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domenica 13 ottobre 2024
 
l'esperto
 

Ecoansia? Per i bambini il mondo è la loro casa. E la casa brucia

13/06/2024  Ecco perché tutte le notizie associate alla crisi ambientale, ai cambiamenti climatici e ai disastri che essi causano nella vita di molte persone a tutte le latitudini del pianeta non può lasciarli indifferenti. Ma nel sentimento che provano c'è anche una tensione positiva: fare qualcosa per il pianeta sofferente (di Alberto Pellai)

I bambini hanno un contatto spontaneo e continuo con la natura. Terra e acqua sono gli elementi con cui in età prescolare e scolare si intrattengono nelle attività di gioco spontaneo all’aria aperta. È nella natura che scoprono se stessi e scoprendo se stessi si aprono agli altri. Il mondo è la loro casa. Ma come dice bene uno degli slogan del movimento Fridyas for future “La nostra casa brucia”.

Se sei bambino tutte le notizie associate alla crisi ambientale, ai cambiamenti climatici e ai disastri che essi causano nella vita di molte persone a tutte le latitudini del pianeta non può lasciarti indifferente. I bambini del terzo millennio sono quelli che più hanno vissuto nel digitale. Eppure al tempo stesso sono affamati e desiderosi di vita all’aria aperta. Lo ha dimostrato la loro sofferenza nel tempo del lockdown. Chiusi tra le pareti di casa, in un mondo reso inaccessibile, la privazione di tutto ciò che stava “fuori” dallo spazio domestico li ha riempiti di tristezza e paura.

La ricerca che analizza come i bambini vivono la crisi ambientale in cui tutti siamo immersi, ci mostra che la parola “ecoansia” coniata per la prima volta dall’American Psuchological Association riguarda anche i più piccoli. A volte dibattuta con fare quasi dispregiativo da alcuni intellettuali e giornalisti, l’ecoansia in realtà è davvero presente nella vita di chi sta crescendo. Ma non va intesa soltanto con un’accezione negativa, come se si trattasse di una nuova patologia di difficile terapia. In essa infatti non c’è solo  un senso di colpa, tristezza e rabbia per il destino cui sta andando incontro il pianeta a causa di scelte politiche ed economiche inadeguate  che lo hanno reso fragile e vulnerabile. È chiaro che in questo termine c’è quel senso di smarrimento che tutti proviamo di fronte ai disastri ambientali e all’impatto che il riscaldamento globale ha sulle nostre vite.

Ma dentro a questo sentire ansia per l’ambiente, se proviamo a staccarci dalla deriva catastrofista, c’è anche una tensione a voler fare qualcosa di attivo per aiutare questo pianeta così sofferente. In questo i bambini sono maestri. Così come sanno prendersi cura di un piccolo animale sofferente e ferito, sanno fare attenzione allo spreco d’acqua quotidiano  cui ciascuno di noi adulti sembra non far caso. “Non far scendere l’acqua dal rubinetto mentre ti lavi i denti, papà”, “Potremmo usare di più la bicicletta, non è il caso di muoversi sempre in automobile”. Queste frasi che mi sono state dette spesso dai miei figli, sono ben presenti anche nelle intenzioni dei bambini coinvolti dalla ricerca. Le loro risposte ci rivelano che la consapevolezza che hanno dell’emergenza ambientale, non serve solo a spaventarli, ma anche a farli sentire protagonisti di un cambiamento di cui vogliono essere attori e autori. Dalle loro risposte, si evince che già alla scuola primaria i bambini sarebbero più che pronti a lanciare il loro “Fridays for future”. E di questa sensibilità ambientale il mondo, tutto il mondo, deve fare tesoro. Perché è educando questa sensibilità e dirigendola verso piccole azioni concrete, che quell’ansia può non trasformarsi in panico, ma diventare attività e attivismo. E questa rimane il modo migliore per non lasciare i bambini spaventati.

Probabilmente negli anni futuri servirà non sottoporli a visioni continue di disastri ambientali, che generano terrore e panico, e farli diventare protagonisti di azioni e progetti, nelle loro comunità, in cui tutti insieme, adulti e bambini, ci prendiamo per mano e costruiamo un mondo rispettoso dell’ambiente. Si tratta di fare educazione ambientale a scuola, educazione civica, ma anche di uscire fuori nel mondo e salvare il mondo dall’eccesso di rifiuti in cui lo stiamo affogando. Sarà utile aiutarli a comprendere come si fa una spesa eco-sostenibile, quali attenzioni avere per la raccolta differenziata dei rifiuti, ma anche portarli al centro stesso della natura e della sua bellezza, incrementando le esperienze di educazione all’aria aperta, gite nei bosci e in montagna, esperienze di osservazione naturalistica in ambienti “open air”. Come ci dice la ricerca, l’ecoansia nei bambini può semplicemente diventare una modalità con cui percepiscono un rischio che va intercettato, prevenuto e modificato. Perché se non percepisci il rischio, allora non puoi nemmeno adottare quei comportamenti che ti permettono di non dovertici confrontare.

 
 
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