Un nucleare sicuro, ma soprattutto concertato. Benedetto XVI è preoccupato che il processo che prevede la diffusione dell'energia nucleare metta in fila sicurezza e coordinamento tra tutti i Paesi, per evitare che qualcuno possa barare e cambiare destinazione. Lo dice alla fine dell'udienza generale del mercoledì, mentre è in corso la Conferenza di New York per fare il punto sul Trattato di non proliferazione nucleare. Non tutti i Paesi, neppure queli che hanno firmato il Trattato, si attengono scrupolosamente alle sue disposizioni e il Papa teme che qualcuno possa stravolgerne la filosofia.
Tra Paesi canaglia e Paesi più virtuosi non c'è poi un così ampio fossato e le polemiche geopolitiche sul nucleare civile, che spesso confina pericolosamente con il nucleare militare, sono nell'agenda quotidiana delle agenzie dell'Onu e di molte Cancellerie. Il Papa avverte che "il disarmo nucleare concertato e sicuro è strettamente connesso con il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali". Poi aggiunge che "la pace riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti, e non soltanto sull'equilibrio delle forze".
Sono parole che i Pontefici hanno usato spesso, dalla "Pacem in Terris" di Papa Giovanni, passando per la "Populorum progressio" di Paolo VI, ai molti pronunciamenti di Giovanni Paolo II all'enciclica sulla carità di Benedetto XVI. E' lo spirito della pace e del disamo totale quello che ha evocato Joseph Ratzinger all'udienza generale, ben sapendo tuttavia che non è facile. Ma le sue parole sono risuonate come un monito per molti governi: "Incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta". Si rivolge direttamente ai membri della Conferenza di New York in modo che vengano superati "i condizionamenti della storia" per "tessere pazientemente la trama politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche aspirazioni dei popoli".