Quanti sarebbero disposti a scommettere che una serie Tv (in streaming su Netflix) in lingua originale, un po’ in ebraico un po’ in Yiddish (ovviamente sottotitolata), che ha per protagonista una famiglia Haredi (caratterizzati dai lunghi cappotti, dagli alti cappelli neri e i riccioli ai lati del viso e dalla parrucca per le donne) del quartiere ultraortodosso Geula a Gerusalemme, possa essere avvincente e appassionante. Quasi nessuno. Eppure coloro che coraggiosamente si sono avvicinati, soprattutto in questi giorni di isolamento, a Shtisel (2 stagioni di 12 puntate l’una) sono rimasti sorpresi dalla facilità con cui si viene rapiti da questa originale opera. Siamo in un mondo, benché contemporaneo, lontano anni luce dal nostro e la trama, tra il dramma e la commedia, ci trascina sin dalle prime puntate ad affezionarci ai personaggi e a trepidare per le loro vicende. Per noi estranee ma raccontate in maniera così magistrale che gli appuntamenti combinati per trovare moglie del giovane Akiva o la scandalosa scelta della nonna in casa di riposo di guardare la Tv e in particolare di appassionarsi a Beautiful, così come la storia d’amore adolescenziale di Rushama che sogna il matrimonio a soli 16 anni o la lacerazione interiore e morale di chi deve decidere se può esprimere o no i propri talenti artistici (con la pittura o il canto), riescono a commuoverci prima ancora che a stupirci.
Perché è proprio la poesia e la commozione e un filo di umorismo tipicamente ebraico il registro di questa serie Tv che racconta una realtà dove Dio e la religione scandiscono ogni attimo della giornata dei protagonisti. Dove la ritualità, l’adesione e la conoscenza delle scritture sono atti imprescindibili dalla vita di ciascuno. E chi come noi non ha mai osservato le regole della Shiva (i sette giorni di lutto), né quelle dello Shabbat (riposo del sabato) né ha trovato marito o moglie rivolgendosi a un sensale, non ride della famiglia Shtisel ma gli si affeziona e si ritrova ad apprezzarne lo sforzo continuo, tra umani dubbi, debolezze e certezze, di mantenere sempre un rigore morale che rispetti Dio, l’uomo e la famiglia.
Si tratta in tutto di 24 puntate di 40 minuti ciascuna. Scorrono veloci e alla fine, oltre ad avere imparato tanto sulla lingua, la cultura e la religione ebraica, vi ritroverete a chiedervi se e quando arriverà la terza serie.