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La vera costruzione della pace non avviene solo nelle cancellerie delle diplomazie, ma nel quotidiano operare dell’Europa dei lavoratori, che tra fabbrica, ospedale e scuola, crea legami, accoglie e, senza clamore, difende la dignità umana. È in questa prassi silenziosa che il conflitto viene disinnescato prima che divampi, dimostrando che la pace non è utopia, ma l'essenza stessa di un'Italia che abita la concordia. Questa profonda verità, che deriva da secoli di dottrine di pensatori laici e cattolici, uomini di Chiesa, filosofi, grandi autori e attivisti, da Tolstoj a Gandhi, Da Benedetto XV a Teodoro Moneta, da Padre Balducci a don Milani, è stata messa a nudo dalla Carovana “Peace at Work” portata avanti dalle Acli fin dalla prima tappa di Palermo del 2 settembre scorso e conclusasi, dopo aver risalito l'Italia, con la tappa finale al Parlamento di Strasburgo.
La Mappa della Resistenza: La Carovana "Peace at Work"
Non una semplice marcia, ma un viaggio d’inchiesta che ha attraversato la Penisola, coinvolgendo oltre 8.000 persone in più di 80 incontri. La Carovana ha svelato che la pace è un modus vivendi onnicomprensivo, la qualità etica che permea ogni ambito: dall'economia sociale alla cultura, dalla sanità all'innovazione. È il lavoro, con i suoi valori di interdipendenza e solidarietà, a farsi strumento di concordia.
Il risultato di questo pellegrinaggio è una "mappa di resistenza e di senso" che dimostra come l'Italia opponga al rumore della storia il silenzio operoso della sua gente, l'unico in grado di rendere una pace concreta.
Ed ecco il commento a caldo, da Strasburgo, del presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia
Il Grido di Helsinki: Le Sette Tesi per un'Europa di Pace
Di fronte a un mondo che sembra precipitare, il testo consegnato a un gruppo di parlamentari europei guidato dall’eurodeputato dem Marco Tarquinio tra i quali citiamo Antonella Sberna, di Fratelli d’Italia, Pina Picierno e Sandro Ruotolo, del Pd, Benedetta Scuderi, di Alleanza Verdi e Sinistra (una dei quattro parlamentari imbarcati sulla Sumud Flotilla) si traduce in un Manifesto per un'Europa di Pace. Un documento che è anzitutto una dichiarazione d'intenti: mai più tacere. Siamo nati dalle macerie della guerra; è imperativo porre i "legami di civiltà" (Civil) prima del conflitto.
Il Manifesto si articola in sette tesi, vere e proprie provocazioni necessarie per risvegliare l'anima politica del continente:
Bilanciare la Pace: Non solo armi, ma una grande Conferenza di Pace sul modello di Helsinki, che coinvolga attivamente la società civile, i sindacati e le comunità religiose.
L'Agenda Europea del Lavoro: Un'Agenda Europea per il Lavoro decente e l'investimento sociale, riconoscendo il lavoro come strumento di pace e arma contro la povertà.
La Casa della Pace: Servono luoghi fisici, in ogni comunità, dedicati alla cultura della pace, alla mediazione e alla cooperazione internazionale.
I Corpi Civili: Istituire i Corpi Civili di Pace Europei, una forza di non-violenza specializzata nella prevenzione e nella ricostruzione post-bellica.
Il Commissario per la Pace: Urge un Commissario Europeo dedicato, con risorse adeguate, esclusivamente a promozione del disarmo e del dialogo.
Trasparenza: Necessità di un meccanismo europeo stringente per la trasparenza sul commercio e l'uso delle armi.
Corridoi Lavorativi: Creare percorsi di mobilità e integrazione per i cittadini provenienti da zone fragili, usando il lavoro come ponte per l'autonomia e l'inclusione.
In definitiva, questo testo ci consegna l'immagine di un'Italia che, attraverso la fatica e la relazione quotidiana, rifiuta la logica della guerra. Non chiede miracoli, ma esige che il politico riconosca e sostenga l'energia etica che già pulsa nei suoi tessuti. La pace, ci ricorda la Carovana, è un’opera che non si può delegare.





