Una telefonata per la pace in Ucraina importante ancorché non decisiva quella tra papa Leone XIV e il presidente Putin di giovedì pomeriggio. È la prima tra il Pontefice e il presidente russo da quando la Russia ha invaso il Paese nel febbraio 2022.
In precedenza, Putin e papa Francesco – che sul conflitto ha sempre tenuto la massima attenzione con numerosi appelli e anche diverse iniziative di diplomazia umanitaria – si erano incontrati tre volte in Vaticano, nel 2013, 2015 e 2019, e avevano parlato anche telefonicamente, l'ultima volta nel dicembre 2021.
«Nel corso della telefonata, oltre alle questioni di mutuo interesse», ha spiegato il portavoce della Sala stampa Matteo Bruni, «è stata prestata particolare attenzione alla situazione in Ucraina e alla pace. Il Papa ha fatto un appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace, ha sottolineato l’importanza del dialogo per la realizzazione di contatti positivi tra le parti e cercare soluzioni al conflitto».
Si è parlato, inoltre, «della situazione umanitaria, della necessità di favorire gli aiuti dove necessario, degli sforzi continui per lo scambio dei prigionieri e del valore del lavoro che in questo senso svolge il Cardinale Zuppi». Papa Leone, ha spiegato ancora Bruni, «ha fatto riferimento al Patriarca Kirill, ringraziando per gli auguri ricevuti all’inizio del suo pontificato e ha sottolineato come i comuni valori cristiani possano essere una luce che aiuti a cercare la pace, difendere la vita e cercare un’autentica libertà religiosa».
Il Pontefice aveva avuto un colloquio telefonico anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky pochi giorni dopo la sua elezione e lo aveva incontrato in occasione della Messa di inizio Pontificato, il 18 maggio scorso. Numerosi gli appelli lanciati da Leone XIV per la pace in Ucraina dopo quelli, ripetuti, di Francesco. Nel Regina Caeli dell’11 maggio scorso, il primo del pontificato, aveva affermato: «Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie».
Il 16 maggio, nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Papa aveva espresso l’auspicio di «un mondo in cui ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace. Mi auguro - diceva - che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati come l’Ucraina e la Terra Santa«.
Nel Regina Caeli del 18 maggio, dopo la Messa d'inizio pontificato, Leone aveva ribadito che «la martoriata Ucraina», utilizzando lo stesso aggettivo adoperato da papa Francesco, «attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura».
Nell’udienza generale del 28 maggio aveva sottolineato che il suo pensiero «va spesso al popolo ucraino, colpito da nuovi, gravi attacchi contro civili e infrastrutture», assicurando la sua vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, in particolare per i bambini e le famiglie: «Rinnovo con forza l’appello a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziativa di dialogo e di pace. Chiedo a tutti di unirsi nella preghiera per la pace in Ucraina e ovunque si soffre per la guerra».
Nel frattempo, comunque, le autorità russe, elogiando sempre la posizione «equilibrata» del Vaticano, hanno plaudito più volte alle iniziative di «diplomazia umanitaria» promosse da Bergoglio, e portate avanti in prima persona dal cardinale Zuppi, che hanno favorito scambi di prigionieri con l'Ucraina e il ritorno di minori deportati in Russia.
Ora questa conversazione diretta va anche oltre, dal momento che Putin ha espresso aperto apprezzamento per la disponibilità di papa Leone ad aiutare a risolvere la crisi ucraina. E, come ha ricordato il Cremlino parlando di un colloquio costruttivo, il presidente russo ha sottolineato anche la volontà di proseguire i contatti. Il canale diretto è aperto, dunque, e ora si tratta di portarlo avanti.
Che questo sia un passaggio di una certa rilevanza lo confermano le parole che proprio poco prima della telefonata il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, aveva pronunciato a margine di un evento a Roma. «Provo una enorme tristezza che non si riesca a stabilire un contatto diretto tra le due parti per cominciare a vedere un po’ la fine di questa guerra: esprimo la mia tristezza, il mio dolore, per questa situazione», aveva detto il Segretario di Stato, «la Santa sede, noi, abbiamo offerto la possibilità di uno spazio, rimane questa offerta che il Papa ha fatto all'inizio del suo pontificato ma non credo dalle risposte che ci sono state date che ci sia speranza che questa possibilità venga sfruttata», ha quindi aggiunto.
Anche perché, nel giorno della telefonata con il Papa, Putin ne ha avuta un’altra con il presidente americano Donald Trump a pochi giorni dalle trattative russo-ucraine di Istanbul, concluse senza esito e messe in ombra dal clamoroso blitz di Kiev contro le basi aeree nemiche in Siberia. Il presidente Usa ha tentato per l'ennesima volta di riaccendere la fiammella della diplomazia alla sua maniera: un dialogo tra pari, una nuova telefonata a Putin. Ma la risposta del suo interlocutore non è stata conciliante. «Il presidente Putin mi ha detto, con molta fermezza, che dovrà rispondere ai recenti attacchi» dell'Ucraina contro i bombardieri russi, ha riferito il presidente Usa, che poi ha ammesso: «È stata una buona conversazione, ma non una conversazione che porterà ad una pace immediata».
Da questo punto di vista, vedremo se il canale aperto tra Cremlino e Santa Sede porterà i suoi frutti.