LA PARANZA DEI BAMBINI DI ROBERTO SAVIANO: LA TRAMA
Genitori, insegnanti, forze dell'ordine, istituzioni: nell'ultimo libro di Roberto Saviano, La paranza dei bambini (Feltrinelli), da un mese in testa alle classifiche di vendita, si fanno notare per la loro assordante e inqueitante assenza, mentre bambini e ragazizni inseguono il sogno sbagliato e diventano spietati criminali.
La paranza dei bambini racconta la nascita di un clan radicato nel quartiere Forcella di Napoli. Un gruppo di ragazzini, intorno ai 15-16 anni, tutti ancora minorenni, coltivano il sogno di diventare ricchi, potenti, temuti. Non attraverso il lavoro, lo studio, la fatica, bensì attaraverso la violenza e il crimine. I loro punti di riferimento non sono i loro genitori, né i loro insegnanti, né tanto meno i poliziotti o i carabinieri che tentano di reprimere il crimine. Sono i grandi boss mafiosi a suscitare la loro ammirazione e fargli da maestri.
Nicolas, ribattezzato Maraja, è il loro capo. Ed è colui che incarna questa ambizione tragicamente perversa nel modo più radicale: più spietato, più violento, più privo di ogni coordinata morale rispetto ai suoi amici ne diventa il leader e li guida in una scalata al potere, conquistato passo dopo passo con sempre maggiore temerarietà, senza paura di sporcarsi le mani di sangue.
LA PARANZA DEI BAMBINI: UN MONDO SENZA ADULTI
E il mondo degli adulti, mentre questi ragazzini costituiscono la loro paranza e perdono le loro vite dietro valori rovesciati, dove sono, cosa fanno?
Prendiamo i genitori di Nicolas, il capo rispettato e cinico. Roberto Saviano non dedica molte righe a parlare di loro, perché in realtà non affronta direttamente il tema del ruolo dei "grandi" in questa mala education dei giovani (ed è un peccato, perché facendolo avrebbe dato ancora più spessore al suo romanzo). Eppure sono sparsi qua è là dei passaggi significativi. Il padre è un insegnante, dovrebbe quindi sapere come trattare il figlio: invece è una figura debole, assente, incapace di imporsi sul figlio per rimetterlo sulla giusta strada. Probabilmente finge di non sapere quello che sta combinando, mentre in realtà lo sa: nelle ultime drammatiche pagine, quando le atrocità del Maraja si ritorceranno contro di lui, il padre lo accuserà direttamente di essere responsabile del dolore che ha travolto la loro famiglia.
E la madre? Personalità più forte del padre, anche lei sa ma finge di non sapere.Sa e infatti cerca inutilmente di proteggere ilfilgio più piccolo, il fratello minore di Ncolas. Sa perché in una delle scorribande del clan per imporre la sua legge di violenza la madre lo vede e lo riconosce, ma non farà nulla, non gli parlerà nemmeno... Infine, quando il comportamento del figlio chiederà il suo pesante tributo, anziché scagliarsi contro il figlio responsabile di tutto - come aveva fatto, sia pur solo a parole, il marito - pretenderà da lui e dal clan la vendetta, cioè altro sangue, mostrando di aderire alle scelte del figlio.
INSEGNANTI INCAPACI E POLIZIA IMPAURITA
Non se la cavano meglio gli altri adulti. Gli inseganti e il mondo della scuola, ai quali sopetterebbe insieme alla famiglia il compito educativo, hanno un'influenza pari a zero su questi ragazzi. Che a scuola nemmeno ci vano, se non saltuariamente. La maggior parte dei professori non sa come gestire questa materia incandescente, come catturare l'attenzione di questi adolescenti. Probabilmente li temono.
I più innovativi e capaci fra gli inseganti riescono a coinvolgerli con qualche iniziativa, come quando Nicolas rivelerà la sua ammirazione sconfinata per Machiavelli e il suo principe, eletti a suoi modelli. Ma è un fuoco di paglia, niente che riesca a mettere in crisi il ragazzo, a costringerlo almeno farsi qualche domanda. Resta solo la suggestione che un certo tipo di scuola, un certo tipo di insegnamento, certi professori potrebbero fare molto per scrivere una storia diversa. Questo episodio indica un'occasione sprecata...
E l'universo delle istituzioni? Il Comune, i servizi sociali, le forze dell'ordine... Di loro non c'è traccia. nemmeno riescono ad affacciarsi nella mente e nella vita quotidiana della paranza. Quando in una delle loro spedizioni incroceranno la polizia, i argazzi non avranno nessun timore a spararle contro. E la reazione degli uomini deputati alla difesa della legalità sarà emblematica: sentendosi assediati, sotto attacco - anche se hanno a che fare con cinque o sei ragazzi con le pistole - preferiranno chiamare i rinforzi e aspettare, anziché dare subito la caccia e cercare di portarli in galera, rivelando così la loro infinita impotenza.
GIOVENTU' BRUCIATA E SENZA MAESTRI
La paranza dei bambini di Roberto Saviano può quindi essere letto come denuncia dell'incapacità, dell'assenza, dell'inerzia colpevole del mondo adulto verso quello dei giovani, di fatto abbandonati a se stessi e alla loro gerarchia capOvolta di valori. I "ragazzi di vita" del romanzo affermano esplicitamente che i loro obiettivi sono i soldi e il potere, non una vita dignitosa, onesta e giusta. Anzi, mostrano esplicitamente disprezzo per i genitori, gli insegnanti, i poliziotti che si guadagnano da vivere faticando giorno dopo giorno. No, questo non fa per loro: loro vogliono tutto e subito, senza lavoro, senza studio, nella maniera più facile e veloce possibile.
Di fronte a questa mentalità, a questa cultura, il mondo adulto si rivela impotente, intimorito, incapace di proporre un'alternativa valida ai figli e così rinuncia al proprio compito educativo, abbandonandoli alla perdizione.