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venerdì 13 dicembre 2024
 
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In Australia social vietati agli under 16. Fondazione Carolina: «Siamo fuori tempo massimo. Bisogna educare anche sul web»

29/11/2024  È stato approvato uno dei disegni di legge fra i più rigidi al mondo. Per Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina, però «il consiglio è di ripensare ai modelli educativi, assai più efficaci dei divieti»

Fino ai 16 anni sarà vietato l’accesso ai social network: è quanto deciso dal parlamento di Canberra, che ha votato un disegno di legge fra i più rigidi al mondo. Nella pratica il testo, che ha ricevuto il via libera da entrambe le camere del parlamento e un sostegno bipartisan, obbligherà le piattaforme ad adottare “misure ragionevoli” per impedire agli adolescenti di aprire un account. Per le aziende che non si adopereranno sono previste multe fino a oltre 30 milioni di dollari. Pubblicata la legge, il governo fornirà ulteriori informazioni, ma si sa già che dal provvedimento dovrebbero essere esentate alcune piattaforme come WhatsApp e YouTube, di cui gli adolescenti potrebbero aver bisogno per fare i compiti. «Siamo di fronte a un problema globale e noi vogliamo che i giovani vivano essenzialmente la loro infanzia», ha fatto notare nei giorni scorsi il primo ministro australiano, Anthony Albanese.
Il divieto entrerà in vigore non prima di 12 mesi, ma c'è già chi esprime qualche perplessità sul suo funzionamento, Elon Musk ad esempio, e la sua efficacia. «Dopo la Cina, anche l’Australia ha imposto per legge il divieto ai social network. Almeno per i cittadini minori di 16 anni. Secondo Canberra l’urgenza di proteggerli dai pericoli del web è più importante della libertà che accompagna da sempre l’accesso alle piattaforme digitali. Una notizia inimmaginabile fino a poco tempo fa, per un Paese-Continente dall’altra parte del globo, ma prossimo in ambito culturale. Se non fosse che anche l’Europa della libertà di stampa e della libera parola deve fare i conti con analoghi percorsi legislativi in Francia e Inghilterra» commenta Ivano Zoppi segretario generale di Fondazione Carolina.

Più che a una emulazione, però, il consiglio di Fondazione è quello di ripensare ai modelli educativi, assai più efficaci dei divieti. «Escludere i 14 enni dai social è semplicemente irrealistico, quando in Italia  si viaggia online in autonomia dalla prima infanzia! La rincorsa a recuperare da 15 anni di anarchia digitale non convince del tutto, perché la medicina rischia di nuocere più della malattia» chiosa Zoppi. «Internet è partecipazione e condivisione, alzando muri si otterranno solo nuovi social e nuovi strumenti in stile Telegram per eludere controlli e restrizioni. Certamente regole e limiti erano e restano necessari per accompagnare al meglio l’esperienza digitale di bambini e ragazzi, ma prima ancora di vietare dobbiamo tornare ad educare! Educare al rispetto, alle emozioni, al buonsenso e all’empatia. Cosa c’entra questo con il web, gli algoritmi e l’intelligenza artificiale? Tutto! Perché prima di un utente, un account o un follower, restiamo sempre esseri umani».

 

 
 
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