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mercoledì 19 marzo 2025
 
 
Benessere

Polmonite, come riconoscere i primi sintomi

22/12/2015  L’infezione delle basse vie respiratorie colpisce circa 250 mila italiani ogni anno e può essere confusa con una normale influenza. Ecco i segnali che devono mettere in allarme.

Nell’antichità rappresentava una delle principali cause di mortalità e, tutt’oggi, costituisce uno dei problemi di salute più frequenti e significativi negli anziani e in età infantile. La polmonite è un’infezione delle basse vie respiratorie, che colpisce bronchi e parenchima polmonare (cioè la regione intorno all’albero bronchiale), colpisce all’incirca 200¢250 mila italiani ogni anno.
Se d’inverno può essere confusa con una normale influenza, esistono sintomi che devono mettere in allarme, seppure l’unica figura di riferimento in grado di formulare una diagnosi sicura sia sempre il medico curante.
«Come in tutte le infezioni respiratorie è presente la tosse, accompagnata da fiato corto, brividi, debolezza e febbre elevata, ma solamente nei pazienti più giovani», spiega il professor Francesco Blasi, ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio presso l’Università degli Studi di Milano e direttore dell’area cardiopolmonare dell’Irccs Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Ca’ Granda del capoluogo lombardo. «Nei soggetti anziani, infatti, la risposta immunitaria è meno vivace e può non attivare il rialzo della temperatura, rendendo più difficoltosa la diagnosi: in questo caso, gli elementi da considerare sono il calo di attenzione e la sensazione di confusione e disorientamento, perché la polmonite determina uno stato infiammatorio generale che può condurre proprio allo stordimento».
La sintomatologia può variare anche in base agli agenti patogeni che determinano la malattia. I microrganismi più frequenti sono batteri (streptococco pneumoniae, mycoplasma pneumoniae, chlamydia pneumoniae e legionella pneumophila), che causano il 60-70 per cento delle polmoniti diffuse sul territorio italiano.
Se la sintomatologia dell’infezione da streptococco è maggiormente identificabile, gli altri patogeni – definiti “atipici” – possono avere avvisaglie molto più sfumate ed essere preceduti da affezioni a carico delle alte vie respiratorie (bronchite, faringite, laringite…) prima di attaccare quelle basse. «Di norma, queste patologie sono causate da virus e capita dunque che il medico, correttamente, non prescriva gli antibiotici per contrastarle: ecco allora che, nell’arco di sette giorni, si manifesta la polmonite vera e propria, dovuta a batteri non immediatamente identificati», commenta Blasi.
Le cause della patologia possono essere molteplici però, includendo anche virus e funghi, per cui nel periodo invernale è bene adottare le stesse precauzioni utili per scansare l’influenza: lavare le mani con regolarità, coprire la bocca e il naso in caso di tosse o starnuto, non lasciare in giro fazzoletti usati, evitare gli ambienti affollati.
«Oggi contro l’infezione da pneumococco è disponibile un vaccino da abbinare a quello antinfluenzale, entrambi consigliati soprattutto alle persone a rischio, anziani, portatori di patologie croniche, immunodepressi e diabetici», specifica Blasi, che raccomanda l’adozione di uno stile di vita corretto per scongiurare i fattori di rischio.
Al di là dell’età (si nota una maggiore predisposizione alla polmonite nella prima infanzia e dopo i cinquant’anni), esistono condizioni modificabili per contrastare l’infezione: evitare il fumo di sigaretta, non abusare dell’alcol e curare l’alimentazione per mantenere efficiente il sistema immunitario. «In effetti, chi è debilitato ha una maggiore facilità di sviluppare polmoniti, spesso causate dalla normale influenza, con cui avviene una sorta di gioco-forza: quando vengono intaccate le difese naturali dell’albero respiratorio, si blocca la “scala mobile” interna ai nostri bronchi, che ha il compito di espellere il muco verso l’esterno. A causa di quel ristagno, il virus influenzale colpisce l’epitelio bronchiale e facilita l’ingresso dei batteri nel polmone», semplifica Blasi.

Interpretare la tosse

Ad accomunare la polmonite ad altre patologie è sicuramente la tosse, presente in numerose malattie da raffreddamento, ma anche in disturbi di natura respiratoria e non solo, come reflusso gastroesofageo, scompenso cardiaco, tubercolosi, malattie legate all’amianto, trauma toracico, embolo polmonare o malattie reumatiche, solo per citarne alcuni. «La discriminante non è neppure la sua caratteristica grassa piuttosto che secca, entrambe possibili a seconda del patogeno», conclude Blasi. «A insospettirci deve essere la sua durata, specie quando la tosse non tende a regredire dopo cinque o sei giorni: in questo caso, anziché insistere con sciroppi o rimedi naturali, è bene consultare il medico».

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