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martedì 10 settembre 2024
 
dossier
 

Salvini e le accuse a Famiglia Cristiana

13/12/2018  Il ministro se la prende con il nostro giornale per aver raccontato, nel servizio "E non c'era posto per loro", la storia di una famiglia di richiedenti asilo che a Crotone si è ritrovata in strada nel cuore della notte per effetto della sua legge. Ma è tutto vero. Purtroppo.

Il ministro degli Interni Salvini ancora una volta dedica la sua attenzione a Famiglia Cristiana, accusandoci di aver pubblicato la cronaca di una famiglia di richiedenti asilo (il marito ghanese, la moglie nigeriana incinta e una bimba di sei mesi) che era stata accolta dal centro di accoglienza di Crotone e che nel cuore della notte si è ritrovata in mezzo a una strada per effetto del cosiddetto decreto sicurezza. "Il decreto sicurezza”, ha sostenuto Salvini, “non è retroattivo e non caccia i bambini dai centri di accoglienza. Eppure, per Famiglia Cristiana, una famiglia ghanese sarebbe finita improvvisamente in mezzo alla strada per colpa mia. Falso. L'allontanamento dalle strutture riguarda tutti quelli che non hanno più diritto a rimanervi, come è sempre avvenuto anche prima del mio decreto. Sono impegnato, da ministro e da padre, a difendere i veri profughi e le persone più fragili (a partire dai bimbi) e allontanare delinquenti e clandestini". 

"Mi spiace – aggiunge il ministro - per l’ennesima menzogna di Famiglia Cristiana e ringrazio tutti quei parroci e quei lettori che mi hanno testimoniato, in passato (ricordate la squallida copertina 'Vade retro Salvini') e in queste ore vicinanza e affetto, preferendo il dialogo, l’approfondimento e la costruzione ad attacchi e bugie degne di un giornale politico di ultrasinistra, non di un settimanale cattolico. Buon Santo Natale, sempre che qualcuno non si offenda...".

Peccato che quello che sostiene il ministro sia inesattto. Non si tratta dell’"ennesima menzogna di Famiglia Cristiana" ma di una cronaca che confermiamo punto per punto. E' quello che è avvenuto, purtroppo.Più in generale, suggeriamo al ministro di leggere più attentamente il suo cosiddetto decreto sicurezza, prima di fare le sue esternazioni. La sua legge infatti ha abolito il permesso di soggiorno per protezione umanitaria, lasciando in strada coloro che erano nelle liste di attesa per accedere ai progetti Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che avevano diritto a rimanere nei centri dui accoglienza in attesa di aderire ai programmi. La legge prevede solamente forme di protezione residuali  speciali che allo stato attuale, in attesa dei decreti attuativi, non specifica le categorie più deboli da tutelare.

Da Como  a Ragusa sia i prefetti che le organizzazioni umanitarie hanno chiesto delucidazioni al Viminale. Di sicuro il clima fin qui creato dalle nuove norme, ben lungi dal garantire maggiore sicurezza, ha creato confusione e in taluni casi anche veri e propri drammi.

Forse non abbiamo riflettuto abbastanza su quello che significa abolire il permesso di soggiorno per protezione umanitaria in Italia. Esso riguardava persone che hanno abbandonato il Paese di origine per “seri motivi” di carattere umanitario e che possono essere vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza, di mancato rispetto dei diritti umani, di carestie o di disastri ambientali o naturali. 

L’istituto della protezione umanitaria era stato introdotto per dare piena attuazione all’articolo 10 della nostra Costituzione, che parla di cittadini stranieri ai quali «sia impedito» nel loro Paese «l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana», e all’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, che ha consolidato il divieto di espellere o respingere «in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate».
Non si tratta di delinquenti, ma di persone.

 

 

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