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(In copertina, il Torrione Niccolò V, in Vaticano, dove ha sede lo Ior)
Con il motu proprio di papa Francesco, firmato il 26 dicembre e reso noto il 28, ci completa la riforma economico/finanziaria della curia. Così come già annunciato dalla lettera di Bergoglio alla Segreteria di Stato dello scorso 25 agosto, amministrazione, gestione e decisioni in materia saranno trasferite all’Apsa (acronimo di Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica).
Quattro articoli in tutto, con cui si chiede che dal primo gennaio la segreteria di Stato vaticana trasferisca «la titolarità dei fondi e dei conti bancari, degli investimenti mobiliari e immobiliari, ivi incluse le partecipazioni in società e fondi di investimento» a lei finora intestati «all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica che curerà la loro gestione e amministrazione». Entro e non oltre il 4 febbraio, inoltre la Segreteria di Stato trasferisce anche «tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica su conto bancario da questa indicato». Se non fosse possibile cambiare intestazione «il Segretario di Stato provvede quanto prima, e non oltre il 4 Febbraio 2021, a munire il Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica di una procura generale ad agire a nome e per conto della Segreteria di Stato, attribuendogli in via esclusiva ogni potere di ordinaria e straordinaria amministrazione per: a) la gestione dei conti correnti bancari; b) la gestione dei titoli e dei valori mobiliari intestati alla Segreteria di Stato; c) l’esercizio dei diritti derivanti dalle partecipazioni della Segreteria di Stato in società e fondi di investimento; d) la gestione degli immobili intestati direttamente o indirettamente alla Segreteria di Stato».
Un motu proprio molto tecnico con molte specifiche che consentiranno una maggior trasparenza nella gestione dei fondi ed eviteranno, in futuro, che si possa disporre delle finanza vaticane senza gli adeguati controlli. L’Apsa procederà ad accantonare specifici Fondi papali che faranno comunque parte del bilancio consolidato della Santa Sede con una contabilità separata. Saranno aperti anche specifici sottoconti per l’Obolo si San Pietro, per il Fondo Discrezionale del Santo Padre e per i Fondi Intitolati «che abbiano un particolare vincolo di destinazione per volontà dei donanti o per disposizione normativa». Di ciascun conto sarà redatto un apposito bilancio. L’Apsa informerà periodicamente la Segreteria di Stato (che continua a collaborare per la raccolta) della situazione dei Fondi. Inoltre, il motu proprio stabilisce che il Fondo discrezionale del Santo Padre possa essere toccato soltanto su sua espressa decisione personale. Per tutti gli altri sottoconti ll presidente dell’Apsa sottoporrà le decisioni all’autorizzazione preventiva dle prefetto per l’Economia che «esercita un controllo specifico verificando preventivamente la corrispondenza con le istruzioni ricevute dal Santo Padre sull’uso dei Suoi fondi, la capienza e la liquidità degli stessi e la rispondenza delle disposizioni all’eventuale vincolo di destinazione».
La Segreteria di Stato, che continuerà a coadiuvare il Papa per le finalità connesse alla sua missione, avrà però meno funzioni economiche da gestire e, di conseguenza, anche meno personale a disposizione. Finalità della riforma è quella di una maggiore trasparenza, una più chiara separazione delle funzioni e un adeguamento migliore dell’economia della Santa Sede alla missione della Chiesa «in modo che il Popolo di Dio che aiuta con la sua generosità a sostenere la missione del vescovo di Roma» possa farlo con la fiducia che i suoi contributi siano adeguatamente amministrati e controllati.





