Tra le domande più spesso rivolte a Google nel 2025 in Italia c’è: «Che cosa significa separazione delle carriere?», è la seconda richiesta di significato più lanciata in bottiglia ai marosi della Rete nel corso dell’anno. Il dato rende la difficoltà dei cittadini a comprendere le coordinate della riforma dell’ordinamento giudiziario. Un tema obiettivamente difficile, che tocca nozioni non di patrimonio comune: l’ordinamento giudiziario appunto, il modo con cui è organizzato il percorso professionale della magistratura ordinaria. Questioni tecniche, ma anche politiche, impastate con il tema dell’equilibrio tra poteri dello Stato, e quindi con i pilastri della democrazia.

Cercano questo tema, lo capiamo anche dai movimenti del nostro sito, ogni volta che in Tv ne sentono parlare spesso con dinamiche di contrapposizione rissosa più che di spiegazione passo passo: più sollecitati a schierarsi che a capire le ricadute della riforma sul futuro di tutti. Sarà un perché destinato a tornare nei primi mesi dell’anno, perché in primavera, tra marzo e aprile, i cittadini saranno chiamati ad approvare o bocciare una legge costituzionale, che, se non sono addetti ai lavori, probabilmente, percepiscono come astrusa: dovranno dire sì o no a una riforma che è entrata nelle aule parlamentari in formato di Ddl, quindi per la porta del Governo, che tocca la Costituzione, ma che saranno leggi ordinarie, dopo, a definire nelle modalità e nei dettagli.

Si separeranno le carriere di giudici e Pm, ma non si sa come (perché la riforma non dice come cambiano i concorsi, come cambia la scuola superiore di magistratura); si sa che cambierà il procedimento disciplinare per i magistrati sottratto al Consiglio superiore della magistratura per passare a un’Alta corte di cui si conosce sommariamente la composizione ma non si sa come cambierà il procedimento (perché la riforma non lo dice); si sa che il Consiglio superiore della magistratura (Csm) raddoppierà, che i magistrati vi entreranno per sorteggio puro e i “laici” di nomina parlamentare per sorteggio temperato ma non si sa in che modo, (perché la riforma non dice quanto sarà grande l’elenco dei laici prescelti tra cui sorteggiare. Se fosse grande, anche per i secondi sarebbe un sorteggio vero, se invece fosse piccolo sarebbe una scelta travestita da sorteggio). Si sa che di un solo organo, il Csm, con diversi compiti, se ne faranno tre, a spartirsi quei compiti. Probabilmente i cittadini intuiscono, anche se non se ne parla molto, che i costi aumenteranno ma non si sa di quanto, (perché la riforma non lo dice).

Al referendum, senza quorum, i cittadini dovranno dire sì o no a questo disegno complessivo, che ha ancora tante caselle bianche. Se il referendum dirà sì, toccherà a leggi ordinarie tutte da scrivere riempirle soltanto dopo il voto. Una difficoltà (insuperabile) che si somma alla difficoltà intrinseca (superabile a fatica) della materia.

Napoli, cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, l'intervento del il ministro Carlo Nordio, gennaio 2025
Napoli, cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, l'intervento del il ministro Carlo Nordio, gennaio 2025

Napoli, cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, l'intervento del il ministro Carlo Nordio, gennaio 2025

(ANSA)

Il bisogno di capire, che può essere anche interpretato come un po’ di smarrimento, è comprensibile, anche perché si affida a comuni cittadini il destino di una riforma che, nata nel Governo, è passata “blindata” per il Parlamento senza che, nella sede che sarebbe stata naturale, sia stata accolta una sola correzione al testo, neppure tra quelle proposte dalle parti che alla riforma erano favorevoli. Il tutto perché si è privilegiata la velocità di approvazione sulla ricerca di un testo il più possibile condiviso: una modalità tutta diversa rispetto a quella dello spirito dell’Assemblea costituente, in cui forze democristiane, comuniste, socialiste, liberali, azioniste dialogarono a lungo con fatica e impegno, superando le ostilità reciproche, nel rispetto delle differenze mediando per bene comune della Repubblica.

Adesso la patata bollente passa ai cittadini che a un sondaggio estivo della rivista La magistratura rivelavano di non avere ben chiaro nemmeno che cosa fossero le sigle e i termini tecnici della riforma, a cominciare da che cosa sia quel Csm che dovranno decidere se spaccare o meno in tre.

La densità delle ricerche in Rete dice almeno della buona volontà di provare a capire, dello sforzo di informarsi per non decidere supinamente o seguendo la propaganda di chi agita gli esiti di singoli casi giudiziari che con la riforma nulla hanno a che fare: un buon segno cittadinanza, di attenzione alla casa comune, tanto più prezioso davanti a una materia ostica che fa sentire piccoli, perché tocca i pilastri che reggono l’edificio istituzionale in cui tutti viviamo.