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domenica 16 febbraio 2025
 
crisi umanitaria
 

Ucraina, Migrantes: «La guerra può portare a 4 milioni di sfollati»

25/02/2022  «I bombardamenti porteranno a un esodo di persone, soprattutto verso i Paesi più vicini e molti potranno raggiungere anche l’Italia», dice mons. Giancarlo Perego. Da Nord a Sud, le iniziative ecumeniche di preghiera per la pace

Giovedì mattina l’Ucraina si è svegliata sotto le bombe con i cittadini pronti a lasciare le proprie case per rifugiarsi in rifugi di fortuna. Tra questi anche Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina che si trova, insieme ad altre persone, nella cripta della Cattedrale della Resurrezione di Kiev. Sono molti i momenti di preghiera che si tengono in queste ore. Anche all’Incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo in corso a Firenze si è pregato per la pace e giovedì i vescovi hanno deciso di terminare in anticipo per potersi recare nella Basilica di Santa Maria Novella per un momento di adorazione eucaristica e di preghiera silenziosa per la pace. Questa mattina avevano espresso “preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina” e rinnovato la loro “vicinanza alle comunità cristiane del Paese”.

Accogliendo l’invito di Papa Francesco a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace, i vescovi “fanno appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra! I Vescovi del Mediterraneo conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace”.

In Italia, oggi, vivono circa 250 mila ucraini: “Si tratta del quinto paese come numero di presenze fra immigrati, famiglie, ma anche comunità religiose che in questi giorni si stanno unendo alla preghiera per la pace”, ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego in questi giorni a Firenze. “Quello che pensavamo non avvenisse immediatamente ma fosse risolto con la strada diplomatica – ha detto - si sta trasformando in una nuova e inutile strage. Il bombardamento porterà a un esodo di almeno quattro milioni di persone, soprattutto verso i Paesi più vicini e molti potranno raggiungere anche l’Italia”. Il presidente Migrantes esprime anche la vicinanza alla comunità italiana che vive in Ucraina: circa duemila persone.

“Sopra la testa volano aerei militari e sento esplosioni così forti che fa balzare il mio edificio che è di nove piani”, ha raccontato padre Cirillo Hennady dei Frati Minimi del Santuario di Paola, che si trova, in questi giorni, in Ucraina per una visita alla madre. “Per miracolo sono intatte ancora le finestre. In molti altri edifici – ha detto il religioso ripreso dal settimanale di Cosenza-Bisignano, Parola di Vita – sono già rotte. Siamo lontani dal fronte dalle linee di fronte ma praticamente ci sono le basi militari sotto bombardamento. La gente prende in assalto negozi di alimentari, farmacia, poi le banche e i bancomat... ecco c'è un panico. Io sto facendo le cose urgenti”. I suoi confratelli, guidati dal provinciale padre Francesco Trebisonda, sono vicini a padre Cirillo ma anche ad altri confratelli ucraini dell'Ordine che vivono ed operano in Italia e all'estero. Fra questi padre Taras molto conosciuto a Paola ed attualmente a sant'Andrea delle Fratte e al Vescovo Minimo Taras Senkiv, Eparca di Stryj degli Ucraini, una sede della chiesa greco-cattolica ucraina suffraganea dell'arcieparchia di Leopoli che conta 300mila fedeli.

da Novara a Trieste a Bari le iniziative di preghiera

  

Ieri mattina “abbiamo appreso dell’avvio dell’attacco delle forze armate russe all’Ucraina. Gli scambi diplomatici e le tensioni al confine tra i due Paesi, che abbiamo seguito in queste ultime settimane con così tanta apprensione, si sono dunque tramutate in una guerra aperta sul campo”, ha detto il vescovo di Novara, monsignor Franco Brambilla che ha invitato le comunità della diocesi a pregare per tutte le popolazioni coinvolte nel conflitto, durante le messe di domenica prossima, 27 febbraio, “invocando il Signore per la pace in Ucraina”. La “nostra preghiera – ha aggiunto - sia anche “un segno di vicinanza” alla numerosa comunità ucraina presente in diocesi e alla parrocchia della Natività di Maria Vergine, presso la chiesa del Carmine a Novara, che appartiene all’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini residenti in Italia, ed è retta da don Yuriy Ivanyuta, che da tanti anni svolge il suo ministero in diocesi. “Con vivo sentimento di crescente preoccupazione”, l’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, ha scritto oggi alla diocesi su quanto sta succedendo in Ucraina dove, “in una situazione già gravemente provata dalla pandemia da Covid-19, ha cominciato ad aggirarsi lo spettro mortifero della guerra”.

Anche la chiesa di Trieste fa proprio l’appello del Papa di ieri che “accompagnerà con il massimo della disponibilità, nella convinzione che la preghiera è l’arma più efficace che possiedono i cristiani, depositari come sono della beatitudine che Gesù stesso ha riservato agli operatori di pace. Sono pertanto a chiedere che si promuovi e si intensifichi in tutta la Diocesi la preghiera per la pace, sia a livello individuale che comunitario”. In particolare a partire da domenica 27 febbraio fino al 2 marzo, “si dedichi alla pace una intenzione nella preghiera dei fedeli”; “si reciti il Santo Rosario ogni giorno, soprattutto nei Santuari mariani della Diocesi, per la pace”; “si riservi nell’arco della settimana un’ora di adorazione eucaristica per la pace”. E a partire da sabato prossimo la Cappella di Cavana, dedicata alla Madre della Riconciliazione, “sia lo spazio pubblico cittadino dedicato alla preghiera per la pace in Ucraina e in Europa. Anche la Santa Eucaristia che ogni domenica viene celebrata in rito orientale nella chiesa del Seminario per la comunità ucraina triestina – a cui va la nostra vicinanza e solidarietà cristiane – sarà dedicata alla pace”.

Le notizie che ci giungono dall’Ucraina “danno ragione pienamente alle preoccupazioni e alle parole allarmate con cui Papa Francesco aveva tentato di fermare l’escalation di tensione che era venuta creandosi nei giorni scorsi”, ha scritto il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo: “Non siamo assolutamente in grado di dire, a questo momento, quali saranno gli sviluppi della situazione di invasione ormai cominciata. Desidero però invitare a far nostro l’invito che il Papa ha rivolto a tutti, credenti e non credenti, a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una giornata di digiuno per la pace”.

Nella stessa giornata l’invito ad accendere la sera del 2 marzo, una candela o sul davanzale della propria abitazione o davanti alla porta della propria chiesa. “Il respiro ritrovato, dopo i terribili anni di pandemia che speriamo terminati – ha scritto il vescovo di Senigallia, monsignore Franco Manenti - è durato lo spazio di qualche giorno: la guerra è tornata in Europa (trent’anni fa ha devastato l’ex Jugoslavia, nel mondo, in tanti luoghi, non è mai sparita), siamo di nuovo impauriti, impotenti e disorientati di fronte a questa follia devastante”. Il presule esprime “grande vicinanza alle cittadine e ai cittadini ucraini che vivono nel nostro territorio. Sappiamo bene quanto -ha detto - la loro presenza, in tante famiglie, nei luoghi del lavoro e dell’assistenza, sia preziosa e significativa. La loro ansia, la loro incertezza trovino accoglienza e solidarietà nella nostra comunità. Nella complessità degli eventi odierni, la nostra piccola voce vuole dire con fermezza che l’unica strada da percorrere è quella della pace e del sentirsi ed essere una sola famiglia umana”.

“La drammatica escalation delle ultime ore mette ancora una volta a dura prova la vita di molte persone di questa nostra Europa, che mostra di aver smarrito memoria storica e comuni radici cristiane. Il cuore è gravido di dolore e credo che, nonostante l’apparente fallimento dei vari tentativi diplomatici messi in atto per fermare questa tragedia, sia importante non dimenticare l’appello che proprio da un vescovo di questa nostra Puglia, don Tonino Bello, fu gridato più volte: ‘In piedi, costruttori di pace!’”, ha scritto monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari: “L’incontro di preghiera presso la tomba di San Nicola di Myra, pensato per la sera del prossimo 26 febbraio, rimane un punto luminoso intorno a cui raccogliere quanti credono nella forza della preghiera come strumento capace di disarmare l’inimicizia. Quanto Cristo ha insegnato rimane per noi strada privilegiata per innervare fermenti di speranza e lucidità di coscienza”, aggiunge il presule spiegando che insieme al rettore della Chiesa russa di Bari, p. Viacheslav Bachin, e a quanti prenderanno parte all’orazione di pace, “desideriamo invocare il dono dello Spirito su chi, attraverso la diplomazia, è impegnato a operare per il bene comune, ma, allo stesso tempo, desideriamo vivere una forte intercessione per coloro che, drammaticamente, sono i protagonisti di questo momento storico: i civili e i soldati sul campo”.

Giovedì sera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, si è svolta una preghiera in collegamento streaming con tutti i paesi in cui è presente nel mondo. “E’ la nostra prima, spontanea, risposta alla tragedia che si sta consumando in queste ore in Ucraina – spiega la Comunità – Non ci si può rassegnare alla guerra come ultima parola, ma occorre chiedere incessantemente la pace. E’ ciò che imploriamo per il bene dell’Ucraina e del mondo intero rivolgendoci a tutti, a partire da chi ha responsabilità sulle nazioni. Invitiamo tutti a unirsi a noi per fermare la follia del ricorso alle armi”.

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