“Amore per tutti, odio per nessuno”. Era scritto così sulla borsa con la quale Ataul Wasil Tariq, imam della Comunità Ahmadiyya italiana, è arrivato, il 5 settembre scorso, all'udienza con papa Francesco. Il Santo Padre l'ha subito notato. «Che bello!», ha detto. Così, Ataul ha spiegato che si tratta del motto di questa comunità musulmana, fondata nel 1889 a Qadian, nell'attuale Punjab, India, dal mistico Hazrat Mirza Ghulam Ahmad. Oggi presente in circa 200 Paesi del mondo con circa 100 milioni di fedeli, la Ahmadiyya è unita sotto un'unica guida spirituale. «Per noi - ha detto Ataul - il Corano è l'autorità fondamentale; il profeta Muhammad e l'islam - al pari delle altre religioni rivelate - esiste per assicurare i diritti e le libertà dell'umanità, per proclamare il rifiuto della violenza e per costruire una società pacifica». Proprio questo anelito alla pace ha fatto sì che la Ahmadiyya sia perseguitata in Pakistan e in altre aree dove prevale l'islam fondamentalista.
L’occasione dell'udienza privata è stata la presentazione al Papa della “Fratellanza Giudeo-Musulmana” una bella esperienza di condivisione islamo-giudaica in Argentina, che ha dato vita a varie iniziative di dialogo nel Paese sudamericano. All’incontro, avvenuto in Vaticano, nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico, hanno partecipato anche alcuni rappresentanti di questa realtà, tra i quali Miguel Steuermann, direttore di “Radio Jai”, stazione radio ebraica, l’imam Marwan Gill, presidente della comunità musulmana Ahmadiyya, il rabbino ortodosso Saul Bonino della comunità Chafetz Chaim. Il Papa ha sottolineato quanto sia importante nel dialogo saper accettare la diversità e le convinzioni teologiche degli altri, e quanto sia fondamentale lavorare assieme per il miglioramento delle società. Ha poi insistito sul fatto che l'instabilità degli ultimi anni «dovrebbe averci insegnato che siamo tutti parte di un'unica nave e di un'unica umanità». Ha quindi impartito la benedizione e regalato a tutti copie autografate dell'enciclica “Fratelli tutti”, ricevendo in cambio un Corano in spagnolo ed uno in italiano.
«È stato per noi un momento molto toccante. Quanto risplendeva il sorriso di papa Francesco nel vedere chiacchierare affabilmente musulmani, ebrei e cristiani», ha aggiunto l'imam Tariq. Proprio a lui il Santo Padre si è rivolto, concludendo: «Tu sei il mio prossimo e continueremo ad incontrarci».