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«Io ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale». Sono queste le parole pronunciate dalla premier Giorgia Meloni, che parlando delle modifiche al dl migranti in un punto stampa durante la visita in Etiopia ha voluto sottolineare come si tratti di «un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa». L’avvocato Dario Belluccio, segretario dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), ci spiega invece come mai abolire questa forma di protezione internazionale avrebbe degli effetti negativi sulla collettività.
Avvocato Belluccio, che cosa si intende con “protezione speciale”?
«Si intende un istituto che l’Italia condivide con altri paesi dell’UE, volto a consentire il rispetto dei princìpi fondamentali della persona e il non respingimento dell’individuo laddove devono essere tutelati il diritto alla vita privata e familiare e il diritto a non subire danni dall’eventuale rimpatrio. Si tratta di una misura ragionevole e opportuna, specialmente in un quadro come quello italiano in cui è pressoché impossibile entrare regolarmente, a causa del meccanismo di incontro tra domanda e offerta di lavoro che avviene attraverso le procedure dei “decreti-flussi”».
A chi viene applicata?
«È una protezione che viene definita “complementare” rispetto alla protezione internazionale: serve per andare incontro a persone straniere attualmente irregolari che sono ben integrate nel Paese di arrivo ma, per contro, non hanno più rapporti con il loro Paese d’origine, consentendo loro di instaurare regolari rapporti di lavoro, stipulare contratti di locazione, e così via. Non si tratta in alcun modo dello strumento di una concezione particolarmente benevola verso le persone straniere, ma di una forma di tutela della convivenza sociale, che permette di non dover ricorrere sempre ai meccanismi emergenziali».
Quali sono i numeri in gioco?
«Il numero dei permessi di soggiorno speciali concessi in Italia nel 2022 si aggira intorno agli 8000».
Com’è la situazione nel resto d’Europa?
«La dichiarazione di Meloni sul carattere esclusivamente italiano della protezione speciale è completamente falsa, perché sono circa 20 su 27 i paesi dell’UE che prevedono un meccanismo similare. Vero è che, non essendo quello della protezione speciale un istituto direttamente previsto dal diritto dell’UE (come invece è quello della protezione internazionale), ogni Paese determina le condizioni in virtù delle quali rilasciare il permesso di soggiorno. Sebbene possa avere denominazioni e strumenti differenti da Stato a Stato, questo tipo di protezione è molto diffuso in Europa».
Da tecnico, come giudica questo provvedimento? Avrà effetti positivi o negativi?
«La criminalità lo valuterà come positivo, ma io come negativo, perché molte persone cadranno nell’irregolarità. Se il permesso di soggiorno viene reso più difficoltoso o addirittura impossibile da ottenere, è chiaro che aumenterà il numero di individui la cui condizione giuridica sarà reputata irregolare, senza contare che le amministrazioni locali - prive di un quadro oggettivo del bacino di utenza - avrebbero non poche difficoltà nel programmare le politiche sociali. In mancanza di meccanismi di ingresso effettivi e nel contesto degli sconvolgimenti che ci sono in tante zone del mondo, abolire lo strumento della protezione speciale non farà che incrementare le forme di criminalità e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Non si tratta di un’eventualità remota: è qualcosa che accadrà sicuramente».



