registrando poi una puntata speciale di Sereno variabile che documentava la partenza della navetta STS-84 e le tappe del soggiorno dei sette cosmonauti in Italia. Poco dopo l’elezione di papa Francesco ho fatto uno speciale intitolato La Basilica nascosta e ho saputo che il Papa, dopo averlo visto, aveva chiesto di essere portato nei luoghi mostrati in Tv. Quando lui è andato a Lampedusa mi hanno inviato per registrare una puntata della trasmissione. Ricordo che abbiamo dato il nome Francesco a una tartaruga di un centro di recupero. Questi sono solo alcuni degli aneddoti di 40 anni di storia. E l’entusiasmo, per me, è lo stesso dei primi tempi».