«Mi si aprì un mondo, capii che ero libera di avere idee mie e che ero in grado di impegnarmi in prima persona: anche noi ragazze potevamo fare qualcosa per far rinascere l’Italia». Cecilia Lodoli ha 99 anni ma dalla sua voce, calda e vibrante, traspare ancora oggi tutta l’emozione del giorno in cui entrò a far parte dell’Associazione italiana guide (Agi), di cui quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla fondazione.

Era il 1943 quando tutto ebbe inizio a Roma, alle Catacombe di Priscilla. Il 28 dicembre otto ragazze, accompagnate dal domenicano padre Agostino Ruggi d’Aragona, recitarono per la prima volta la loro Promessa dando vita all'Agi. Una Promessa fatta in segreto - in catacomba e sotto l’occupazione tedesca - ma capace di generare un movimento che via via avrebbe coinvolto migliaia di ragazze. 
Nutrendosi del metodo dello scautismo e cogliendo con attenzione le peculiarità femminili, il guidismo prese piede velocemente. Pur nascendo in clandestinità, in una Roma ancora occupata e con più nubi che sole all’orizzonte, in breve il guidismo iniziò a sprigionare energie e idee per un futuro partecipato, paritario, libero.

Dopo la prima “mitica” squadriglia Scoiattoli, ecco gli Aironi e le Lucciole, di cui faceva appunto parte Cecilia Lodoli. «C’era la guerra, mi veniva chiesto solo di obbedire ai genitori e a Dio. Papà mi pensava segretaria e, di sua iniziativa, mi aveva fatto seguire un corso di stenografia e uno da infermiera. Diventando guida ho assaporato la bellezza di poter prendere in mano la mia vita e di essere me stessa e non solo una donna bella, buona e obbediente», racconta ancora Lodoli, che nei decenni successivi ha poi ricoperto molteplici incarichi associativi a livello nazionale e internazionale.

Per Lodoli e le altre ragazze, il guidismo fu dirompente. «Il primo campo estivo lo vivemmo a Villa Pamphilj, dormii su una vecchia federa di materasso riempita di paglia. Mi ero portata i ferri per il lavoro a maglia ma ben presto capii che non ne avrei avuto il tempo: imparammo ad accendere il fuoco e a cuocere il pane sui bastoncini. E poi cantavamo, cantavamo, cantavamo…», ricorda piena di gioia. «È stata una scuola di vita. Padre Ruggi era lui stesso uno scout, partecipava a tutti i giochi e lanciava perfino il lazo». 

La proposta del guidismo consisteva in esperienze concrete per sostenere la conoscenza di sé, l’autonomia, la fraternità, la crescita spirituale e l’impegno civile, anche nei contesti più emarginati. Un’apertura sociale inedita, che vedeva bambine, ragazze e giovani protagoniste del cambiamento. Le ragazze (non a caso chiamate guide) crescevano nella competenza e nella responsabilità: esperienze e valori di certo controcorrente per le donne di un’Italia che riemergeva dal ventennio fascista. 

Da Roma il movimento si diffuse in Liguria, Puglia, Lombardia e nel resto della Penisola, crescendo in maniera esponenziale. «Vivevamo la grande gioia dello stare insieme e del fare qualcosa per l’Italia, coinvolgendo ad esempio anche ragazze in difficoltà. Ci sostenevamo incoraggiandoci a vicenda. Ricordo che Nina Kaucisvili (altra figura di primissimo piano per il guidismo ma non solo, ndr) mi spronava sempre dicendo Dai che ce la fai!».

Commuove ascoltare le testimonianze delle tante ragazze che con il guidismo diventarono donne attive, intraprendenti, pronte a prendersi con gioia le più diverse responsabilità nel mondo dell’educazione, nella Chiesa e nella società (sul www.agesci.it si trova una preziosa raccolta di video interviste).

Con uno slancio che sa di attenzione alle esigenze e ai sogni della gioventù – e anche un po’ di profezia - a inizio anni Settanta l’Agi cominciò con l’Associazione scout cattolici italiani (Asci) un percorso di avvicinamento che portò le associazioni a fondersi per educare insieme bambine e bambini, ragazze e ragazzi, puntando sulla coeducazione e corresponsabilità fra educatori, donne e uomini insieme. Era il 1974 e nasceva l’attuale l’Agesci, l’Associazione guide e scouts cattolici italiani. «L’Agi è stato un mettersi in cammino con lo spirito di chi si impegna in un grande gioco, nella speranza di ridare alla vita allegria, gioia, ottimismo, energia per lavorare alla ricostruzione morale di quei primi anni del dopoguerra, per superare tante difficoltà ancora presenti, per sentirsi legate da un’amicizia che sia volontà di crescere insieme», dicono Daniela Ferrara e Fabrizio Marano, oggi Capo Guida e Capo Scout d’Italia dell’Agesci. «Una meravigliosa storia di riscatto», aggiungono anche i presidenti del Comitato nazionale Roberta Vincini e Francesco Scoppola e l’Assistente generale padre Roberto del Riccio. Una storia che - a volerla ascoltare - ha ancora tanto da dire. 

Il 28 dicembre Agesci celebrerà l’anniversario con il rinnovo della Promessa, proprio alle Catacombe di Priscilla. A seguire, la Messa celebrata nella vicina basilica di San Silvestro dal cardinale Arrigo Miglio, già Assistente ecclesiastico generale Agesci. Saranno presenti guide da tutta Italia, le generazioni di ieri e quelle di oggi, ancora una volta insieme.