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mercoledì 26 marzo 2025
 
il racconto
 

«Andare da Taylor Swift è come abbracciare un'amica che non vedevi da tanto tempo»

16/07/2024  Una fan della popstar americana racconta il concerto di San Siro, unica tappa italiana dell'Eras Tour, e cosa significa fare parte della community delle swifties

Immaginate la gioia che si prova quando si rivede una persona cara dopo tanto tempo. Non ci si chiede perché si è felici, non si riflette su cosa significhi per noi quella persona. Si percepisce solo una profonda esplosione di felicità che, in questo caso, si moltiplica 65 mila volte per ogni singolo spettatore dell’Eras Tour a San Siro, anche nelle più piccole lucine dei braccialetti alzati al cielo dalle tribune più in alto. Riassumerei così il ritorno di Taylor Swift in Italia dopo tredici lunghi anni.

Sì, perché Taylor per ciascuno swiftie (che sono per la maggior parte ragazze tra i 20 e i 35 anni, ma anche ragazzine, donne adulte, persino uomini, bambini e adulti) è come l’amica alla quale confidi paranoie, paure, gioie fra risate e pianti liberatori e, perché no, anche qualche battuta graffiante su ex e amiche voltaspalle.

Così tra 11 “ere” - i suoi album, così chiamati perché ognuno rappresenta una particolare fase della sua carriera e della sua vita - tre ore e un quarto di concerto comprensivi di 44 canzoni, ognuno sceglie quella da cui si sente più rappresentato, e a alla fine a cantare non è più tanto la grande pop star americana quanto i singoli episodi delle nostre vite, in un trionfo di colori, glitter, lustrini e paillettes scintillanti. 

Ripensando a una quindicina di anni fa, quando Tay Tay non era altro che “l’antipatica Taylor”, la ragazzina che si cimentava con la musica country sfidando mostri sacri del genere, suonava la sua chitarra classica glitterata e attirava l’invidia di tutti perché insopportabilmente perfetta, ora viene da sorridere per aver pianto con lei sulle note di You belong with me o Mine o ancora Teardrops on my guitar in camera, da soli, cuffie nelle orecchie e qualche lacrimuccia in gran segreto.

Ed è proprio lei a ricordarcelo. Nell’introduzione dell’Eras Tour di quest’anno a Milano, ricorda: “Dunque, sentirete molte canzoni che ho scritto sui miei sentimenti, sui fatti accaduti o inventati dall’immaginazione e forse è ciò a cui pensate quando le ascoltate”. 

Ufficialmente, il concerto è iniziato alle 20 in punto, dopo un countdown che ha mandato in visibilio l’intero stadio di San Siro, registrando persino una piccola attività sismica. Ufficiosamente, in realtà, sono oltre due anni che ci si prepara: dall’annuncio di Taylor nel 2022 dell’Eras Tour alla notte prima del concerto, ciascun fan si è dato da fare per prepararsi all’evento, alcuni anche doppiamente, perché sono tantissime le persone che hanno preso biglietti per più date, magari per città e persino nazioni diverse. Le storie riguardo la fatica di accaparrarsi il biglietto si perdono nei meandri di TikTok, Instagram, X ma anche banalmente nei racconti delle persone che ci sono intorno.

Ognuno conosce almeno una persona che ha passato l’intera mattinata con sette devices aperti contemporaneamente sulla schermata di TicketOne sperando nel miracolo. C’è anche chi si è “accontentato” di acquistare il pacchetto VIP (del costo di oltre 500 euro), a fronte probabilmente di un mese di digiuno, pur di non rinunciare al concerto. 

Alcune fan di Taylor Swift posano per un selfie fuori da San Siro (Ansa)

Aggiudicato il biglietto, è stata la volta della scelta degli outfits, dei gadget e delle “fanaction”: ciascuno swifties ha scelto un’era e ha cercato di emularne i colori con top, make-up a tema, scritte sulle braccia e acconciature stravaganti. In una canzone, You’re on your own kid, Taylor invita tutti a “fare braccialetti dell’amicizia”, e così è stato: via all’acquisto di kit per creare braccialetti di perline con le lettere della canzoni che sono più rappresentative.

C’è chi è arrivato a farne persino 400, perchè lo scopo è proprio quello di scambiarli con gli altri fan: una ritualità che sottolinea l’appartenenza a una comunità, quella di Taylor Swift, che crede fortemente nel valore dell’amicizia e della condivisione.  Ed è così che ci siamo tutti sentiti a San Siro: una grande rimpratriata tra amici pronti a vivere una serata in programma da anni.

Dalla metro, ai bar, lungo le vie principali, negli autobus, le paillettes e i braccialetti hanno reso riconoscibili i partecipanti e sono stati pretesto per sguardi complici, chiacchierate con perfetti sconosciuti, scambi di opinioni e di esperienze. Persino chi della Swift non sa assolutamente nulla, era al corrente del concerto.

Un esempio su tutti: al mercato di via Fauché, vicino San Siro, durante lo sgombero delle 18, i commercianti applaudivano il passaggio delle persone in paillettes commentando tra loro: “È arrivata Taylor Swift, inizia il concerto”. Era un po’ come sentirsi parte della storia, l’orgoglio di far parte di un momento epocale di cui si parlerà davvero a lungo.  Così, dalle maestose ali arancioni dei ballerini, sulle note di Cruel Summer, la cantante ha salutato con “Ciao a tutti!”, generando un boato fragoroso. Molte persone indossavano persino tappi per le orecchie, acquistati per l’occasione su consiglio di quanti erano già stati in altre tappe europee.

 “È così che mi fate sentire davvero potente” dice Taylor poco prima di iniziare The Man, secondo singolo del terzultimo album Lover. Perché effettivamente la sua potenza sta proprio nel rapporto con i suoi fan, una relazione che nessun altro cantante è mai riuscito a costruire in maniera così profonda.

La commozione della star ha confermato esattamente questo, quando prima di iniziare a suonare al piano una delle canzoni più intimistiche del suo repertorio, Champagne Problems, ha dovuto togliersi le cuffie per ascoltare la standing ovation del pubblico. Cinque lunghi minuti in cui le urla hanno riempito lo stadio e sembravano fomentarsi l’una con l’altra, lasciando la pop star sbalordita e senza parole, costretta ad alzarsi dal piano per lasciarsi travolgere dalle grida liberatorie, a cui lei ha risposto candidamente con un “Siete i migliori, lo sapete vero?”.

Altra magia di Swift: un sorriso delicato, rispettoso e profondamente devoto nei confronti del sostegno indiscusso che riscuote ovunque vada.  Così come quando, durante le surprise song, ovvero canzoni scelte dal repertorio e diverse per ogni tappa (nel caso della serata del 13 luglio, un mashup tra The One e Wonderland alla chitarra e I almost do e The moment i knew al piano), un moscerino le è finito in bocca e con un delicatissimo colpo di tosse è tornata a cantare con una voce pulita e potente.

 È tutto qui il “fenomeno Taylor Swift”: emozioni pure raccontate con una semplicità disarmante, da una ragazza “della porta accanto” che le esprime così come le nascono dal cuore, nella loro forma più genuina.  Non importa se sia stata bravissima nello scegliere il proprio team marketing, se abbia costruito perfettamente il suo personaggio o se abbia messo in atto le strategie migliori per far breccia nel cuore degli ascoltatori, quel che resta di queste due tappe italiane dell’Eras Tour è il ricordo di 130mila persone unite in un unico coro che, con le mani al cuore e le corde vocali spiegate, cantavano all’unisono con un’energia davvero irreplicabile.

Esattamente come aveva previsto Tay Tay, che ha concluso così il suo concerto: “Questa sera penserete a noi ascoltandole, e a tutti i ricordi creati all’Eras Tour. Vi ospito, il mio nome è Taylor”. 

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