«Il tema dell’ecologia integrale e della conversione ecologica è molto sentito in queste terre, specie tra i giovani». Papa Francesco non ha potuto partecipare alla Cop28 di Dubai, ma le parole che ha inviato «confermano la centralità della questione e indicano la strada da percorrere sia da parte della Chiesa, sia nel rapporto con i musulmani». Monsignor Paolo Martinelli, francescano Cappuccino, è vicario apostolico dell’Arabia meridionale. un territorio abitato da 46 milioni di persone che comprende tre Stati – Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen – e in cui i cristiani sono il 2 per cento della popolazione. È quindi il vescovo anche di Dubai, dove è in corso in questi giorni il vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici, un appuntamento che st molto a cuore a papa Francesco.
Monsignor Martinelli guida una comunità fatta solo di migranti e sperimenta che è un corpo che si nutre di un’unica fede alimentato da culture e sensibilità differenti. Gli Emirati Arabi Uniti, in particolare, hanno conosciuto un rapido processo di modernizzazione che ha portato con sé la creazione di molti posti di lavoro occupati in gran parte da migranti. I cattolici sono circa 800 mila, provengono principalmente da Filippine e India, oltre che da Sri Lanka, Pakistan, Libano e altri Paesi arabi, Europa, Africa e America latina. Martinelli risiede ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati: «Qui c’è una tradizione di tolleranza e di ospitalità delle diverse fedi religiose», racconta. «La comunità cattolica conta un centinaio di nazionalità, molti appartengono alle Chiese orientali, con una tradizione spirituale e un rito propri. Siamo tutti migranti: laici, clero, religiosi e vescovo. È una Chiesa giovane e dinamica: nei giorni festivi le nove parrocchie sono frequentatissime, durante la settimana sono molti gli studenti e i lavoratori che cominciano la giornata partecipando alla Messa. Viviamo davvero l’esperienza della Pentecoste».
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