Telephaty: ci farebbe comodo, averne un po’. E chi non vorrebbe entrare nella mente di un uomo, per conoscerne ogni segreto. Il primo essere umano ha ricevuto un chip, un impianto nel cervello, grazie a una società californiana di proprietà di Elon Musk. Ancora non sappiamo se definirlo un folle, un visionario o tutt’e due. Naturalmente il facoltoso magnate si propone una missione salvifica: grazie alla scienza,
ripristinare l’autonomia ad esempio di chi soffre di gravi malattie neurologiche, dalla Sla al Parkinson. Ma non basta, Musk auspica anche di «sbloccare il potenziale umano». A che scopo? E sbloccato da chi? Basterà pensare di telefonare, o di scrivere sul pc, e voilà, pensato uguale fatto. Connessione in tempo reale fra la mente e un qualsiasi device, grazie a Telephaty. Speriamo che non ci imponga anche pause pubblicitarie nei sogni. Basterà solo pensare per carpire segreti aziendali, o strategici. Per attivare un missile. O facilitare certe emozioni in chi ci interessa (l’amore, il terrore?). Basterà pensarlo, e si potranno
controllare uno o più esseri umani? Non è fantascienza: l’interfaccia cervello-pc per potenziare l’Intelligenza artificiale è già realtà. La Food and Drug Administration ha dato il suo ok per i test sull’uomo, dopo aver portato a termine gli esperimenti sulle scimmie (qualcuna finita male, invero). Su volontari, naturalmente. Speriamo veri, e non cavie, sfruttate con illusioni di guarigioni miracolistiche o denaro. Certo, dice Musk, se Stephen Hawking, o chiunque nella sua condizione, avesse potuto migliorare la sua qualità di vita, sarebbe bellissimo. Ma se qualcuno potesse desiderarne tanti, di geni così, al proprio servizio, sarebbe un po’ meno esaltante. Aziende rivali, ci dicono, hanno già impiantato simili dispositivi. La concorrenza è spietata, ci auguriamo avvenga sempre in paesi democratici, ove il controllo è garantito. Pensate come potrebbe utilizzare Telephaty il dittatore nordcoreano Kim Jong-Un. Fortunatamente non ci sono al momento pubblicazioni scientifiche che dimostrino i risultati annunciati. Però non illudiamoci troppo: se non ora, sarà
domani. E sarà tardi, se non ci arriveremo pensanti e preparati. Già abbiamo concesso libertà alla rete, e ancor peggio la libertà dei nostri figli, rassegnandoci al così fan tutti. Clicchiamo un’icona, un link e siamo sommersi da consigli per gli acquisti, che paiono magicamente prevedere proprio quel che desideravamo. Certo, ogni scoperta o innovazione scientifica non può vederci pregiudizialmente ostili, o non avremmo la luce elettrica, i caloriferi e gli aeroplani. L’importante è che la tecnologia non domini l’uomo, che sia preservata la libertà e la dignità della persona, che ogni traguardo delle scienze sia sempre e soltanto per il bene di tutti. Che il detto infingardo “volere è potere” non diventi un’arma per la nostra presunzione, per trasformare il verbo in una parola pericolosa, Potere. È sempre stato così, purtroppo: il bene e il male si mescolano e ogni invenzione ci ha resi un po’ più sicuri, e un po’ più fragili. Possiamo soltanto fare rete, muovere intelletti e coscienze, attivare anticorpi. Non è poco.