Circa 1.000 km: è davvero lungo il tratto della Via Francigena nella nostra Penisola, dal Gran San Bernardo o dalla Valle di Susa fino a Roma. Pochi riescono a percorrerla tutta, ma tanti, di ogni età, possono mettersi in cammino per farne alcune tappe. Per un viaggio diverso, un autentico ritorno a un passato lontano. Per vedere con gli stessi occhi i sentieri, le chiese, i boschi e i paesi toccati per secoli dai fedeli. Perché il pellegrinaggio a Roma, per pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro, era nel Medioevo uno dei tre cammini fondamentali della devozione cristiana, insieme a quelli per Santiago di Compostela e Gerusalemme, luoghi santificati dalla presenza divina.
Tanti i viandanti eccellenti: l’itinerario fu descritto per la prima volta nel 990 dal vescovo Sigerico di Canterbury che, di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto l’investitura, elencò le località in cui, con il suo seguito, aveva sostato di notte lungo il viaggio. Segnalò la presenza di chiese e ospedali per i pellegrini e di luoghi dove si poteva dormire, mangiare ed essere curati. La maggior parte delle tappe indicate da Sigerico corrisponde alle località tuttora esistenti e l’itinerario attuale della Francigena le ripercorre da Canterbury a Roma. Oggi però, tra mappe, tracciati Gps, guide, app e viaggi organizzati, chi si mette in cammino può farlo in totale sicurezza.
Sia che si scenda dal Gran San Bernardo o dal Moncenisio, si attraversa il Piemonte: Ivrea e Vercelli da un lato, Susa e Torino dall’altro. Poi, passando per la Lombardia e per L’Emilia, si entra in Toscana, che si percorre tutta da Nord a Sud. Tra le verdi colline senesi si incontrano le tappe più belle, che toccano città e borghi affascinanti. Come San Gimignano, città dalle 100 torri, la Manhattan del Medioevo, che ancora oggi incanta con le sue 15 superstiti sentinelle. Oppure Monteriggioni, il borgo che “di torri si corona”, come scrisse Dante nel Paradiso; il suo inconfondibile profilo domina la collina e si vede in lontananza, premio per chi arriva a piedi. Tra le due cittadine ci sono 30 chilometri di Via, con sentieri ben segnalati, dove non si cammina mai sulla strada asfaltata, solo a volte la si costeggia. Molti scelgono di andare in bicicletta o a cavallo.
Lasciata la Toscana, si toccano mete ricche di significati. Ad Acquapendente (Viterbo) si incontra la chiesa del Santo Sepolcro, che sull’altare custodisce due piccole pietre bianche portate dai Crociati, che avrebbero le macchie del sangue di Cristo. A Bolsena (Viterbo) si ricorda il miracolo dell’Eucaristia, avvenuto nel 1263, quando dall’Ostia consacrata sgorgò sangue sui paramenti di un incredulo sacerdote boemo.
L’ultima tappa, circa 17 km, si percorre lungo strade trafficate, lontane dalle atmosfere bucoliche. Ma la vista dal belvedere di Monte Mario, chiamato dai pellegrini “Mons Gaudii”, il Monte della Gioia, rasserena gli animi e prepara alla discesa verso San Pietro. Prima di entrare nella basilica, nel nuovo punto di accoglienza dei pellegrini, aperto a giugno 2016 all’interno del Centro San Lorenzo, i fedeli possono ritirare il Testimonium, che certifica l’avvenuto pellegrinaggio a Roma. Per averlo occorre presentare la “Credenziale”, il documento timbrato a ogni tappa che attesta di avere percorso a piedi gli ultimi 100 km della Via, oppure gli ultimi 200 in bicicletta. Poi, lasciati zaino o bici, ci si prepara a varcare la Porta Santa. Sulla tomba del martire, testimone di Cristo e suo rappresentante in terra, il pellegrino conclude in preghiera il suo viaggio.
Per info: www.viefrancigene.org/it/
www.visit.viefrancigene.org/it/
www.toscanapromozione.it