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«Una operazione estremamente rischiosa e incompatibile con l'atteggiamento sempre doverosamente prudente tenuto dall'investitore». È questa la motivazione principale che ha guidato i giudici del Tribunale vaticano nella condanna, nel dicembre 2023, del cardinale Giovanni Angelo Becciu, E. C., Gianluigi Torzi, Nicola Squillace, Fabrizio Tirabassi e Cecilia Marogna e un altro imputato in merito ai reati connessi alla compravendita del palazzo di Londra. Nel dettaglio il cardinale Becciu e un altro imputato erano stati riconosciuti colpevoli di peculato; E. C. per il reato di autoriciclaggio; Gianluigi Torzi e Nicola Squillace per truffa aggravata e Torzi anche per estorsione in concorso con Fabrizio Tirabassi, lo stesso Tirabassi per autoriciclaggio. Becciu e Cecilia Marogna erano stati ritenuti colpevoli di truffa aggravata.
La corte, presieduta da Giuseppe Pignatone, spiega, in un documento di oltre 800 pagine, il perché della sentenza e confuta le tesi della difesa. A partire da quella che non ci sarebbe reato perché il cardinale non ha tratto profitto dalle sue condotte. Per l'ordinamento vaticano il peculato c’è ogni volta che si fa un «uso illecito» del denaro. «La responsabilità» del cardinale Becciu, si legge nelle pagine della motivazione, «non può essere messa in discussione neppure in ragione di un ulteriore argomento che egli ha invece inteso valorizzare in più circostanze: la rivendicata assenza di utilità». Un fatto che «sotto il profilo squisitamente giuridico (che è l'unico scrutinabile in questa sede) perde del tutto significato» perché «la finalità di lucro è del tutto estranea alla fattispecie di peculato prevista dall'ordinamento vaticano». E anche sui finanziamenti alla cooperativa Spes, della diocesi di Ozieri, i giudici sottolineano che non conta se i fondi siano stati o meno utilizzati e se sono stati impiegati a fin di bene perché «il tema centrale resta uno ed uno soltanto: la illiceità della donazione, in quanto effettuata a favore di propri congiunti». Per quanto riguarda Cecilia Marogna, la cosiddetta esperta di geopolitica che ha ricevuto oltre mezzo milioni di euro che ha speso in borse e altri beni voluttuari dichiarando invece di averne bisogno per liberare una suora rapita in Mali, i giudici imputato a Becciu il fatto che «pur a fronte della piena consapevolezza circa la assoluta gravità dei fatti», egli «non ha preso le distanze dalla Marogna neanche nelle dichiarazioni rese da imputato, nelle quali ha continuato a sostenere la professionalità e affidabilità della donna senza mai affrontare il tema del denaro da lei speso». Infine, sullo scambio epistolare con il Papa e sulle registrazioni delle sue parole a sua insaputa, il documento scrive che «non merita poi alcun commento l'incredibile decisione dell'imputato di preordinare ed eseguire la registrazione di una conversazione privata con il Santo Padre».





