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lunedì 28 aprile 2025
 
Debutti
 

Scala, il gemito del pianeta diventa opera lirica

14/05/2015  Dal 16 va in scena "CO2", l'opera commissionata a Giorgio Battistelli per Expo. La formula chimica dell'anidride carbonica esprime l'allarme per un mondo sempre meno vivibile. Il libretto, basato sugli scritti di Al Gore, è di Ian Burton. Alla regia è stato chiamato Robert Carsen.

CO2: un’opera che parla del futuro della Terra”. Così viene definita e presentata sulla campagna pubblicitaria l’opera nuova di Giorgio Battistelli in scena al Teatro alla Scala da 16 maggio. La formula chimica dell’anidride carbonica è la sintesi di un tema di drammatica attualità: la condizione del pianeta. Dalla quale dipende il futuro dell’umanità.

Spiega Battistelli: “CO2 ha avuto un gestazione lunghissima; ad un certo punto è diventata talmente imponente da essere considerata troppo dispendiosa perfino per la Scala. L’abbiamo modificata, riscritta, ed ora è pronta per il palcoscenico”. Ad allestire la novità basata su libretto di Ian Burton, a partire dagli scritti di Al Gore, è stato chiamato Robert Carsen, il grande regista col quale Battistelli aveva già messo in scena Richard III (Riccardo III). Cornelius Meister dirige orchestra e cori della Scala. Fra i protagonisti Anthony Michaels-Moore, Pumeza Matshikiza, Sean Panikkar in un cast che affianca cantanti di 15 nazionalità diverse che parleranno molte delle lingue della terra: fra di loro una coppia Adamo-Eva di carnagione scura, a significare la provenienza africana dei nostri progenitori.

Ma cosa racconta CO2? Divisa in nove scene (con l’aggiunta di un Prologo e un Epilogo), “non segue una trama con successione di fatti”, spiega Battistelli. “Del resto la struttura tradizionale narrativa è ormai andata in crisi da molti decenni. Le scene sono però concatenate, anche musicalmente. Comincia con una conferenza sul Cambiamento Climatico svolta da un climatologo immaginario, David Adamson. I vari episodi si svolgono in un aeroporto internazionale, alla Conferenza per il Protocollo di Kyoto in Giappone nel 1997, in un supermercato, su una spiaggia della Tailandia dopo lo Tsunami del 2001, nel Giardino dell’Eden, e nello Spazio Cosmico al momento della nascita e della fine apocalittica dell’Universo”. 

E sul linguaggio adottato? “Credo che l’opera lirica sia sempre stata un linguaggio impuro. Un insieme di linguaggi ed espressioni”. Giorgio Battistelli del resto è uno degli autori più eseguiti al mondo. Il suo Experimentum mundi ha già avuto 400 repliche: “ho messo in scena 16 artigiani di un piccolo villaggio che mi ricordava la mia infanzia. Lavorano ed i suoni che producono sono la colonna sonora dell’opera. Pensavo si trattasse di un’opera drammatica, ma il pubblico l’ha trovata coinvolgente, quasi divertente. Da lì è scaturito il suo successo. Come autore soffro nel processo creativo, perché devo sempre sottrarre qualche cosa alle idee iniziali. Succederà anche con CO2”.

Ci ha pensato Robert Carsen del resto a sfoltire la trama: “il tema è di grandissima attualità. E da quando è nato il progetto, nel 2007, già molte cose sono cambiate.
Devo ringraziare il mio amico Edward Burtynsky (il grande fotografo che ha firmato foto del paesaggio industriale esposte in oltre 60 musei del mondo, ndr) perché in scena appariranno anche alcune sue immagini di grande impatto”.

CO2
non risolverà i problemi della terra, ma sarà un contributo “offerto da un punto di osservazione diverso, non scientifico”, chiude Battistelli. Il tema dello sviluppo sostenibile riguarda tutti, e la Scala stessa sottolinea “l’attesa per l’enciclica che Papa Francesco dedicherà alla custodia del Creato”. Un’ora prima di ogni rappresentazione nel Ridotto dei Palchi “Arturo Toscanini” si svolgerà un incontro introduttivo a cura di Franco Pulcini.

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