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Una veduta dello stabilimento abbandonato dal cui tetto un ragazzo di 19 anni è caduto ed in seguito alla caduta è morto, ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo
Fabbriche pericolanti, ex discoteche, ruderi di vecchie ville. Sono i luoghi in cui si pratica l’Urbex, unione dei vocaboli inglesi “Urban” e “Exploration”. Proprio esplorando un edificio abbandonato, l’ex Italcementi di Alzano Lombardo in provincia di Bergamo, nella notte tra sabato 14 e domenica 15 dicembre Daniel Esteban Garcia Camera, un giovane di 19 anni, mentre si trovava lì con un gruppo di amici è precipitato da un lucernario ed è morto. Le indagini sono in corso per accertare l’esatta dinamica dell’incidente. La proprietà dell’edificio, intanto, ha fatto sapere che non denuncerà gli amici di Daniel ma che nell’area ci sono state «altre intrusioni a poche ore dal dramma».
Ma cos’è esattamente l’urbex e perché attrae così tanto le giovani generazioni?
L'essenza dell'Urbex è racchiusa nel motto: "Non prendere nulla se non fotografie, non lasciare nulla se non impronte". L'obiettivo non è il vandalismo, ma la testimonianza di spazi dimenticati che conservano un legame con il territorio.
Da fenomeno di nicchia che riguarda fotografi e appassionati di storia, negli ultimi anni l’urbex ha conosciuto un vero boom tra i giovani che, esplorando un rudere, ricercano quel senso di libertà e di mistero che il mondo iper-regolamentato e digitale in cui sono immersi nel quotidiano nega loro. Finita l’avventura, però, quello stesso mondo digitale torna a fagocitarli: perché tutto viene documentato con gli smartphone e poi le immagini di saloni polverosi e macchinari arrugginiti finiscono proprio sui social allo scopo di ottenere il riconoscimento dei coetanei, specie se quelle foto e quei video sono ammantati da un alone di rischio
Rischio che però, come purtroppo il caso di Alzano Lombardo dimostra, può facilmente trasformarsi in tragedia: pavimenti marci, scale pericolanti, vetri infranti sono pericoli a cui si aggiunge il rischio di l'inalare polveri di amianto, muffe tossiche o residui chimici.
Il confine tra esplorazione e illegalità
Oltre ai rischi fisici, chi pratica Urbex deve fare i conti con possibili risvolti legali. Se ci si introduce in una costruzione contro la volontà del proprietario, scatta il reato di Violazione di domicilio (Art. 614 c.p.). La legge tutela non solo le case a uso abitativo, ma anche le pertinenze (cantine, box). Entrare in una baita malandata, seppur visitata raramente, costituisce quindi reato. Per non incorrere nella legge l’edificio deve essere palesemente abbandonato, devono cioè mancare impedimenti all'ingresso (cancelli, recinzioni) e lo stato di degrado complessivo deve essere tale da indicare chiaramente la rinuncia al possesso da parte del proprietario. Non basta, per esempio, che il lucchetto di un cancello sia rotto per essere autorizzati a entrare.
Il commento di Fondazione Carolina
Ivano Zoppi, segretario generale Fondazione Carolina, commenta così quanto è accaduto:
«Dietro la tragedia in provincia di Bergamo non c’è solo la follia di postare contenuti social sempre più rischiosi. Ai nostri giovani stiamo lasciando solo macerie, non tanto come luoghi abbandonati, ma in termini di incontro, esempio e relazione. In questo vuoto educativo si inseriscono fenomeni come uebex, selfie estremi e challenge. Nuovi “spazi”, che per le giovani generazioni stanno sostituendo i luoghi di aggregazione tradizionali. Queste macerie ci raccontano ragazzi che non sanno esplorare sé stessi e che cercano in un’esperienza estrema la scorciatoia per “provare qualcosa”. Un edificio abbandonato, un dirupo, una corsa in auto o l’abuso di sostanze: il denominatore comune è il bisogno di riempire un vuoto. Come quando per non sentire i rumori del traffico alziamo il volume della nostra playlist. Un corto circuito che ci allontana sempre di più dalle frequenze delle nuove generazioni, eppure siamo noi a dover cambiare musica. È il mondo adulto, dalle istituzioni alle famiglie, che deve riempire questi spazi, tornare a presidiare il tempo dell’adolescenza, applicando esempio, ascolto e regole condivise. Raccogliere i cocci e tornare ad educare».




