Sembrava finalmente che quest’anno il sostegno alla famiglia avesse raggiunto la posizione che meritava, tra le priorità dell’agenda di Governo, grazie all’approvazione del Family Act, a giugno 2020, piano organico di sostegno per le famiglie, e soprattutto con l’introduzione dell’assegno unico per i figli, approvato (all’unanimità!) alla Camera a luglio 2020, e poi nella Legge di Bilancio 2021, con l’avvio dell’erogazione degli assegni dal 1 luglio 2021.
Ora, con un nuovo Governo, la sensazione che molti impegni potranno e dovranno essere ridiscussi non fa stare tranquille le famiglie italiane, troppo spesso illuse da mirabolanti promesse e poi disilluse da concreti impegni assolutamente marginali. Per questo, in sintonia con quanto richiesto anche dal Forum delle associazioni familiari in audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera a inizio febbraio, chiediamo al premier incaricato Mario Draghi e a tutti i partiti che sosterranno un nuovo progetto di governo del Paese di mantenere l’impegno a erogare “un assegno di almeno 200 euro mensili per ogni figlio sotto i 21 anni”, con le opportune modulazioni in caso di disabilità, di famiglie numerose e altre specificità, già previste dalle norme approvate.
La legge di Bilancio ha già stanziato 3 miliardi per il 2021 e 6 miliardi per il 2022, ma queste cifre non bastano: l’assegno unico diventerà infatti misura strutturale definitiva solo dopo aver riorganizzato l’intero sistema di sostegni economici ai figli oggi esistente, troppo frammentato e disuguale. Solo allora, per esempio, anche i genitori liberi professionisti o con partita IVA potranno finalmente usufruire di un sostegno economico stabile e congruo per i propri figli, diritto che era finora garantito solo ai lavoratori dipendenti.
Per le famiglie non basteranno questi soldi: serviranno anche investimenti in asili nido, in servizi per la conciliazione famiglia lavoro, sostegni importanti per promuovere la digitalizzazione del lavoro a domicilio e la didattica a distanza, supporti per i giovani in cerca di lavoro. Servirà soprattutto un contesto sociale, economico e culturale in cui la nascita di un figlio tornerà a essere soprattutto una gioia, e non una preoccupazione. Basta allora parlare di Recovery Plan – parliamo piuttosto di Next Generation EU: l’Europa stessa chiede che tutte le ingenti risorse messe a disposizione per ripartire, dopo la pandemia e la connessa crisi economica, siano a servizio delle generazioni future. E siamo convinti che anche Mario Draghi, grazie alla sua preziosa e indiscussa esperienza europea, condivida l’idea che ogni sostegno alla famiglia non sia spesa assistenziale, ma investimento sul futuro.
(Foto in alto: Ansa)