Nell’antichità rappresentava una
delle principali cause di mortalità
e, tutt’oggi, costituisce uno
dei problemi di salute più frequenti
e significativi negli anziani e in età
infantile. La polmonite è un’infezione delle
basse vie respiratorie, che colpisce bronchi
e parenchima polmonare (cioè la regione
intorno all’albero bronchiale), colpisce
all’incirca 200¢250 mila italiani ogni anno.
Se d’inverno può essere confusa con
una normale influenza, esistono sintomi
che devono mettere in allarme, seppure
l’unica figura di riferimento in grado di formulare
una diagnosi sicura sia sempre il
medico curante.
«Come in tutte le infezioni respiratorie
è presente la tosse, accompagnata da fiato
corto, brividi, debolezza e febbre elevata,
ma solamente nei pazienti più giovani», spiega il professor Francesco Blasi,
ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio
presso l’Università degli Studi di
Milano e direttore dell’area cardiopolmonare
dell’Irccs Fondazione Ospedale Maggiore
Policlinico Ca’ Granda del capoluogo
lombardo. «Nei soggetti anziani, infatti,
la risposta immunitaria è meno vivace e
può non attivare il rialzo della temperatura,
rendendo più difficoltosa la diagnosi:
in questo caso, gli elementi da considerare
sono il calo di attenzione e la sensazione
di confusione e disorientamento, perché la
polmonite determina uno stato infiammatorio
generale che può condurre proprio
allo stordimento».
La sintomatologia può variare anche in
base agli agenti patogeni che determinano
la malattia. I microrganismi più frequenti
sono batteri (streptococco pneumoniae,
mycoplasma pneumoniae, chlamydia pneumoniae
e legionella pneumophila), che causano
il 60-70 per cento delle polmoniti diffuse
sul territorio italiano.
Se la sintomatologia dell’infezione da
streptococco è maggiormente identificabile,
gli altri patogeni – definiti “atipici” – possono
avere avvisaglie molto più sfumate ed
essere preceduti da affezioni a carico delle
alte vie respiratorie (bronchite, faringite,
laringite…) prima di attaccare quelle basse.
«Di norma, queste patologie sono causate
da virus e capita dunque che il medico,
correttamente, non prescriva gli antibiotici
per contrastarle: ecco allora che, nell’arco
di sette giorni, si manifesta la polmonite
vera e propria, dovuta a batteri non immediatamente
identificati», commenta Blasi.
Le cause della patologia possono essere
molteplici però, includendo anche virus e
funghi, per cui nel periodo invernale è bene
adottare le stesse precauzioni utili per
scansare l’influenza: lavare le mani con regolarità,
coprire la bocca e il naso in caso di
tosse o starnuto, non lasciare in giro fazzoletti
usati, evitare gli ambienti affollati.
«Oggi contro l’infezione da pneumococco
è disponibile un vaccino da abbinare a
quello antinfluenzale, entrambi consigliati
soprattutto alle persone a rischio, anziani,
portatori di patologie croniche, immunodepressi
e diabetici», specifica Blasi, che
raccomanda l’adozione di uno stile di vita
corretto per scongiurare i fattori di rischio.
Al di là dell’età (si nota una maggiore
predisposizione alla polmonite nella prima
infanzia e dopo i cinquant’anni), esistono
condizioni modificabili per contrastare
l’infezione: evitare il fumo di sigaretta,
non abusare dell’alcol e curare l’alimentazione
per mantenere efficiente il sistema
immunitario. «In effetti, chi è debilitato ha
una maggiore facilità di sviluppare polmoniti,
spesso causate dalla normale influenza,
con cui avviene una sorta di gioco-forza:
quando vengono intaccate le difese
naturali dell’albero respiratorio, si blocca
la “scala mobile” interna ai nostri bronchi,
che ha il compito di espellere il muco verso
l’esterno. A causa di quel ristagno, il virus
influenzale colpisce l’epitelio bronchiale e
facilita l’ingresso dei batteri nel polmone»,
semplifica Blasi.
Interpretare la tosse
Ad accomunare la polmonite ad altre patologie
è sicuramente la tosse, presente
in numerose malattie da raffreddamento,
ma anche in disturbi di natura respiratoria
e non solo, come reflusso gastroesofageo,
scompenso cardiaco, tubercolosi, malattie
legate all’amianto, trauma toracico, embolo
polmonare o malattie reumatiche, solo
per citarne alcuni. «La discriminante non è
neppure la sua caratteristica grassa piuttosto
che secca, entrambe possibili a seconda
del patogeno», conclude Blasi. «A insospettirci
deve essere la sua durata, specie
quando la tosse non tende a regredire dopo
cinque o sei giorni: in questo caso, anziché
insistere con sciroppi o rimedi naturali,
è bene consultare il medico».