Per le famiglie italiane l’assegno unico ha portato con sé, oltre che indubbi benefici per molte di loro, anche un significativo carico di burocrazia e di complessità gestionale, non sempre facilmente gestibile. Pochi hanno auto compilato on line le domande per l’assegno unico in autonomia (come pure era possibile), e il crescente ruolo dei Caaf e la costante necessità di avere un accompagnamento/consulenza da commercialisti, fiscalisti e operatori vari non sono mai una buona notizia, per le famiglie: viene sempre da domandarsi: “ma perché deve essere così complicato ottenere quello che dovrebbe essere un diritto?”.
Però nel complesso i dati sono abbastanza confortanti: la stragrande maggioranza delle famiglie con figli ha ricevuto un assegno, molti facendo semplicemente richiesta, anche senza presentare l’ISEE (sia pur ricevendo solo l’importo minimo), e la quota di chi non ha ancora avuto accesso all’assegno è attorno al 10%: sono pochi oppure tanti? Forse troppi, soprattutto se sono le famiglie meno competenti in fatto di procedure burocratiche, e quindi doppiamente svantaggiate – ma su questo si dovrà verificare con analisi più approfondite.
Oltre alla difficoltà di una misura nuova, poi, in questo inizio del 2023 si sono aggiunte due ulteriori modifiche, sicuramente positive, ma che rendono le cose ancora più mutevoli e poco prevedibili per le famiglie: l’aumento del 50% dell’assegno per alcune tipologie di famiglie, tra le prime misure introdotte dal Governo Meloni appena insediato, e insieme un sensibile aumento (automatico) delle cifre da ricevere, legato all’inflazione, che purtroppo in questi mesi è decollata (oltre l’8%), e che quindi, per fortuna, ha portato con sé anche un aumento dell’assegno – e meno male che nella legge istitutiva dell’assegno unico il collegamento con l’inflazione è stato assicurato senza sconti, pur in periodo di inflazione zero o quasi negativa. Però tutti questi cambiamenti, pur positivi, non sono facilmente leggibili dalle famiglie, generando a volte disorientamento ed incertezza rispetto ai propri diritti.
Bene ha fatto quindi l’INPS, che proprio all’inizio di aprile ha messo on line un “simulatore” ufficiale dell’assegno unico, https://servizi2.inps.it/servizi/AssegnoUnicoFigli/Simulatore
che può essere utilizzato in modo molto semplice, senza password, SPID o identità elettroniche, e che consente ad ogni cittadino di prevedere l’entità dell’assegno, introducendo una serie di informazioni che sono nel complesso di facile lettura e comprensione (a parte l’ISEE, che bisogna aver comunque raccolto, e l’ISR - Indicatore della Situazione Reddituale). Ovviamente il simulatore non consente di presentare la domanda – che esige altri percorsi più formalizzati. Però consente a ogni famiglia una prima verifica, da fonte affidabile e istituzionale (diversamente da tanti simulatori già presenti in rete), per farsi una prima idea, e magari anche capire un po’ meglio, con i semplici passaggi proposti dal software, quali sono gli elementi che fanno la differenza”, oltre che prevedere cosa succederà, ad esempio in caso di arrivo di un figlio in più.
Insomma, un piccolo ma piacevole esempio di una pubblica amministrazione che attraverso gli strumenti digitali diventa più “family friendly”. E questa è sicuramente una buona notizia. Che poi per tante famiglie l’assegno rimanga ancora insufficiente, o peggio, che molte famiglie siano rimaste penalizzate nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema… questa non è certo una buona notizia: ma non toccherà all’INPS risolvere questo problema: saranno Governo, partiti e Parlamento a dover rivedere l’entità e le regole dell’assegno unico, per renderlo sempre più efficace e davvero universale, e capace di sostenere davvero le famiglie con figli: cioè il futuro dell’intero Paese.
*Direttore Cisf (Centro internazionale studi famiglia)