Mentre perfino a San Remo si parla di Cantico dei Cantici, una riflessione mi sembra opportuna, se non necessaria, sul senso profondo di tale riferimento, al di là della sua spettacolarizzazione mediatica, sull’alleanza uomo/donna che il testo biblico rappresenta.
L’alleanza nasce all’interno dei popoli nomadi. Il nomadismo è uno stile di vita vissuto da alcuni popoli che non adottano la sedentarietà, ma, al contrario, uno stile di vita in cui sono frequenti gli spostamenti. Popoli in continuo movimento da sempre e questo stile sembra riguardare anche l’uomo contemporaneo. Ancora oggi il fenomeno del nomadismo è molto diffuso, soprattutto per motivi economici e sociali. Siamo tutti nomadi. Prima il nomadismo degli zingari, poi quello degli emigranti, poi quello tecnologico e infine quello del “trolley” e quello del navigante di internet, che si può spostare senza muoversi da casa. Ma c’è anche il nomadismo culturale, dovuto ai cambiamenti di orizzonte, e quello religioso, delle persone che passano da un’appartenenza ad un’altra oppure quello di coloro che, contemporaneamente appartengono a più credi religiosi.
All’interno di questo “nomadismo” ci sono alleanze infrante. La prima alleanza di esse è quella con la natura, perché, deturpandola, l’uomo la sta continuamente distruggendo, così come si sta rompendo sempre di più l’alleanza tra l’uomo e la donna. Quel rapporto, che doveva essere di armonia, è diventato conflittuale perché, nella nostra società, ci si è aggrappati ad una sorta di risentimento dell’identità. La donna, che per tanto tempo è stata posta in una situazione di soggezione, risentita, è diventata femminista. Al contempo, l’uomo che per tanto tempo è stato il centro, il padre della famiglia, che rappresentava l’autorità, ora si sente defraudato.
Le figure uomo/donna, maschile/femminile, madre/padre da armoniche finiscono per diventare nemiche a causa di atteggiamenti femministi e maschilisti ideologici, che molto spesso, sfociano in atteggiamenti violenti. Pensiamo, per esempio, al cosiddetto femminicidio. L’alleanza uomo – donna si è rotta, mentre doveva costituirsi come radice di un’altra alleanza, che però, a sua volta, anche si è infranta: l’alleanza tra le generazioni, tra gli adulti e i giovani. Abbiamo defraudato i giovani del loro futuro, non solo perché abbiamo rotto l’alleanza con la natura, ma anche perché, a causa del nostro egoismo, siamo stati capaci di rompere gli equilibri su cui reggere lo stato sociale (pensiamo, per esempio, alle “baby pensioni”).
Rompendosi l’alleanza uomo-donna si rompe anche l’alleanza tra le generazioni. Ed ecco l’insorgere del risentimento dei giovani. A questo punto è inevitabile la rottura di una terza alleanza che genera sfiducia, quella tra noi e le istituzioni. Questo perché non ci si fida più dello stato e delle sue stesse strutture. La parola ‘Stato’ è percepita come un nemico. Si respira un clima intorno a noi di rottura di alleanze, persino quella di Cristo con la Chiesa.
Come cristiani, siamo chiamati, almeno per quanto è possibile, a riflettere e cercare di recuperare il significato e la portata di quell’alleanza originaria tra uomo e donna, espressa nella Sacra Scrittura. Attenzione però, la nostra non è la religione del libro. Dio ci parla in tanti modi: attraverso la natura, le esperienze che facciamo nella nostra vita, le persone che incontriamo e poi, anche attraverso la Scrittura. La Scrittura, nata nella storia, si è scritta attraverso i vissuti degli uomini. Certamente essa racconta la storia di Dio, ma anche le storie umane e l’esperienza fondamentale che è quella dell’Amore e dell’amore tra l’uomo e la donna, che noi possiamo, in senso lato chiamare “coniugale”. La Scrittura lo attesta in una maniera talmente forte e pregnante da considerarlo addirittura amore ‘erotico’.
Pensiamo, per esempio, al testo del Cantico dei Cantici, un libro di “fuoco”, una delle metafore dell’amore, nel senso che esso riscalda i cuori: un libro che non teme di esprimere, in termini fortemente erotici, l’amore uomo-donna. Viene da chiedersi come mai un libro così si trovi nel canone biblico, tenendo anche conto che Dio non viene quasi mai nominato. Il motivo è perché nella Bibbia si attesta l’eros di Dio. L’amore di Dio è un amore agapico, gratuito ed erotico: è fatto di desiderio. Ma ci si potrebbe ancora chiedere: se Dio ha tutto, può desiderare qualcosa? Sì, se non si desidera solo ciò che non si ha, ma ciò che si è e si ha, al presente. Sì, se l’uomo e la donna ristabiliscono l’alleanza che fin dal principio Dio ha desiderato, se imparano a desiderare reciprocamente colui/colei che hanno accanto. Allora questa alleanza, ristabilita e perpetuata nel tempo, ci consente di vivere il diritto a cui ci ha chiamati Dio stesso: la felicità.
Nel Cantico dei Cantici ci sono pagine che sembrano a noi contemporanee, dove possiamo leggere frasi come “l’amore è forte come la morte”. O anche “Le acque torrenziali non possono spegnere l’amore, e i fiumi non lo sbaragliano” (Ct 8,7), che mi rammenta i versi di una canzone di Lucio Battisti: “Come può uno scoglio, arginare il mare?”. Il Nuovo Testamento dirà che l’amore è più forte della morte, grazie alla Resurrezione di Gesù.
Quello che oggi si avverte è la mancanza di certezze, o per dirla con Vittorino Andreoli “siamo una società incerta perché mancano rapporti di vincoli stabili, perché tutto si gioca sull’emozione che governa sovrana”. Vale ciò che emoziona. Ma quanto dura un’emozione, il tempo di una sanremata? E poi: che cosa ci può rassicurare nel tempo dell’incertezza e della precarietà? Allora occorre compiere un percorso che conduce dall’emozione al sentimento, dal sentimento al legame, dal legame al vincolo. Inoltre, non bisognerà saltare direttamente alla decisione (vincolo), dall’emozione ignorando la riflessione. Dio ci ha dato anche una mente pensante. Nel momento in cui l’emozione passa attraverso la riflessione e il sentimento e arriva, attraverso la decisione, al vincolo, questo rappresenta l’alleanza tra l’uomo e la donna, il dirsi ‘Sì’.
Questa decisione diventa allora sacramento di tre cose.
Di Dio con l’umanità; perché siamo tutti figli suoi e sperimentiamo così il modo di vivere l’amore umano. L’amore umano è segno-sacramento del rapporto di Dio con l’umanità.
Di Dio con il popolo: nell’A.T. è segno della relazione di Dio con il suo popolo, di un Dio geloso. Quando il popolo “prostituendosi” tradisce l’alleanza, non è più fedele all’unico Dio. Questo significa che, nonostante il contesto culturale di poligamia, l’amore fedele dell’uomo per la sua donna era visto come un grande valore, segno fondamentale.
Di Dio con la comunità credente. Questo terzo segno, che troviamo nel N.T., rappresenta l’amore di Cristo per la Chiesa.
Occorre essere chiari: se l’alleanza è tale bisogna che si attui attraverso l’alterità, dovuta al fatto che siamo sessualmente caratterizzati in modo diverso. E l’uomo è l’altro della donna come lei è l’altro del lui. La maturità dell’amore sta nell’unirsi all’altro sesso, diversamente rappresenta solo una proiezione del sé. L’alleanza si può fare solo nell’alterità, nel rapporto tra diversi, ed anche nella libertà. In questo non si nega che rapporti fra simili (omo) possano essere autentici, ma comunque non sponsali in senso originario. La libertà di Dio incontra quella dell’uomo chiamato a dire di sì alle dieci parole dell’Alleanza. La Nuova Alleanza, poi, non ha che una sola clausola: l’amore. L’Alleanza che Cristo ci dona certo non rinnega le dieci parole, ma le racchiude in un unico comando, quello dell’amore.
Bisogna allora recuperare un’integrità che faccia sì che l’alleanza uomo-donna, Dio-popolo, Cristo-Chiesa diventi l’orientamento della nostra vita, mentre siamo nomadi. Se il “nomade” si perde nel deserto, certamente perisce, per cui diventa chiaro che il “nomade tecnologico” (o del trolley) deve recuperare qualcosa di essenziale e perennemente valido: l’alleanza.