Da una parte insulti, minacce, il passaparola veloce di “vedette” che spinge pusher e clienti a darsela a gambe. Dall’altra Padre Nostro, Ave Maria e Gloria. Roma, periferia Est, quartiere San Basilio, “roccaforte dello spaccio organizzato”, esterno notte: la Chiesa che s’oppone al crimine con la forza disarmata del Rosario ha il volto e la voce di don Antonio Coluccia, 45 anni, sacerdote sotto scorta per aver sfidato le mafie, che all’imbrunire di ogni giorno scende in strada e prega. Dopo essergli stata a fianco diverse sere, Famiglia Cristiana - nel numero in edicola da giovedì 24 settembre - ne racconta motivazioni e obiettivi in un reportage nato tra via Corinaldo e via Carlo Tranfo, “il supermarket della droga” dove normalmente con il favore delle tenebre (i lampioni vengono puntualmente messi fuori uso) c’è chi fa coda per comprare sostanze stupefacenti, un triste commercio di morte cui l’azione del sacerdote infligge perdite economiche valutate dalle Forze dell’ordine tra i 20 e i 30 mila euro per volta.
«Qui tutto si fa al buio», spiega don Coluccia: «Io, altri fedeli e gente di buona volontà vogliamo portare il bene, la Parola di Dio, la luce. Ci battiamo perché ciascuno abbia un futuro e la possibilità di riscatto. Ciò che facciamo è un dovere civico ed è un dovere di chiunque sia battezzato».
Nello stesso numero Famiglia Cristiana racconta da vicino anche la nascita di una particolare task force: il Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminosi (di cui fa parte anche il condirettore della testata) che contrasterà le infiltrazioni mafiose vigilando sulle processioni (basta “inchini” delle statue davanti alle case dei boss) e sulla vita dei luoghi sacri, soprattutto mariani. Promossa dalla Pontificia Academia Maria Internationalis, è composta da esperti – religiosi e laici, insieme – per arginare l’uso strumentale della fede. In una lettera di metà agosto, papa Francesco ha reso noto il suo incoraggiamento all’iniziativa dal titolo “Liberiamo la Madonna dalle mafie” varata ufficialmente a Roma il 18 settembre scorso. «La Madonna sa difendersi da sola, siamo noi che dobbiamo di difenderci dalle mafie che tentano di usare tutto ciò che dà loro prestigio, anche la cultura religiosa», dice Rosy Bindi, anche lei “arruolata” nella nuova task force.