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giovedì 05 dicembre 2024
 
Assemblea Aris
 

Sanità cattolica: «Più che l'autonomia differenziata, serve la solidarietà differenziata»

21/11/2024  L'Assemblea Generale dell’Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (circa 270 strutture tra ospedali, case di cura, centri di ricerca, residenze) è stata l'occasione per ribadire, come ha sottolineato il cardinale Parolin, il radicamento del servizio nel Vangelo, avendo come modello il buon samaritano. E don Massimo Angelelli, direttore della Pastorale per la Salute della Cei, ha ricordato che bisogna partire sempre dai più bisognosi

Richiamo ai «valori evangelici ai quali le istituzioni socio-sanitarie cattoliche devono fare sempre e comunque riferimento». Rilancio del ruolo della sanità cattolica non profit convenzionata «come componente fondamentale «del Servizio Sanitario Nazionale e «solidarietà ai medici ed agli infermieri» in sciopero contro la manovra finanziaria del Governo.

È quanto è stato messo a fuoco, tra l’altro, alla Assemblea Generale dell’Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (circa 270 strutture tra ospedali, case di cura, centri di ricerca, residenze) svolta a Roma per la conclusione delle celebrazioni del Sessantesimo anniversario della fondazione. Occasione per riportare al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica il movimento sanitario privato convenzionato non profit che fonda le sue radici nei valori evangelici. Come hanno sottolineato nei loro interventi introduttivi il cardinale segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin, e don Massimo Angelelli, direttore della Pastorale per la Salute della Cei. Presenti ai lavori, anche la vice presidente del Senato Licia Ronzulli, l’onorevole Luciano Ciocchetti, vice presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, medici, personale sanitario, ed i delegati delle sedi regionali dell’Aris.

Parole di «incoraggiamento, sostegno e riconoscenza al ruolo della sanità cattolica nel nostro Paese» sono arrivate dal cardinale Parolin con particolare attenzione all’aspetto socio-pastorale che «ogni istituzione che si richiama ai valori evangelici è tenuta a tenere sempre presente». Per il porporato «è insostituibile e fondamentale il ruolo e la presenza nel nostro Paese della sanità cattolica non profit convenzionata con il Servizio sanitario Nazionale». Una presenza fatta «con attenzione, competenza, preparazione, per l’uomo sofferente, con particolare sollecitudine per i più bisognosi, per le persone più fragili e più bisognose che vanno sempre curate con competenza, professionalità, ma sempre alla luce dei valori del Vangelo». Parolin ha messo anche in evidenza «l’importante ruolo che svolge l’Aris anche dal punto di vista formativo e di sollecitazione nei rapporti istituzionali animato sempre da spirito di servizio e di collaborazione». Ogni singolo operatore (medici, infermieri, personale medico a qualsiasi livello) che lavora in istituzioni cattoliche secondo il cardinale Segretario di Stato, «oltre al dovere di servire l’ammalato con competenza, preparazione e passione, ha l’obbligo di non dimenticare mai che la sua scelta professionale affonda le sue radici negli insegnamenti del Vangelo». Facendo a questo proposito riferimento alla parabola del Buon Samaritano: «Gli uomini e le donne della sanità cattolica sono chiamati ad avere come loro modello riferimenti quel Samaritano che si fermò a curare il povero viandante ferito. Altrimenti sarebbero del tutto uguali a quegli viandanti che si volsero dall’altra parte, tra i quali persino religiosi del tempo, per non parlare dei briganti che ferirono il malcapitato curato solo dal Samaritano. Siate quindi Buoni Samaritani, mai briganti e ignavi che si girano dall’altra parte. Solo così la sanità cattolica non profit potrò svolgere il suo ruolo nella società con la sua identità al servizio di chi ha bisogno di cure, specialmente i più bisognosi».

Parole ed indicazioni pastorali fatte proprie anche don Angelelli, che ha messo l’accento sull’importanza «di fare squadra da parte dell’intera sanità cattolica», invitando «tutti i soggetti in campo ad unirsi, a superare eventuali forme di isolamento per far sentire il proprio peso nell’ambito della sanità convenzionata non profit». Con la consapevolezza che – la sottolineatura del responsabile Cei per la salute «solo procedendo insieme e con spirito di unità, la sanità cattolica non profit convenzionata può far sentire il suo peso senza forme di soggezione verso nessuno». Da don Angelelli è arrivato anche un forte richiamo «all’esigenza che anche da parte della sanità cattolica si metta in pratica una vera e propria lotta agli sprechi, varando buoni bilanci, con attenzione sia dal punto di vista farmacologico che sanitario». Prima di avanzare richieste – il suo suggerimento – «è bene che la sanità cattolica si guardi dentro per individuare tempi, modi ed ambiti migliorabili». Parole di critiche, inoltre, monsignor Angelelli ha riservato anche alla Legge sull’Autonomia Differenziata «in gran parte respinta dalla Consulta con 7 profili bocciati e altri 5 messi in osservazione». Una legge che «così come è stata concepita spaccherebbe l’Italia in tre aree contrapposte, con le regioni del sud sempre più povere, dove curarsi per gran parte della popolazione diventerebbe quasi impossibile, come non a caso – ricorda il monsignore – anche la Cei ha avvertito in un documento del 22 Aprile scorso». «Sarebbe molto meglio – ha concluso Angelelli – che piuttosto si approvasse una legge sulla solidarietà differenziata, nel senso che si deve soccorrere prima di tutti chi ha più bisogno», intervenendo con progetti mirati e leggi ad hoc in quelle aree maggiormente in crisi. Dove, stando agli ultimi dati statistici oltre 4 milioni di persone povere «ha già rinunciato a curarsi per mancanza possibilità economiche».

Ad esprimere la “solidarietà” all’odierna agitazione sindacale dei “camici bianchi”, il direttore generale dell’Aris Mauro Mattiacci, moderatore dell’evento. «È opportuno – le sue parole – esprimere la nostra vicinanza ai medici e infermieri oggi in sciopero. Ai sindacati abbiamo sempre detto che noi vorremmo rinnovare i contratti, ma in realtà c’è l’impossibilità di farlo. Non è solo questione di mancanza di risorse ma la vera questione è capire dove i soldi vanno a finire». Il riconoscimento del ruolo pubblico a cui è chiamata a svolgere sulla base della SSN la sanità cattolica convenzionata non profit, arriva dall’onorevole Ciocchetti. Nel parlare del Decreto Concorrenza, nell’ambito del quale ha puntualizzato che «mai la salute deve essere considerata come merce di scambio», come se fosse uno dei tanti prodotti commerciali, ha riservato anche grande attenzione alla sanità cattolica non profit che, ha fatto capire, non sarebbe erroneo metterla in contrapposizione alla sanità pubblica. «Noi non facciamo altro che riprendere la legge, sia la legge 833 che la 502 che – la sua spiegazione – parlano di un Sistema sanitario nazionale a più gambe: pubblico puro, privato accreditato e privato accreditato non profit. Ritengo che la vostra associazione – riconosce Ciocchetti – svolga un lavoro assolutamente fondamentale, come ha sottolineato più volte anche il Ministro Schillaci. Questo è un concetto assolutamente da ribadire anche a nome della maggioranza. Dobbiamo dunque lavorare in questa direzione superando le ideologie e costruendo un Sistema che sia il più equilibrato possibile, in cui il pubblico si riassuma una forte competenza di programmazione e di guida, ma ciò che conterà veramente dovrà essere la qualità delle prestazioni che forniamo ai cittadini, a prescindere da chiunque le eroghi».

I lavori dell’Assemblea Aris sono stati introdotti dai saluti istituzionali del Presidente del Senato Ignazio La Russa, collegato in video, e dalla vice presidente Licia Ronzulli, che nel suo intervento ha riconosciuto, tra l’altro, «la significativa opera della sanità cattolica si contraddistingue con la vicinanza ai malati con eccellenze socio-sanitarie e con la sensibilità tipica delle istituzioni cattoliche portatrici di valori umani evangelici irrinunciabili». Per Nino Cartabellotta, invece, al di là dei numeri, delle risorse, delle riforme, «è fondamentale capire che il Ssn deve funzionare basandosi su tre pilastri fondamentali, vale a dire la sanità pubblica, la sanità privata convenzionata e la sanità privata convenzionata non profit. Parlare tout court di sanità privata come se fosse un blocco unico è fuorviante e sbagliato. È la legge istitutiva del Ssn che lo prevede». Se non si fa questa distinzione, «qualsiasi analisi è sbagliata».

Al presidente dell’Aris, padre Virginio Bebber, il compito di parlare dei primi 60 anni dell’Aris. «Anni di storia, di lavoro e di passione – il suo pensiero – nel corso dei quali le nostre strutture socio-sanitarie hanno operato e operano come parte istituzionale ed integrante del Sistema sanitario nazionale. Convenzionate e sempre in regime di non profit. In prima linea. Eppure nel corso di questi anni la nostra presenza ha subito costantemente disparità di trattamento nei confronti proprio di quelle strutture pubbliche alle quali la legge le ha pur sempre equiparate in tutto e per tutto. Il sistema salute del Paese, ieri come oggi, non era e non è evidentemente in grado di rispondere alle richieste di assistenza dei cittadini. Non lo era e non lo è per una serie di motivi economici, ma anche e soprattutto sociali. Allora come oggi, l’Aris reclama una riforma strutturale del sistema, capace soprattutto di riqualificare la spesa sociale ed armonizzare in modo nuovo, con efficienza e solidarietà, mercato e Stato, pubblico e privato. L’Aris è fortemente animata dalla voglia di continuare a sostenere e far crescere la consapevolezza del non profit sanitario, cioè la coscienza di rappresentare una ricchezza di disponibilità, di risorse materiali e spirituali, insostituibili. In questa logica, come associazione di Istituti religiosi socio-sanitari ci si siamo sempre schierati, e continueremo dunque a schierarsi, a difesa di un sistema a copertura universalistica del diritto alla salute, oggi messo in discussione sia dal perdurare della crisi economico-finanziaria sia dagli interessi di fortissimi gruppi economici che sostengono l’esigenza ineludibile del ricorso alla previdenza integrativa e sostitutiva, con il superamento dell’attuale sistema sanitario. Una presenza, la nostra, dimostratasi negli anni irrinunciabile per il sistema sanitario del Paese. È questa la nostra sfida. La nostra sfida per esserci».

Alla fine, l’avvocato Giovanni Costantino, capo delegazione contratti dell’Aris, ha fatto il punto sullo stato dei lavori per il rinnovo dei Ccnl per il personale di strutture socio-sanitarie associate.

 
 
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