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giovedì 22 maggio 2025
 
Dietro le quinte
 

Santa Marta, storia e curiosità della "casa del Papa"

29/03/2025  Quando nasce, come e perché il luogo dove papa Francesco ha scelto di abitare e dove ora sta trascorrendo la convalescenza dopo le dimissioni dal Gemelli. Il nome viene dalla chiesa e dalla casa adiacente nata come un piccolo ospedale nel 1538 e che rimase tale fino al 1726. La residenza nella forma attuale venne inaugurata nel 1996. Nello stesso anno, Giovanni Paolo II, con la Costituzione apostolica "Universi dominici gregis", decise di destinarla a residenza dei cardinali durante il Conclave

Nella prima udienza “giubilare” dell'Anno Santo straordinario della Misericordia, il 30 gennaio 2016, papa Francesco parlò del luogo dove ha scelto di abitare in Vaticano, fin dalla sua elezione: Casa Santa Marta, o Domus Sanctae Marthae, il nome ufficiale in latino.

In quella occasione Bergoglio raccontò qualche particolare della sua residenza e si lasciò andare ad alcune confidenze: «Il Papa abita qui dietro, a Casa Santa Marta. Qualcuno di voi si è domandato come è la casa del Papa», disse rivolgendosi ai fedeli, «è una casa grande, dove abitano una quarantina di sacerdoti e alcuni vescovi che con me lavorano in Curia, e ci sono anche ospiti di passaggio: cardinali, vescovi, laici che vengono a Roma per gli incontri nei Dicasteri, e queste cose... E c’è un gruppo di uomini e donne, che portano avanti i lavori della casa, sia nei lavori della pulizia, nella cucina, nella sala da pranzo. E questo gruppo di uomini e donne sono parte della nostra famiglia, formano una famiglia: non sono dipendenti lontani, perché noi li consideriamo come parte della nostra famiglia».

La residenza del Papa, infatti, sorge proprio a due passi da piazza San Pietro, entrando dall’Arco delle Campane, sulla sinistra della Basilica. Affaccia sul lato dell’entrata nella grande piazza che poi sale verso la Stazione vaticana e i Giardini vaticani e, all’opposto, sul perimetro esterno del piccolo Stato verso Porta Cavalleggeri.

Ormai tutti la chiamano “la casa del papa”, ma è una casa che ha una storia antica, ristrutturata molte volte durante i secoli e con alterne vicissitudini. La residenza attualmente ha 105 suite con due camere e 26 camere singole ed è gestita dalle suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli.

Il nome viene dalla chiesa e dalla casa adiacente che era nata come un piccolo ospedale nel 1538 e rimase tale fino al 1726, quando diventa un convento per i padri Trinitari per quasi cento anni.

La piccola chiesa di Santa Marta era definita dai romani “il lume di San Pietro” e sorse sotto il pontificato di Alessandro Farnese, papa Paolo III, che regnò dal 1534 al 1549, figura importante e controversa, sicuramente una delle personalità più eminenti del Rinascimento italiano. Fu lui, nel 1542, a convocare il Concilio di Trento per rispondere alla Riforma protestante.

Tornando a Casa Santa Marta, furono alcuni domestici del Palazzo Apostolico a chiedere e ad ottenere dal Papa l’erezione di una Confraternita e di un piccolo ospedale per i malati più poveri accanto alla Basilica vaticana. Papa Farnese acconsentì con un suo documento , un “breve” intitolato Ad Apostolicam dignitatis apicem, che prevedeva cappella, cimitero e ospedale.

Papa Clemente VIII agli inizi del Seicento l’ampliò, ma poi le vicissitudini storiche portarono all’abbandono della struttura finché a metà del Settecento i padri Trinitari Scalzi della Congregazione spagnola chiesero e ottennero da Benedetto XIII l’affidamento della struttura in abbandono per farne un «ospizio commune per li religiosi ospiti di qualunque natione dello stesso Ordine che verranno in questa città di Roma».

Insomma, le origini di Santa Marta come residenza temporanea, un albergo, diremmo oggi, risalgono a oltre due secoli fa. Nel 1733 vi dimoravano sei frati e papa Pio VI scelse tra di loro i suoi confessori.

La Fiat 500 con a bordo Papa Francesco il 23 marzo scorso dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli entra in Vaticano dalla Porta del Perugino, la più vicina a Casa Santa Marta (Ansa)

Con la Proclamazione della Repubblica giacobina, i francesi nel 1798 arrestarono papa Pio VI e lo portarono in Francia dove morì in esilio a Valence, accompagnato fino alla morte proprio dall’ultimo religioso trinitario di Santa Marta, padre Girolamo di San Giacomo.

Eppure, nonostante la politica napoleonica di soppressione sistematica degli ordini religiosi durante la Repubblica Romana tra Settecento e Ottocento, a Santa Marta restò sempre un religioso trinitario, che permise da solo per 40 anni la continuità del culto nella piccola chiesa.

Nel 1819, ancora una volta, la chiesa e l’edificio annesso si trovarono in condizioni drammatiche. I Trinitari spagnoli erano quasi del tutto scomparsi, ma il procuratore generale dei religiosi ottenne l’amministrazione della casa e della chiesa e spese molti soldi per restaurarli.

Finché Pio VIII nel 1830 diede il possesso della struttura ai Trinitari italiani. Per un periodo la casa passò sotto la gestione delle suore Trinitarie italiane che dipendevano dal convento di Subiaco e ne fecero una scuola. Poi anche a loro finirono i fondi e la casa tornò ai frati trinitari.

Con la costituzione dello Stato unitario italiano e la soppressione degli ordini religiosi nel 1873, i Trinitari lasciarono definitivamente Santa Marta che entrò a far parte delle proprietà “assolute” del Palazzo apostolico. Formalmente, infatti, è una sorta di dependance del Palazzo Apostolico.

Dopo la partenza dei Padri Trinitari, papa Leone XIII l’affidò alle suore di San Vincenzo de' Paoli, ancora per farne un ospizio per gli ammalati, di fronte al diffondersi del pericolo del colera. Roma fu preservata dal morbo e nel 1891 il Papa destinava l’ospizio ai malati poveri dei rioni attorno al Vaticano e alla cura dei pellegrini che arrivavano a Roma.

Insomma, la “casa del Papa” doveva essere una casa della carità e ancora oggi ospita lì accanto un ambulatorio per i bambini poveri.

Durante la Seconda guerra mondiale, Santa Marta ospitò gli ambasciatori presso la Santa Sede, che non potevano più vivere nelle loro residenze in Italia, perché i loro Paesi avevano rotto le relazioni diplomatiche con il governo di Mussolini. Per cinque anni abitarono lì i rappresentanti diplomatici in Vaticano di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Belgio.

Fu dopo la guerra che nella residenza di Santa Marta cominciarono ad essere anche ospitati sacerdoti di tutto il mondo che erano stati chiamati dal Papa a collaborare con la Segretaria di Stato e con le altre congregazioni della Santa Sede.

Una veduta di Casa Santa Marta dall'esterno della mura vaticane (Reuters)

La residenza nella forma attuale venne inaugurata nel 1996. Con l’ultima ristrutturazione venne innalzata anche di un piano e ciò provocò polemiche con l'associazione ambientalista "Italia Nostra", che criticò la decisione perché l’innalzamento impediva la vista completa del Cupolone dalle strade di Roma che si trovano accanto al Vaticano.

La polemica s’infuocò e dovette intervenire nel 1993 il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti e l’Unesco che diedero un parere favorevole alla ristrutturazione dell’edificio, che sostituiva quello precedente. I lavori si conclusero, appunto, nel 1996.

Santa Marta è stata destinata a residenza dei cardinali durante il Conclave dalla Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Universi dominici gregis promulgata il 22 febbraio 1996. La sicurezza e la riservatezza del luogo e del percorso tra Santa Marta e la Cappella Sistina, dove si svolge il Conclave per eleggere il nuovo Pontefice, sono state poi definite nei particolari dal Motu proprio di Benedetto XVI Normas nonnullas del 22 febbraio 2013.

Papa Francesco è entrato a Santa Marta da cardinale, per partecipare al Conclave del marzo 2013, e da allora non l’ha più abbandonata.

Dopo l’elezione ha solo cambiato stanza, dalla 207 alla 201, che si trova al secondo piano. Qui sta vivendo anche il periodo di convalescenza dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli sottoponendosi a una terapia farmacologica per curare i postumi della polmonite bilaterale, un programma di fisioterapia motoria ed esercizi respiratori per allenare i polmoni affaticati dall’infezione.

Nel giugno del 2013 fu lui stesso a spiegare pubblicamente i motivi per cui aveva scelto Santa Marta come sua residenza al posto del Palazzo Apostolico, riservato solitamente ai Papi. Disse, con una certa autoironia, che alla base c’erano «motivi psichiatrici. Per me è un problema di personalità: tutto qui. Ho bisogno di vivere in mezzo alla gente, e se vivessi da solo, magari un po’ isolato, non mi servirebbe a nulla».

Il Papa aggiunse anche che «non era abituato a vivere in spazi così grandi» riferendosi all’appartamento papale del Palazzo Apostolico, che si sviluppa a nordest della Basilica di San Pietro e comprende anche alcuni uffici amministrativi.

Le stanze riservate ai papi si trovano al terzo piano e sono circa una decina. Tra queste, dopo una serie di sale d’attesa, ci sono lo studio privato del Pontefice, che è quello da cui si affaccia la domenica per la recita dell’Angelus; una sala da pranzo piuttosto vasta; la sala delle udienze, dove vengono ricevuti gli ospiti in forma ufficiale.

Sono ambienti che sono stati ritoccati da ogni Papa che vi ha abitato e la ristrutturazione più rilevante risale al 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, quando tra le altre cose fu trasferita qui la biblioteca di Benedetto XVI che era composta da 20mila volumi.

Papa Francesco, insieme ad alcuni suoi collaboratori, nella hall di Casa Santa Marta il 17 marzo 2014 (Reuters)

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