Fanno clamore i neologismi (alla lettera parole recenti) entrati, tra il serio e il faceto, nel libro dell’anno Treccani 2025, pubblicato dall’Istituto della Enciclopedia italiana: da “pro-pal” a “maranza”; da “kiss cam” a “keybox”; da occhi “spaccanti”, a “ingiocabile”.

«Per correttezza devo dire», spiega Valeria Dlla Valle, direttrice del Dizionario Treccani, «che non si tratta di termini entrati nei dizionari, nemmeno il Treccani 100 rivolto agli adolescenti, li contempla, per il momento: parliamo di parole che sono entrate nel racconto pubblico, arrivate sui giornali, e che sono state scelte da una redazione: questo spiega in parte il criterio che è giornalistico, più che strettamente linguistico».

Jannik Sinner durante le Atp finals 2025 a Torino
Jannik Sinner durante le Atp finals 2025 a Torino

Jannik Sinner durante le Atp finals 2025 a Torino

(REUTERS)

LO SCANDALO? UN MALINTESO

C’è chi si è scandalizzato, Valeria Della Valle ne sorride: «Penso che lo scandalo, come spesso accade per i fatti linguistici, dipenda da un fraintendimento: si pensa che riconoscere dei neologismi e parlarne significhi “approvarli”, “sdoganarli”, in realtà si tratta semplicemente di prendere atto che, piacciano o dispiacciano, in qualche modo esistono e rappresentano aspetti della società: bisogna anche dire che i neologismi, ossia le parole nuove, sono labili, che possono apparire e scomparire in poco tempo. Riflettono dei fenomeni: a volte obbediscono a una necessità di nominare qualcosa che prima non c’era, altre volte sono semplicemente mode effimere. È importante registrarli perché sono una testimonianza sociale e linguistica. Ma perché entrino nei dizionari è necessario che si consolidino e non è detto che accada».

Se “maranza”, a indicare giovani con atteggiamento arrogante e un certo modo vistoso di ostentare, è familiare a chi frequenta le cronache sulla violenza giovanile, a chi pratica le telecronache tennistiche, merito o colpa di Jannik Sinner, inavvicinabile tecnicamente dalla maggior parte degli avversari, è diventato familiare “ingiocabile”, per dire che non gli si può giocare efficacemente contro: «Si tratta di un calco dall’inglese “unplayble”, ricordiamo che la cronaca sportiva, spesso frequentata storicamente dagli scrittori, è stata una miniera di parole create». La scrittura di Gianni Brera è stata una fucina di neologismi passati alla lingua comune: sono suoi per dire “centrocampista” e “goleador”: «Ha aperto una strada che altri giornalisti sportivi hanno provato a seguire, con alterne fortune. Molti neologismi sono d’autore, tra quelli citati nel libro dell’anno è il caso di “tornanza”», a intendere la scelta del ritorno a un piccolo centro d’origine per mettervi a frutto l’esperienza maturata altrove.

«Si tratta di percorsi che per i linguisti è interessante osservare, per capire quali sono i meccanismi più produttivi della lingua italiana, come si formano le nuove parole, con quali prefissi, con quali suffissi, per capire quante sono le parole che in realtà ricalcano espressioni inglesi».

Vien da chiedersi quanto ci voglia per capire se un neologismo rimarrà o se sarà meteora: «Non è tanto un fatto temporale: un neologismo rimane quando la comunità dei parlanti lo adotta e lo fa proprio, rendendolo di uso comune: è il caso di “apericena”, inteso come una cosa a mezzo tra un aperitivo e una cena: quanti di noi lo hanno trovato indigesto sentendolo per le prime volte? Ma si è affermato nonostante noi e ora è in tutti i vocabolari».

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Taglieri di salumi e formaggi, ormai d'uso comune come "apericena" (iStockphoto)

GLI OCCHI “SPACCANTI”, FRA TRADIZIONE E GERGO WEB

​​​​​​Tra le scelte che più fanno discutere ci sono gli “occhi spaccanti” brevettati da Raoul Bova, mossa strategica per distogliere l’attenzione da un gossip. Sempre in ambito di pettegolezzo, con buona pace della privacy, scelta anche la “kiss cam”, la telecamera a forma di cuore che inquadra e porta sul maxischermo le effusioni scambiate dalle coppie sugli spalti dello sport e dei concerti, con l’effetto collaterale di stanare qualche tradimento altolocato: «Il verbo spaccare», spiega Della Valle, «ha anche il senso di “colpire” per la bellezza, per la grazia, e non da ora, “spaccare” in questo senso è parola antica, poi certo avrà agito nel farla notare l’attenzione mediatica che le vicende private di Bova, diventate suo malgrado di pubblico dominio, hanno attirato». Può avere inciso l’uso che fa di “spaccare” il gergo di Internet e dei social per dire che un contenuto ha successo? «Esattamente, gli occhi spaccanti sono occhi che colpiscono sottinteso per la bellezza, per la luminosità».

www.sfotoz.ru
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"Keybox" il portachiavi familiare a chi pratica affitti brevi (iStockphoto)

Facciamo il gioco di una previsione: quali di questi neologismi potrebbero affermarsi? «Probabilmente pochi: Pro-Pal, abbreviazione funzionale agli spazi di titoli di giornali e siti internet, resterà almeno fin tanto che continueranno la mobilitazione e lo schieramento che intende attirare l’attenzione sulla causa palestinese, anche perché ha il vantaggio di una brevità immediata che si ricorda facilmente. L’altra parola che credo sarà parte di noi a lungo è “keybox”, tecnicamente un prestito di necessità, importato con l’oggetto che indica: la scatoletta portachiavi degli appartamenti affittati come bed&brekfast per brevi periodi. Siccome il fenomeno durerà,- e mi vien da dire purtroppo, per i problemi che crea ai centri storici - la parola resterà tra noi, in inglese, perché così è arrivata». E perché il turismo ha bisogno dell’inglese come lingua franca.