Ha la voce pacata e gentile suor Margherita Marin, la religiosa che la mattina del 29 settembre 1978 trovò papa Giovanni Paolo I morto nel suo letto. Oggi, a 81 anni compiuti, vive nel romitaggio Maria Bambina a Ghirla, in Valganna (Varese), ma quei 33 giorni trascorsi a fianco del nuovo beato rimangono scolpiti nel cuore e nella memoria. «Il Papa aveva lavorato intensamente tutto il giorno, come faceva sempre», racconta ancora visibilmente commossa. «Leggeva e scriveva molto; stava preparando un documento per i vescovi e si stava esercitando nella lingua inglese, per alcune udienze che erano in programma Quella sera, come d’abitudine, aveva pregato con noi quattro suore di Maria Bambina, che prestavamo servizio nell’appartamento papale. Ognuna aveva il suo compito e io ero incaricata di predisporre l’occorrente per la celebrazione liturgica del mattino, a cui prendevamo parte con lui. Così, prima di salutarci per andare a riposare, mi ha chiesto che Messa gli avrei preparato e gli ho riposto che erano i santi Angeli Custodi. Ha sorriso ed è andato in camera».
IL PAPA SEMBRAVA DORMIRE
La mattina seguente, suor Margherita – che all’epoca aveva 37 anni – era di turno nell’appartamento insieme alla consorella, una suora infermiera, che aveva il compito di preparargli la colazione. «Il suo caffè era pronto. Papa Luciani lo prendeva sempre alle 5 e 45. Poi, quando era il momento, veniva in sacrestia a prepararsi per la celebrazione. Ormai era tutto pronto per la Messa, ma abbiamo visto che il caffè era ancora lì… e il Papa non era ancora arrivato. Ci siamo stupite, e la mia consorella ha detto: “Cosa facciamo, bussiamo?”. Era una cosa strana, non capitava mai di bussare alla stanza di Sua Santità…».
Appena affacciata alla porta della camera, la religiosa ha subito chiamato suor Margherita, perché venisse anche lei a vedere la strana situazione che si presentava ai loro occhi. «La luce della stanza era accesa, il Papa era a letto, con gli occhiali ancora appoggiati sul naso… con dei fogli in grembo, come se si fosse addormentato mentre leggeva. Pareva che dormisse, con un’espressione serena. Abbiamo chiamato: “Santità…”, ma non ha risposto. Era immobile. Allora siamo corse dai segretari che sono subito arrivati, l’hanno toccato, era freddo; poi i medici hanno constatato la morte». Tutto poi si è svolto in modo frenetico: viene accertata ufficialmente la morte del Pontefice, vengono apposti i sigilli all’appartamento papale e svolte le pratiche di rito. «Abbiamo sistemato la camera velocemente, poi tutto è stato chiuso. Noi ci siamo ritirate. In seguito, poi, ci siamo occupate di portar via tutte le sue cose, in attesa che l’appartamento venisse predisposto per il nuovo Pontefice e dunque riaperto».
UN INCARICO DI FIDUCIA
Suor Margherita era arrivata in Vaticano con un aereo il giorno dopo l’elezione di Albino Luciani. «Eravamo state chiamate a Roma in quattro dal Veneto, per svolgere servizio negli appartamenti papali; e prima di noi altre consorelle della congregazione avevano servito Paolo VI.
Il cardinale Luciani ci conosceva bene: le Suore di Maria Bambina erano state al suo fianco quando era in diocesi a Vittorio Veneto e poi quando era patriarca di Venezia. Io ero la più giovane delle quattro, avevo solo 37 anni quando la Madre generale mi ha chiesto di seguire il Papa». Prima di quel giorno, suor Margherita Marin, di origine trevisana, era impegnata a Belluno nello studentato femminile: «Ero sempre stata con le ragazze e non sapevo niente del nuovo incarico a cui venivo destinata; ero perplessa, avevo paura di non essere all’altezza e non sapevo bene che cosa avrei dovuto fare… La Madre generale mi ha risposto di non preoccuparmi, che il nostro lavoro consisteva nel fare tutto quello di cui il Papa avrebbe avuto bisogno: occuparci della sua persona, del guardaroba, lavare, stirare, preparare l’occorrente per la Messa. E così ho fatto, da quel momento, per 33 giorni». Le parole della religiosa di Maria Bambina sono semplici e profonde quando ricorda il “suo” Papa: «Giovanni Paolo I ci voleva molto bene, si scusava persino di farci lavorare troppo. Non metteva soggezione, aveva dei modi di fare molto semplici e scambiava volentieri qualche parola con noi. Dopo i primi momenti di titubanza e di timore, per essere stata mandata a lavorare in Vaticano a fianco di Sua Santità, mi sono trovata molto bene». Per un mese dopo i funerali di papa Luciani le quattro religiose sono rimaste in Vaticano per servire il nuovo Pontefice, Giovanni Paolo II. «Le suore polacche che papa Wojtyla stava aspettando non erano ancora arrivate, e poi le abbiamo affiancate per il passaggio di consegne. Quindi abbiamo lasciato Roma».
PORTERÀ I DONI ALL'ALTARE
Ora suor Margherita, che conserva nel cuore una profonda devozione per Giovanni Paolo I, ha raggiunto Roma per partecipare alla solenne proclamazione del nuovo beato: in quella piazza San Pietro, tante volte scorta dalle finestre dell’appartamento papale, sarà lei a portare all’altare le offerte durante la celebrazione eucaristica, con le mani cariche dei tanti momenti condivisi con papa Luciani nel nascondimento del suo servizio. «È stato solo un mese, ma mi ha segnato profondamente. Sono ricordi e pensieri che rimangono, come la sensazione di aver condiviso cose davvero grandi».