(Nella foto, una sessione del convegno. Da sinistra, Marco Tarquinio, Fabio Fabene e Mario Morcellini)
Non esiste un partito verde in Italia. Ma potenzialmente raccoglierebbe un enorme bacino di voti. «La sensibilità e l’interesse della popolazione verso i temi della sostenibilità sono in continua espansione, raggiungendo strati sempre più ampi di cittadini»: a dirlo è il sociologo Renato Mannheimer, a partire dai risultati del lavoro dell’istituto di ricerca Eumetra, che, per conto di Lifegate, da sei anni realizza un osservatorio proprio sugli atteggiamenti e i comportamenti degli italiani sui temi della sostenibilità ambientale e sociale. L’interesse è da vari punti di vista. Anzitutto quello della conoscenza. «Secondo l’ultima rilevazione, effettuata nel gennaio scorso, quindi prima del lockdown, mediamente poco meno di metà della popolazione ha una buona conoscenza del significato dei termini inerenti alla sostenibilità. Specie per quello che riguarda la sostenibilità climatica, ma anche sull’energia e altri temi. I giovani della “generazione Z” (18-24 anni) mostrano livelli ancora superiori. In generale, la conoscenza, che è la base per un progetto di nuovo soggetto politico, risulta maggiore nelle grandi città e tra le persone con titolo di studio più elevato.
Il 38 per cento della popolazione, dice Mannheimer, è “appassionato” nell’impegno per una maggiore sostenibilità ambientale e sociale e che considerano quest’ultima un aspetto prioritario. Tra i più giovani la percentuale è ancora maggiore e raggiunge il 44 per cento (nel 2016 era il 29%). Ci sono poi gli “interessati” (34%) che ritengono importante, ma non prioritario, l’impegno per la sostenibilità. Infine, c’è un 28% di disinteressati.
I dati sono stati di supporto al dibattito che si è sviluppato nella due giorni organizzata a Roma e a Montefiascone-Viterbo il 23 e il 24 ottobre da Greenaccord e da “Associazione Rocca dei Papi per un’ecologia integrale”, sul tema “L'agenda ambientale interroga la politica. Un progetto politico alla luce della Laudato si'?”. Famiglia Cristiana è stata tra i media partners.
«Può la Laudato si’ diventare elemento aggregatore per un movimento che possa cambiare radicalmente il modo di far politica? Può essere una lente con cui leggere la realtà odierna e i bisogni?»: sono queste, spiega Alfonso Cauteruccio, presidente Greenaccord Onlus, le domande che hanno attraversato gli interventi dei vari relatori. «L’enciclica di papa Francesco», ha esordito padre Giacomo Costa, direttore del mensile Aggiornamenti Sociali, «puntava innanzi tutto a contribuire a cambiare la realtà, in vista di uno sviluppo sostenibile e integrale, capace di coniugare la cura della casa comune con la tutela della dignità degli esclusi e la lotta alla povertà». Questo appello, dice Costa, «è stato raccolto e in questi cinque anni sono innumerevoli le occasioni, le iniziative, i processi in cui abbiamo potuto vedere all’opera la Laudato si’ e il suo spirito, a molti livello. Da quelli più locali e quelli più globali. All’interno dell’ambito ecclesiale così come in dialogo con le altre religioni e componenti della società». Non è un segreto che il Papa ha affrettato la pubblicazione dell’enciclica perché arrivasse prima della Cop21 di Parigi e in qualche modo, come poi è stato, avesse una sua influenza sui negoziati per l’ambiente. In particolare Costa ha spiegato che il testo «sottolinea l’importanza di una politica a lungo raggio, che non sia immediatista, non si focalizzi sul risultato immediato, ma abbia una visione ampia. Un approccio integrale, non “verde” in senso stretto, nell’ottica di quell’ecologia integrale che vede l’interdipendenza tra tutti i sistemi complessi».
Le condizioni perché la politica intercetti il consenso di chi è attento alla sostenibilità, ha detto Enrico Giovannini, portavoce ASviS e docente Università Tor Vergata, citando l’Evangelii Gaudium di papa Francesco, è «non occupare spazi ma avviare processi. È una debolezza», ha spiegato, «iniziare dalle persone e non dai processi. La politica deve stabilire una sua visione del futuro», dice Giovannini, che ritiene fondamentale «un ricambio generazionale fortissimo della classe dirigente». Sono i giovani la speranza, anche per la professoressa Cecilia Costa, docente di sociologia a Tor Vergata: «I ragazzi oggi devono essere guidati e aiutati dalla nostra generazione a diventare protagonisti del cambiamento, e a trasformare i loro timori in passioni verso la vita che li attende».
Per Edo Ronchi, presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile, «la pura crescita economica non risolve, non è in grado di affrontare questa crisi. Serve una conversione ecologica, ovvero la capacità di trasformare una visione in stili di vita. Dalla Laudato si’ possono venire spunti importanti, ma essa non è compatibile con le politiche di breve respiro». E sulla politica è stata incentrata la relazione di Ernesto Preziosi, già vice presidente nazionale Azione Cattolica: «La Chiesa può denunciare una situazione di estrema gravità, può sensibilizzare le coscienze, ma non ha strumenti per intervenire. Solo la politica può svolgere un ruolo a beneficio di quanti abitano oggi il pianeta e di coloro che lo abiteranno domani. Occorre un sistema normativo che stabilisca limiti sicuri, che agisca sul piano internazionale, che abbia la forza di fermare il potere, in qualche modo occulto, che viene dalle tecno economie e dagli ambienti finanziari. Lo stesso paradigma economico deve affrancarsi dal capitalismo finanziario. I livelli di intervento sono molteplici: da un indispensabile buon senso mondiale che passa per i vertici internazionali, alle politiche nazionali e locali, e alla stessa democrazia dal basso».
Per monsignor Fabio Fabene, presidente dell’Associazione Rocca dei Papi per un’ecologia integrale, che ha aperto la seconda giornata di lavori, «ognuno deve fare la propria parte, deve curare il proprio territorio, a partire dalla propria casa, perché solo dall’impegno di tutti può nascere davvero un ambiente degno dell’uomo. Mettere la persona al centro del creato significa anche renderla fautrice del proprio ambiente».
Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire, ha dichiarato che «Laudato si’ e Fratelli tutti, le due encicliche di papa Francesco, sono un progetto, e il progetto esiste quando le idee incontrano la realtà. Leggerle una di seguito all’altra, in stereofonia, ci aiuta a capire la sfida che ci sta davanti, che è quella di usare bene il mondo, usare bene le nostre vite, cancellare dal nostro orizzonte la paura dell’altro, concependo le differenze come qualcosa che ci arricchisce». «La politica stessa», ha aggiunto Tarquinio, «dovrà saper dare risposte “umane”, che rispettino il valore di tutti. La politica sarà quello che noi saremo». «Il tempo non fa sconti», ha sottolineato la giornalista Elisabetta Guidobaldi, capo servizio Ansa. «La corsa per raggiungere la neutralità climatica è sempre più in salita. Lo dimostrano i dati. Secondo il Copernicus Climate change service, il programma Ue coordinato e gestito dalla Commissione europea in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, il settembre 2020 è stato il settembre più caldo mai registrato, con una media globale di 0,05 gradi più calda del precedente settembre più caldo del 2019; di 0,08 gradi in più rispetto al settembre 2016, il terzo settembre più caldo, e di 0,63 gradi in più rispetto alla media 1981-2020 di settembre. Per il bacino del Mediterraneo è allarme. L’ultimo rapporto sullo stato dell’ambiente e dello sviluppo nel Mediterraneo dell’Unep (Agenzia per l’ambiente delle Nazioni Unite), rileva come il 15% dei decessi sia attribuibile a fattori ambientali, con oltre 228mila morti causati dal solo inquinamento atmosferico, 730 tonnellate di plastica riversate in mare ogni anno e biodiversità a rischio, in una regione che si sta scaldando del 20% più velocemente rispetto alla media globale».
Sono seguite alcune esperienze, quella con i giovani della giornalista Christiana Ruggeri (Tg2 Rai), e quelle del mondo del lavoro di Stefano Masini (responsabile Ambiente Coldiretti), e del giornalista e divulgatore di temi green, Marco Gisotti. «In Italia, una su quattro imprese è green, ovvero applica principi di economia circolare», ha affermato Gisotti. Ma se di imprese sostenibili si sente parlare spesso, quello che forse non sappiamo è che oggi «le competenze green sono spendibili sul mercato, e sono trasversali a tutte le professioni. Chi meglio di un cuoco può essere green, per esempio? Con le sue capacità può ridurre lo spreco, limitare i consumi energetici».
«Oltre il 65% dei conflitti che avvengono al mondo sono legati al problema della fame», ha detto Alessia Ardesi, responsabile relazioni esterne e rapporti istituzionali del World Food Programme, Nobel per la pace 2020. Mario Morcellini, direttore della Scuola di comunicazione di Unitelma Sapienza, che ha moderato la due giorni, si è detto soddisfatto di come la comunicazione sui temi dell’ambiente si stia dimostrando una scintilla positiva di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, capace di fare compagnia alle persone nei processi di cambiamento. «La politica dovrà attentamente domandarsi», ha concluso, «se si può essere il luogo di costruzione di una nuova società senza mettere al centro una riflessione radicale sull’ambiente».