Ci sono guerre che sembrano non voler finire mai. A Gaza, la vita è sospesa tra le macerie, le tende, le fosse comuni. Ogni giorno si scava con le mani sotto i calcinacci, si cerca acqua con taniche vuote, si allontanano i bambini dai droni che ronzano sopra le teste. Diciannove mesi dopo il 7 ottobre 2023, la Striscia è un inferno a cielo aperto. E il mondo sembra ormai assuefatto al dolore.
Dall’inizio della guerra scatenata da Israele in risposta all’attacco di Hamas, oltre 52.000 palestinesi hanno perso la vita, in maggioranza civili. Più di 1,9 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, spesso più di una volta, e più di mezzo milione rischia la fame a causa del blocco che impedisce l’ingresso di aiuti.
In questo scenario disumano, si leva forte l’appello dell’Azione Cattolica Ambrosiana, delle ACLI di Milano, Monza e Brianza e della Fondazione Culturale Ambrosianeum. «Guardiamo a Gaza con sconforto – scrivono – e chiediamo, con papa Leone XIV, che si intervenga per porre fine all’emergenza umanitaria».
Le tre realtà cattoliche descrivono con lucidità la tragedia in corso: «Assistiamo attoniti e sconfortati a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, dove centinaia di migliaia di persone sono ammassate in condizioni miserevoli, senza adeguati aiuti alimentari e con l’incubo di continui attacchi militari dal cielo».
Particolarmente gravi vengono giudicate le recenti dichiarazioni del premier israeliano Netanyahu: «Il nostro sgomento non fa che crescere di fronte alle affermazioni del premier israeliano Netanyahu, che ha parlato esplicitamente di spostamenti forzati dell’intera popolazione in piccole porzioni del territorio, con l’idea che molti scelgano poi di abbandonare definitivamente il territorio di Gaza».
Il richiamo è alla legalità internazionale, ma anche all’umanità: «Il rispetto dei diritti umani più elementari delle persone è previsto in tutti i trattati internazionali ed è sancito anche nel diritto che regola le guerre. A Gaza ci pare che si sia andati oltre ogni limite e la condizione della popolazione non può lasciarci indifferenti».
«Le ragioni del contrasto alla violenza terroristica e della difesa e della messa in sicurezza del proprio territorio – prosegue il testo – non possono calpestare il diritto alla vita e a una vita degna di centinaia di migliaia di persone, per lo più donne e bambini».
Nel testo si ricorda il grido di pace di papa Francesco, che ha accompagnato fino all’ultimo giorno del suo pontificato le sorti di Gaza, e si rilancia l’appello del suo successore: «Ci uniamo alle suppliche che papa Francesco ha elevato fino all’ultimo giorno della sua vita terrena e rilanciamo le parole di papa Leone XIV, appena eletto, che ha invocato “una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante” e ieri in piazza San Pietro ha gridato “mai più la guerra”, aggiungendo: “mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi”».
Il comunicato si chiude con un’esortazione alle istituzioni internazionali e una preghiera: «Chiediamo che le istituzioni internazionali, a partire dall’Unione Europea, si muovano per fermare l’emergenza umanitaria che a Gaza diventa ogni giorno più pesante».
«Preghiamo – concludono – perché la pace si faccia strada e tacciano le armi in Medio Oriente e nei tanti altri teatri di guerra, e perché il popolo israeliano e palestinese possano vivere in pace in una terra che è sacra per le grandi religioni monoteiste».