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domenica 25 maggio 2025
 
Come invertire la rotta
 

Se l’Italia si svuota il futuro è a rischio

01/04/2025  Denatalità, invecchiamento e decessi: i borghi, il Sud e le aree interne si svuotano. Regioni intere diventano luoghi fantasma. Per invertire la rotta serve puntare sulle persone. L’esodo dai territori e le possibili strategie: a colloquio - dal numero 12 di Famiglia Cristiana - con un demografo, Alessandro Rosina, e un esperto di ripopolamento, Luciano Malfer

Borghi deserti, scuole che chiudono, attività in difficoltà. Lo spopolamento in Italia sta trasformando intere regioni in luoghi fantasma. Mentre le grandi città crescono, le aree interne si svuotano, rischiando di perdere un'importante eredità culturale e sociale. «L'Italia sta affrontando una significativa diminuzione della popolazione, con un calo di 180mila persone nell'ultimo anno, dovuto alla denatalità e all'aumento dei decessi» afferma il demografo Alessandro Rosina, analizzando i dati Istat. «Le aree interne, che coprono il 60% del territorio ma ospitano solo il 22% della popolazione,a hanno registrato una diminuzione del 5% dal 2014 al 2024. I comuni periferici hanno subito cali intorno al 7%». Il fenomeno colpisce soprattutto il Mezzogiorno: «Dal 2002 al 2021, oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato l'area, con una perdita netta di 1,1 milioni di residenti».

In Italia lo spopolamento e l'invecchiamento accentuano la denatalità. «L'Italia è sotto 1,5 figli per donna dal 1984, creando una spirale negativa: meno giovani oggi significa meno genitori domani e ancora meno figli in futuro. Ciò indebolisce la popolazione attiva e rende difficile sostenere il sistema di welfare». L'immigrazione, che per anni ha compensato il calo naturale, «dal 2014 non riesce più a bilanciare il saldo negativo». Il risultato è un aumento della popolazione anziana e un forte calo di quella giovane, con effetti ancora più marcati nel Sud e nelle aree interne.

Esiste una via d'uscita? «Sì, e la strada passa dalle persone. Se non ci saranno più generazioni future, di quale sviluppo parliamo?», afferma Luciano Malfer, ricercatore di Fondazione Bruno Kessler ed esperto di politiche territoriali. «Il modello delle 3P – People (persone), Planet (pianeta), Profit (profitti) – ha guidato per anni le strategie, ma la P di People è stata trascurata. Abbiamo investito nel Planet con il Green Deal e nelle logiche del profitto, ma senza persone non ci sono servizi, innovazione, manutenzione del territorio. Il rischio è il collasso di interi ecosistemi locali». Per invertire la tendenza, soprattutto nelle aree montane, dove si tocca con mano quanto lo spopolamento sia al contempo un problema sociale, economico e ambientale, servono servizi di qualità, accessibilità, opportunità di lavoro e modelli abitativi innovativi come coliving e coworking. Malfer propone quindi la People Strategy «basata su welfare generativo, valorizzazione del capitale territoriale, attrattività per famiglie e giovani, servizi diffusi e modelli di lavoro flessibili. La digitalizzazione e la transizione verde possono aiutarci, ma solo se al centro ci mettiamo le persone».

Di fronte alle grandi transizioni del nostro tempo come quella ambientale, digitale e demografica il People, le persone con le loro storie e competenze, devono essere il fulcro delle politiche territoriali. «Se non contrastiamo il declino demografico, chi beneficerà delle nuove tecnologie? La vera sfida è rendere le aree interne a partire da quelle montane, luoghi in cui vivere sia una scelta possibile, non un sacrificio». 

Il messaggio di Malfer agli amministratori è chiaro: «Il futuro non si aspetta, si costruisce. E senza persone, non c'è futuro».

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