Gli internazionali di Francia di tennis compiono il 28 maggio 2025 il secolo di vita. Il prestigioso torneo, che esisteva dalla fine dell’Ottocento, è diventato in quell’anno internazionale e si è giocato allo Stade Francais, nel Parc de Saint-Cloud, ma all’epoca non si chiamava ancora Roland Garros. L’intitolazione è arrivata con il nuovo stadio quando quel nome è stato imposto dallo Stade Francais, disposto a cedere alla federazione tre ettari di terra vicino alla Porte d'Auteuil per costruire un impianto nuovo, ma alla condizione che fosse dedicato a Roland Garros. A vincere quella prima edizione furono in campo maschile René Lacoste , che era un grande tennista, molto prima di diventare il coccodrillo di stoffa simbolo del principale sponsor attuale del torneo, e nel femminile Suzanne Lenglen, la prima diva del tennis.
Chi era Roland Garros
A dispetto delle incertezze ancora presenti a distanza di un secolo, Roland Garros, diciamolo una volta per tutte, si pronuncia “Roland Garros” non alla francese ma alla spagnola: con l’accento sulla “a” e mantenendo la “s” finale, perché Roland Garros era un aviatore di origine spagnola, pioniere dell’aviazione francese, nato il 6 ottobre 1888 a Saint Denis de la Reunion (nell'Oceano Indiano) e morto in un combattimento aereo a Saint Morel sulle Ardenne il 5 ottobre 1918, durante la Seconda Guerra Mondiale, famoso per la prima trasvolata del Mediterraneo nel 1913. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare non era un dirigente sportivo e neppure un tennista di vaglia, ma un appassionato di tennis socio del vecchio Stade Francais di St. Cloud.
L’anno prima, René Lacoste, Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra la avevano strappato la Coppa Davis agli Stati Uniti, guadagnandosi il soprannome onorifico di “Quattro moschettieri”, in omaggio a uno dei più fortunati romanzi di Alexandre Dumas, e si erano guadagnati il diritto a uno stadio all’altezza dei loro trionfi destinati a portare per un decennio il tennis francese in cima al mondo. Per questo tuttora la Coppa consegnata al vincitore del Roland Garros è soprannominata Coppa dei Moschettieri.
Un campo per i quattro moschettieri
L’anno prima, René Lacoste, Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra la avevano strappato la Coppa Davis agli Stati Uniti, guadagnandosi il soprannome onorifico di “Quattro moschettieri”, in omaggio a uno dei più fortunati romanzi di Alexandre Dumas, e si erano guadagnati il diritto a uno stadio all’altezza dei loro trionfi destinati a portare per un decennio il tennis francese in cima al mondo. Per questo tuttora la Coppa consegnata al vincitore del Roland Garros è soprannominata Coppa dei Moschettieri.
L’anno prima, René Lacoste, Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra la avevano strappato la Coppa Davis agli Stati Uniti, guadagnandosi il soprannome onorifico di “Quattro moschettieri”, in omaggio a uno dei più fortunati romanzi di Alexandre Dumas, e si erano guadagnati il diritto a uno stadio all’altezza dei loro trionfi destinati a portare per un decennio il tennis francese in cima al mondo. Per questo tuttora la Coppa consegnata al vincitore del Roland Garros è soprannominata Coppa dei Moschettieri.
Chi è Philippe Chatrier
Il campo centrale su cui tuttora giocano i migliori al mondo, è intotalto a Philippe Chatrier, raro per un dirigente sportivo, di solito i campi hanno il nome di grandi campioni. Ma Chatrier è considerato l’uomo che ha modernizzato il tennis francese battendosi per l’apertura ai professionisti, mentre fino al 1967 il Roland Garros come la maggior parte dei tornei internazionali era riservato ai dilettanti. Nel 1968 il torneo è diventato Open, ossia aperto ai professionisti. Il tennis era stato sport olimpico dalla prima edizione moderna dei Giochi, Atene 1986, a Parigi 1924, ne uscì l’anno dopo. La ragione è controversa: chi dice un ostracismo degli inglesi timorosi che i Giochi ogni quattro anni oscurassero il loro fiore all’occhiello torneo di Wimbledon, chi ritiene che abbia pesato una vicenda di marchi e sponsorizzazioni per cui non ci si intese sulla marca delle palline.
Negli anni Ottanta del Novecento Chatrier lavorò alacremente per convincere il Comitato Olimpico internazionale (Cio) di cui sarebbe diventato membro nel 1988, a riammettere il tennis come sport dimostrativo ai Giochi di Los Angeles nel 1984 e come sport da medaglia a tutti gli effetti dopo 64 anni di esilio a Seul nel 1988. A Parigi 2024 i Giochi sono stati ripagati dalle lacrime di Novak Djokovic, il tennista professionista più vincente della storia, pronto a commuoversi per l’oro olimpico come per nessun altro trofeo. Il secondo campo più importante è intitolato a Suzanne Lenglen, soprannominata la “divina”.
TERRA ROSSA E "TERRAIOLI"
Il Roland Garros, che ospita solo gli Internazionali di tennis, ha fatto eccezione solo per il torneo olimpico 2024. È da sempre l’unico torneo tra quattro del grande slam a giocarsi in terra battuta, clay in inglese, familiarmente terra rossa, per la componente argillosa. Per molto tempo è stata una delle superfici più diffuse su cui giocare a tennis. Più lenta delle altre superfici e più irregolare dei sintetici che si sono diffusi in epoche più recenti, la terra rossa è stata a lungo un terreno specialistico, terra di conquista di italiani, francesi, spagnoli e argentini.
Nella fase di transizione in cui si andavano affermando sempre di più le superfici sintetiche, ma la terra restava diffusa, tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento, divenne terreno fertile per specialisti, denominati spagnoli e argentini soprattutto, ma anche altri, un po’ spregiativamente “terraioli” (specialisti della terra rossa), o “arrotini” (copyright Gianni Clerici) per una regolarità fatta di palline cui veniva impressa una talvolta esagerata rotazione di sotto in su (top spin), un tipo di gioco per il quale le partite potevano durare all’infinito, ma basato più sulla capacità di non sbagliare che sulla spettacolarità, tanto più che il Roland Garros fino al 2022 è rimasto l’ultimo torneo a non avere il tie break al quinto set, per chiudere finalmente le partite.
il regno di Nadal
La distinzione tra terraioli e gli altri s’è assottigliata man mano che nel circuito internazionale del tennis si sono diffusi, diventando preponderanti, i campi in cemento e superfici dure, più regolari, più facili da mantenere, e dunque più adatte a crescere nuovi talenti ovunque nel mondo. La specializzazione su terra è ormai venuta meno, nessun tennista oggi potrebbe permettersela restando ai vertici. Questo non ha impedito allo spagnolo Rafael Nadal di vincere ovunque e insieme diventare, con i suoi 14 titoli di singolare, sulla terra del Roland Garros, l’unico e indiscusso sovrano francese dopo la caduta di Luigi Filippo ultimo re di Francia. Tanto da avere l’onore lui spagnolo di far parte della staffetta degli ultimi tedofori dei Giochi di Parigi 2024. L’edizione del centenario gli ha reso omaggio con una celebrazione dedicata: l’impronta della sua scarpa ora è una su una targa sul campo centrale.